21 ottobre 2015 – 21 ottobre 2016
Ciao GRAZIA …
Mi guardo indietro e vedo una persona nata in una piccola città che cerca il riscatto, non con i soldi, non con il potere, non mettendo su un impero, ma creandosi un'identità, cercando di diventare qualcuno che cambia il mondo …
Almeno questo era l'impegno. Per questo ho studiato, ho voluto fare certe cose e non altre, non andare in banca ma fare la giornalista.
E adesso trovo bellissimo che tutto quello che ho costruito … vola via … alla fine non sono più niente. Non voglio essere più niente.
Torno ad essere solo nelle persone che ho amato e che mi hanno amata.
E' bello no? Che la natura continua. Tu che muori e non gliene importa. Stai male e passa.
Passa tutto, anche il male. E' qui che la natura insegna. E' una grande maestra.
Guardatevi attorno, il fiume, certi boschi, la natura che diviene in continuazione.
Mi sento così bene in questo abbraccio della natura allo stato puro, che è il più bell'abbraccio di grandezza e bellezza che puoi avere.
Questa bellezza in qualche modo ti entra dentro e ti dà una dimensione di qualcosa che non ti appartiene, ma che è anche tuo e di cui sei parte.
Dinanzi a tutto questo la tua esistenza è una piccolezza.
E' lo starnuto di una formica. La mia morte … pouff … muoiono tutti.
Tutto ciò che nasce muore. Anch'io la fine la sento come un inizio. Perché il tempo non va diritto, non è direzionale, non va avanti. Si ripete, gira intorno a sé. Il tempo è circolare . Le cose si ripetono. Ciò che finisce ricomincia. Perché è così l'universo. Perché dentro un seme che cade per caso c'è già dentro un albero enorme. Caduto, il seme sembra morto, finito. E invece ricomincia.
Questa è la bellezza che amo e che vedo dappertutto, che vedo per giunta nella fine della mia vita terrena.
E allora questa è la fine, ma anche il mio inizio.
E l'immagine che mi viene in mente quasi ogni giorno è quella di un monaco Zen
che si siede nel silenzio della sua cella, prende un bel pennello, lo intinge nel mortaio dove ha sparso la china poi si raccoglie davanti al pezzo di carta di riso e con grande concentrazione fa un cerchio che si chiude. Ma un cerchio mica fatto con il compasso, un cerchio fatto con l'ultimo gesto della mano su questa terra.
E ricordate, io ci sarò su nell'aria, allora ogni tanto, se mi volete parlare, mettetevi da una parte, toglietevi le scarpe, chiudete gli occhi e cercatemi.
Nel silenzio cercatemi.
da
“La fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani, un pensiero per Maria Grazia