Re: Re: Re:
AustRAI, 24/12/2010 9.55:
Sì, hai ragione, se con la critica ti riferivi solo alla calzamaglia. "Offensivo" forse non è il giusto termine, era solo che avevo osservato in precedenza che per un fatto così banale era scoppiata qui una discussione e anche alcuni altri utenti avevano scritto "siamo iscritti qui per puro piacere, perché discutere in una maniera così accesa?" e io con loro sono perfettamente d'accordo, non volevo dire nient'altro. Adesso finalmente tutto sembra chiaro!
E' naturale che non vale la pena litigare per cose così futili.
E' però altrettanto vero che dietro quello che può sembrare a prima vista di nullo momento qualcuno ravvisa un disegno preciso.
Io sono fra quelli che sospetta fortemente questa possibilità, specie quando vedo diffondersi certe mode, quando vedo come un'aria di censura da Controriforma si sia insinuata nella società, col proliferare di movimenti d'opinione e associazioni dagli intenti pericolosamente repressivi che influenzano pesantemente anche i mezzi di comunicazione condizionando ormai le scelte dei palinsesti televisivi. Se a questo poi aggiungiamo che chi siede nei consigli d'amministrazione ha parecchio da nascondere e/o da farsi perdonare proprio sul piano strettamente morale, così come chi i suddetti c.d.a. ha imposto, allora è presto spiegata la piega bigotta, retriva, moralista e ipocrita che sta prendendo questo paese.
C'è gente che fino a quattro anni fa presentava trasmissioni con pseudo-tersicoree sculettanti inquadrate rigorosamente ad hoc che ora s'è fatto paladino della castità e che presenta bimbetti angelici in mutua disfida canora, ci sono ex-soubrette dal décolleté un tempo - sempre fino a quattro anni fa - generosamente esibito, e dalle precedenti frequentazioni ignude su riviste maschili, che invece oggi scendono in campo a difesa dell'integrità dell'ethos femminile e propinano centinaia di ore di trasmissioni sul tema "le donne nel mirino", ci sono persino vecchi marpioni della tv commerciale che fino a quattro anni fa ottenevano audience impressionanti, fin oltre tredici milioni di spettatori, grazie all'esibizione delle terga tornite di fanciulle compiacenti e che ora invece, ufficialmente in seguito a pesanti critiche ricevute da riviste straniere, hanno rivestito le terga in questione di orrende calzacce coprenti o di pantaloni da idraulico, con la conseguente caduta a piombo degli ascolti; ci sono infine alcuni "signorini" che, forti della pelosa solidarietà a loro concessa inizialmente sull'onda d'un movimento moralista a difesa di certe diversità, e ora invece seduti sugli alti scranni del potere, possono disporre a loro piacimento dei palinsesti fino a giungere persino a condurre un loro spazio: e guarda il caso, che fa, il "signorino" di cui sopra?
Invita alcune bellezze dello spettacolo e del giornalismo e le ricopre rigorosamente di oscuri calzettoni da biathlon, relegandole poi in secondo piano, lasciando a una Santarelli solo pochi istanti di mortificazione in un abito abbaziale con calzaccia nera d'ordinanza e nascondendo le sorelle Parodi, anch'esse in rigoroso lutto e calza contenitiva da sacrestia dietro un bancone a spentolare o a cuccia in un angolo di un divano da postribolo. Poi però, ecco il coup de theatre: arriva il belloccio di turno, il pupo ambito dalle altre due metà del mondo e gli viene dedicata mezz'ora di trasmissione, con ampie digressioni grafiche sui servizi fotografici ignudi di costui, ricordandoci come e qualmente il corpo delle donne giammai si possa più mostrare pena il rogo sulla pubblica piazza, neppure in seconda serata, mentre quello virile vada invece esaltato, illustrato e morbosamente inquadrato a qualunque ora del giorno, possibilmente anche in fascia protetta, alla faccia di ogni moralismo che vorrebbe difendere gli sguardi ingenui dei minori da cotanta offesa.
Tutto questo sproloquio per spiegare, spero in modo sufficiente esaustivo, il motivo per cui una calzaccia nera possa muovere accese discussioni. Si tratta di una constatazione, della presa di coscienza di un dato, di un fenomeno di costume, non di un attacco personale, come vedi.