LIVE 8

L'EVENTO

Live 8, finalmente è il giorno
del più grande concerto del mondo

Londra, Parigi, Berlino, Roma, Filadelfia, Tokio, Mosca, Johannesburg, Toronto e St. Austell in Cornovaglia: dieci mega-show per dire 'no' alla povertà
* SCALETTA Si comincia alle 15: a Londra aprirà lo spettacolo Paul McCartney con gli U2. E lo stesso Mc Cartney, chiuderà l'evento sei ore dopo
* LINE UP In scena il meglio della musica pop e rock. E un grande ritorno, quello dei Pink Floyd
* A ROMA Canteranno Baglioni, Jovanotti, la Mannoia, Piero Pelù e molti altri. Jovanotti: 'Non dobbiamo fare politica, dobbiamo commuoverla'

Londra, 2 luglio 2005 - Alla fine anche Santo Bob s’è rassegnato. Quando ha capito che l’area del «Live 8» londinese non sarebbe mai bastata a contenere il pubblico in marcia verso Hyde Park (nonostante l’allargamento della recinzione avesse già portato la capienza dai 120 mila a 160 mila spettatori), Geldof ha dato il nulla osta per la creazione di una nuova area, su campi da cricket a sud della Serpentine situati tra l’Alexandra Gate e l’Edinburgh Gate, da 55 mila persone.
Niente di fronte ai 2 milioni di richieste ricevute, ma qualcosa per fronteggiare gli ingenti problemi di ordine pubblico che si stavano innescando.
I 55 mila vedranno lo spettacolo sui maxischermi e sentiranno solo echi lontani di quel che avviene sul palco, che di fatto gli volta le spalle, ma tanto basterà per poter dire "io c’ero".

Già perché che si tratti del più grande concerto della storia quello che si svolge oggi in contemporanea a Londra, Parigi, Berlino, Roma, Filadelfia, Tokio, Mosca, Johannesburg, Toronto e St. Austell in Cornovaglia, è fuori di ogni ragionevole dubbio.

Sei ore in diretta
Sul grande palco nero, caratterizzato ai lati dal logo del «Live 8» e al centro dalla scritta «London» che sovrasta il boccascena per contraddistinguerlo agli occhi delle telecamere da quegli delle altre nove sedi in collegamento, sarà Paul McCartney a vestire i panni del gran cerimoniere, aprendo lo spettacolo alle 14 in punto (ora di Londra, le 15 in Italia) assieme agli U2 con «Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band» e poi chiudendolo sei ore dopo con una «The long and winding road» durante la quale si rumoreggia che potrebbe essere raggiunto da George Michael e Mick Jagger.

Salvo variazioni dell’ultimo momento, gli U2 eseguiranno «One», i Coldplay «In my place» e «Fix you», Dido «Life for rent», «White flag» e «Thank you», i Rem «The one I love», «Losing my religion», «Imitation of life» ed «Everybody hurts», Annie Lennox «Walking on broken glass», «Sisters are doing it for themselves» e «Sweet dreams», Madonna «Like a prayer», «Music» e «Ry of light», Sting «Message in a bottle» e «Desert rose», Mariah Carey «Vision of love» e «Make it happen», Robbie Williams «Let me entertain you», «Rock dj» e «Feel» - ma l’ex Take That potrebbe omaggiare pure il Freddie Mercury di «We will rock you» - gli Who «Won’t get fooled again» e «Baba O’ Riley».

Elton dallo spazio
L’introduzione del «rocket man» Elton John dovrebbe essere fatta dal cosmonauta russo Sergei Krikalev in orbita a 250 miglia dalla terra a bordo della stazione internazionale e collegato con l’evento in diretta.

Ma l’esibizione più attesa è certamente quella dei Pink Floyd con Roger Waters. «E’ stata un’idea di Geldof» taglia corto il batterista Nick Mason. «Presumibilmente voleva una reunion a sensazione come quelle che gli erano riuscite vent’anni fa al Live Aid. Era indeciso tra noi e le Spice Girls, non so se ha fatto la scelta giusta».
I Pink Floyd, assieme nella formazione di «The dark side of the moon» dopo 22 anni di liti e cause giudiziarie, saliranno in scena nel sottofinale per eseguire «Money», «Confortably numb» e «Wish you where here».

Se la collaborazione per eccellenza del concerto romano sarà il trio di Laura Pausini, Claudio Baglioni e Renato Zero ne «I migliori anni della nostra vita», qui a Londra si parla di duetti tra Madonna e Sting, Joss Stone e James Brown, oltre, naturalmente, a quello già confermato di McCartney con gli U2.

Nel segno dei Beatles
«Sono onorato che vogliano le mie canzoni per una nobile causa come questa» spiega Sir Paul. «Questo è il potere dei Beatles. E ogni volta che accadono certe cose mi stupisco della forza della nostra musica così come oggi mi stupisco ancora della forza del Live Aid. Guardo al G8 e vedo i leader del mondo, ma anche nel Live 8 vedo i leader del mondo, anche se in un senso completamente diverso. Così come i politici parlano di cuori e di anime, infatti, anche la musica parla di cuori e di anime. La musica può trasmettere idee semplici e potenti con la complicità delle emozioni, e sappiamo tutti quanto conta a volte essere un po’ emotivi in quel che si fa. Il Live 8 non è una raccolta di fondi, ma di coscienze. Dà voce, infatti, a quei bambini africani nati nel debito eterno che non potranno mai uscirne da soli. Per noi cancellarlo è uno sforzo ridicolo, per loro è tutto».
di Andrea Spinelli