Era "La Voce" del giornalismo sportivo
E' morto Sandro Ciotti
La sua voce divenne roca dopo 14 ore consecutive di diretta sotto la pioggia durante le Olimpiadi di Citta del Messico nel 1968. Racconto' del calcio quando ancora era sentimento
E' morto a Roma il giornalista Sandro Ciotti, uno dei piu' famosi radiocronisti del calcio italiano. Aveva 75 anni e si e’ spento dopo una lunga malattia. La sua voce roca manchera' a intere generazioni di italiani, a tutti quelli che avevano il pallone nel cuore o nella testa.
E' stato the Voice versione italiana, non bravo come Sinatra a cantare (come lui aveva pero' un'immensa passione la musica, lo testimoniano i reportages su 40 edizioni del festival di Sanremo) ma era il massimo per narrare le imprese degli eroi del calcio. Quello, in particolare, degli anni sessanta e settanta, quando allo stadio andavano ancora le famiglie, quello delle figurine che si attaccavano sull'album con la coccoina. Era il calcio di quando non si poteva sapere il risultato del primo tempo prima che cominciasse il secondo, e allora tutti con la radiolina all'orecchio.
Nato a Roma nel 1928, come padrino di battesimo aveva avuto il poeta Trilussa. Da ragazzo fece studi classici e suono’ il violino. Gioco’ anche a calcio, nelle file delle giovanili della Lazio. Ben presto capi’ anche di avere un grande amore per il giornalismo, e comincio’ la sua carriera collaborando a Paese Sera, Messaggero e Giornale d'Italia. Nel 1958 entro’ alla Rai, mentre due anni dopo, nel 1960, fece la sua prima radiocronaca di una partita: il match era quello fra Danimarca e Argentina, valido per il torneo delle Olimpiadi di Roma.
Ma il suo debutto radiofonico assoluto avvenne con la trasmissione "Ko - incontri e scontri sportivi". Oltre al calcio, oltre 2400 le partite raccontate dal vivo per la Rai, segui’ per radio e televisione anche 15 Giri d'Italia, 9 Tour de France, una decina di Olimpiadi e altrettanti mondiali di calcio. Firmo’ una serie di documentari come "La morte di Bandini", sul pilota italiano della Ferrari Di f.1, e "Morte di tenco". Dal 1986 al 1991 ha condotto la Domenica sportiva.
Sandro Ciotti il calcio non solo lo raccontava, prima di tutto lo amava. Era una delle sue grandi passioni, assieme allo scopone e alla musica. Gli piacevano molto anche le donne ma, come un altro romano 'doc' come lui, Alberto Sordi, non aveva mai voluto saperne di sposarsi.
La voce aveva preso quel timbro cosi' roco e caratteristico dopo 14 ore consecutive di diretta sotto la pioggia, durante le Olimpiadi di citta' del Messico nel 1968. E gli era rimasto appiccicato addosso. Era stimato da tutti Ciotti, compresi i fuoriclasse amanti dei silenzi stampa e quelli dalla vita disordinata. Quando Johan Cruijff, che ancora giocava, disse si' al progetto di film sulla sua vita calcistica pose solo una condizione: che la regia fosse affidata a Sandro Ciotti, "il miglior giornalista sportivo che ho mai conosciuto". Ne venne fuori 'Il profeta del gol', gemma del genere filmistico-documentario e ulteriore testimonianza di cos'era capace di fare quel signore che ha fatto diventare giornalisti sportivi tanti di quei bambini che sognavano d'imitarlo.
Per essere accanto a lui a Milano, in una puntata della Domenica sportiva, Diego Maradona, che glielo aveva promesso, sfido' scioperi aerei, nebbia impenetrabile e limiti di v, e alla fine riusci' ad arrivare. Non era ancora l'epoca del gettone di presenza, al Pibe de oro come ricompensa basto' essere li' accanto alla voce di tutto il calcio, il cantore di quando il calcio era ancora sentimento.