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MICHELE SANTORO ...

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2011 11:18
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23/06/2010 23:52
 
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Io non sono uno che fa fotografie.....sono uno che guarda




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04/10/2010 19:23
 
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Giovedi appuntamento fisso con Michele Santoro ad "Annozero" !!!

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06/10/2010 17:11
 
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Sebbene bersagliato dai ricorsi e da continui tentativi di oscurarlo, Annozero, la trasmissione condotta da Michele Santoro, va molto bene a livello di audience; la puntata del 30 settemre ha concluso con 5.199.000 telespettatori, share 20,73%!!!
Nonostante questo successo, per una rete come Raidue non molto suffragata dal pubblico, in RAI non si smette di brigare per chiudere una trasmissione che fa discutere, riflettere e che attrae sponsor e audience...
E poi Michele Santoro è davvero un "animale televisivo", un anchor-man capace e carismatico...

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13/10/2010 15:05
 
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… gli abusi di “giornalisti” faziosi e cerretani
giustificati dall’Auditel, quindi, dagli ingenti incassi pubblicitari ...



... sant oro e l'uso del mezzo televisivo pubblico a fini personali ...




Tv-Rai2: lo Showman sospeso 10 giorni
per insulto a dg Rai


ROMA (Reuters), 13 ott - La Rai ha multato il conduttore di "Anno Zero", Michele Santoro, con 10 giorni di sospensione senza stipendio per un insulto rivolto al direttore generale dell'azienda Mauri Masi nella puntata di apertura, ma domani il programma andrà comunque in onda.

Lo ha riferito oggi l'ufficio stampa dell'azienda

La sanzione riguarda un insulto rivolto da Santoro a Masi il 23 settembre scorso perché i vertici Rai avrebbero ostacolato la sua trasmissione, non rinnovando tra l'altro, i contratti a due collaboratori, Marco Travaglio e il vignettista Vauro.

Spiegando le ragioni del provvedimento disciplinare, pur senza riferirne in contenuti, Masi scrive in una nota che "Santoro si è reso responsabile di due violazioni disciplinari ben precise: l'uso del mezzo televisivo a fini personali e un attacco diretto e gratuitamente offensivo al direttore generale", aggiunge Masi.

'Anno Zero' fa alti ascolti per un talk show politico e di conseguenza conta su una buona raccolta pubblicitaria ...


continua ...


Fonte -



















[SM=x44645] [SM=x44599]



















14/10/2010 22:35
 
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Il vecchio lasci spazio al nuovo e il nuovo impari dall’esperienza del vecchio

fabius039, 14/10/2010 21.07:



Bestion, frugando nei vecchi post ho trovata questa tua affermazione che, incredibile a dirsi, condivido pienamente!

Hai perfettamente ragione, fuori dalle palle quel Vespa che ci ammorba da troppo tempo!

Grazie per il sostegno, Bestion! [SM=x44619] ma non gridare!


Mmm … lo so di avere ragione!
… e infatti, come avrai notato, mi sono ben guardato di citare tra gli antiquati “giornalisti” quel patetico dulcamara di sant oro



















[SM=x44645] [SM=x44599]



















15/10/2010 21:19
 
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… gli abusi di “giornalisti” faziosi e cerretani
giustificati dall’Auditel, quindi, dagli ingenti incassi pubblicitari ...



... almeno il 60% degli italiani si è stancato di sant oro ...




Rai, dg Mauro Masi:
"l'Azienda non accetta l'arbitrato Santoro"


Roma, 15 ott. (Apcom) - Masi, premettendo che "della vicenda Santoro dopo 25 anni gli italiani si sono stancati", spiega che sul provvedimento di sospensione di dieci giorni ci si è mossi "in una dimensione chiara, definita e aziendale" perché un dipendente "che manda platealmente a quel paese il suo capo azienda" è "un caso unico e non ha precedenti al mondo né nelle aziende di broadcasting né in altre". L'azienda per questo "rifiuta l'arbitrato e preferisce che si pronunci un giudice ordinario".

Masi considera "un dato importante" quello illustrato da Paragone in un sondaggio Ipr Marketing, ovvero che per il 60% degli italiani la sospensione di Santoro è giusta: "Ci sono regole aziendali che vanno rispettate, non ci sono figli e figliastri, ma si tratta di una questioncina con cui Santoro, in 25 anni, non è entrato in accordo".

Quanto alla trattativa partita a primavera per una uscita consensuale del conduttore dalla Rai e l'avvio di una collaborazione, dice il dg: "Ho letto molte stupidaggini, che sarebbe stata gestita male". Invece sarebbe stato "un accordo importante per la Rai, per recuperare libertà editoriale e un spazio importante in prime time".


Continua ...


Fonte -



















[SM=x44645] [SM=x44599]



















16/10/2010 16:12
 
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… gli abusi di “giornalisti” faziosi e cerretani
giustificati dall’Auditel, quindi, dagli ingenti incassi pubblicitari ...


L'inquisitore di Annozero è un martire con lo stipendio,
e che stipendio ...



... voleva uscire dalla Rai con una ricca buonuscita,
ma è ancora là, grazie all’incompetenza degli avversari



San toro,
furbacchione rivoluzionario

Giorgio Vecchiato


Roma, 16 ott - Sembra, di nuovo, il caso Santoro. Invece è, di nuovo, il caso Rai. Di qua il caso di un conduttore che usa la rete pubblica a propria discrezione, forte non del sostegno aziendale ma di una sentenza del magistrato (e, beninteso, dell’audience: che però, quando lo scontro è politico, conta poco o nulla). Di là il caso di un direttore generale che le prova tutte per liberarsi dell’incomodo, senza riuscirci e dando anzi l’immagine della mosca presa nella ragnatela.

A subire danno e beffe non è infatti il dipendente Michele Santoro. E’ il padrone Mauro Masi, che sembra aver capito assai poco dell’azienda che dirige e dell’ambiente che la circonda. Masi per esempio non ha capito che gli influenti nomi della destra invitati da Santoro, ultimo esempio Formigoni e Santanché, non lo appoggeranno mai contro una rubrica a grandi ascolti come “Annozero”, dalla quale ricavano un surplus di popolarità. Costoro hanno pure, rispetto a Berlusconi che palesemente tira i fili a Masi, un alibi di ferro. Come dice appunto la Santanchè, «più Santoro va in onda e più voti prendiamo noi». Verissimo, solo il burattinaio Berlusconi sembra non rendersene conto.

Chi segue Santoro da sinistra si sente rafforzato nelle proprie opinioni. Chi sta a destra non solo non cambia idea ma apparenta l’intera sinistra a un furbacchione che fa il rivoluzionario con il permesso dei carabinieri, un libertario che canta Gaber e “Bella ciao” come se non provenisse dai gruppuscoli più illiberali, un martire con lo stipendio, e quale stipendio..., che continua a correre. Uno che voleva uscirne con una ricchissima buonuscita ed è ancora là, grazie all’incompetenza degli avversari.

Il tutto in una Rai dove non si vede più né capo né coda, dove non si sa né comandare né ubbidire. Ultima annotazione. Nemmeno la sinistra dovrebbe sentirsi molto appagata da questo caos. A parte le sue colpe passate nella gestione Rai, c’è il rischio che le lettere agli utenti chieste da Santoro finiscano con l’avere più peso del “porta a porta” annunciato, e per ora procrastinato, dal leader democratico Bersani. Un altro, e non l’ultimo, che tarda a capire il rapporto fra politica e Tv.



Fonte -



















[SM=x44645] [SM=x44599]



















25/10/2010 20:07
 
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… gli abusi di “giornalisti” faziosi e cerretani
giustificati dall’Auditel, quindi, dagli ingenti incassi pubblicitari ...


L'inquisitore di Annozero è un martire con lo stipendio,
e che stipendio ...



... voleva uscire dalla Rai con una ricca buonuscita,
ma è ancora là, grazie all’incompetenza degli avversari



San toro e più santoro
Vito Schepisi

Se Santoro fosse un conduttore di un programma televisivo privato, o un editorialista di una testata giornalistica, ed avesse mandato a quel paese il suo direttore di testata o il suo editore, senza trarne le dovute conclusioni, cioè senza farle seguire dalle dimissioni, avrebbe sbagliato due volte. La prima nell’aver approfittato della fiducia del suo datore di lavoro e del responsabile legale della testata e la seconda per non aver fatto seguire ad una posizione così dirompente le sue dimissioni.

Ma nel privato sarebbe stato costretto a trovarsi un altro lavoro.

Santoro, però, è un giornalista della Rai pubblica, un giornalista che gode di una sua posizione privilegiata. Non è uomo che accetta ciò che vale per tutti gli altri comuni mortali. Santoro non ammette i suoi errori, anzi non li ha mai considerati tali, perché per il suo egocentrismo ad aver torto sono sempre gli altri. Si sente forte perché è un vincitore, non di un concorso, ove la cosa sarebbe anche corretta per pretendere il diritto al mantenimento del suo posto di lavoro, ma di una causa contro la Rai. Un magistrato, infatti, ha ritenuto che la Rai fosse obbligata a dargli uno spazio in prima serata per legge, come se fosse, in una separazione legale, l’assegno di mantenimento di un coniuge verso l’altro.

Santoro uscì dalla Rai sbattendo la porta – facendosi però eleggere, senza dar molto di se, deputato europeo dei DS nel 2004 – a seguito di una striscia polemica che fece seguito alle parole del premier Berlusconi, nel 2002, in Bulgaria: « L'uso che Biagi... Come si chiama quell'altro? Santoro... Ma l'altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga ».

Lo sfogo del Premier aveva una sua ragione. Durante la campagna elettorale del 2001, la Rai presieduta dal prof. Zaccaria si era schierata compatta contro l’allora leader dell’opposizione Silvio Berlusconi. Mai la programmazione della tv pubblica era mai stata così caratterizzata da un fuoco così concentrico e senza risparmio di munizioni contro il leader dell’opposizione. Persino la satira che prende normalmente di mira chi governa, in Italia faceva l’esatto contrario.

La vittoria dell’Ulivo di Prodi del 1996 aveva perso la sua forza propulsiva e soprattutto la sua compattezza, fino a dissolversi con la frattura del partito della Rifondazione comunista. Cossiga, per sostituire i voti di Bertinotti e per far eleggere Massimo D’Alema alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, aveva sospinto Mastella a formare un nuovo partito con parlamentari eletti tra le fila dell’opposizione. Lo scopo era quello di dar vita ad un governo che andasse a fare la guerra in Kosovo. Per la prima volta, così, nella storia del nostro Paese, un post comunista diventava Capo del Governo. E per la prima volta, dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia diventava protagonista di un conflitto armato ed inviava i suoi aerei a bombardare obiettivi militari e strategici in Serbia.

Con D’Alema alla Presidenza del Consiglio si apriva anche una fase politica molto chiacchierata, tanto da far dire a Guido Rossi, già senatore della sinistra indipendente e più volte Presidente Telecom, che Palazzo Chigi si era trasformata in una Merchant Bank. E dopo una sconfitta elettorale alle regionali del 2000, D’Alema, visto dagli italiani come un Premier non eletto dal popolo, cedeva le armi e veniva sostituito da Giuliano Amato che, a sua volta, l’anno successivo veniva sostituito da Francesco Rutelli ( u bell’ uaglione, per usare la definizione di Prodi) per guidare la campagna elettorale del 2001. D’un colpo la sinistra bruciava ben 4 suoi uomini: Prodi, D’Alema, Amato e Rutelli.

La sinistra nel 2001 appariva in evidente difficoltà, e non solo per la carenza di una leadership autorevole, ma anche per mancanza di idee. Per allentare lo spettro della disfatta, la tv pubblica era stata schierata, compatta, a difesa del suo fortino e contro l’opposizione. Le parole di Berlusconi in Bulgaria intendevano, pertanto, stigmatizzare questo atteggiamento, per sottolineare l’insufficiente maturità democratica e l’intolleranza al pluralismo della sinistra. Ed è la stessa convinzione che resta tuttora ben radicata di una sinistra che, quando vince, non lascia spazio neanche ai sospiri, figurarsi all’informazione libera.

Dopo quello che fu definito “l’editto bulgaro” di Berlusconi, e dopo l’irrogazione nell’ottobre del 2002 a carico di Santoro di un provvedimento disciplinare del Cda Rai, per i contenuti di due puntate della trasmissione “Sciuscià”, il programma di Santoro non veniva confermato nel palinsesto Rai. Nel giugno del 2003, però, il Tribunale di Roma, accogliendo la causa di lavoro intentata dal conduttore, stabilì che gli fosse assegnato in Rai un programma «di approfondimento giornalistico a puntate collocato in prima o in seconda serata con dotazione delle risorse umane, materiali e tecniche, idonee ad assicurare la buona riuscita di esso, in misura equivalente a quella praticata per i programmi precedenti».

Per sciogliere questo “vincolo giudiziario”- è bene ricordarlo - e per concedere di liberarsi della sua presenza, al termine della scorsa stagione televisiva, Santoro chiedeva alla Rai di svenarsi con i soldi dei contribuenti.

E’ in virtù di questa sentenza che il conduttore di “Annozero” fa la voce grossa, come colui che ha un fratello campione di karatè e si consente di fare il bullo con tutti minacciando l’uso del fratello. La stessa voce grossa che fa tuttora, dopo che il Direttore Generale Rai Masi ha adottato un provvedimento di sospensione per 10 giorni dal video e dallo stipendio, per le parole offensive usate nei suoi confronti, per la “colpa” di aver richiesto, per le trasmissioni di approfondimento, maggior pluralismo ed un pubblico in studio non schierato. Regole che in democrazia sembrerebbero normali, ma non per il conduttore di “Annozero” che, evidentemente, preso dal suo “io”, le considera limitative alla sua libertà professionale.


Fonte -



















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02/11/2010 15:44
 
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… gli abusi di “giornalisti” faziosi e cerretani
giustificati dall’Auditel, quindi, dagli ingenti incassi pubblicitari ...



... da san toro a Fini, passando per Cassano:
pretendono il rispetto dagli altri, ma sono i primi ad insultare i loro capi
Ma mentre la Samp ha cacciato il suo bomber, il dg Rai
ha dovuto accettare il diritto di ingiuria ...




Insulti, Cassano come san toro
Giancarlo Perna


Che hanno in comune Michele Santoro e il sampdoriano Antonio Cassano? Una maleducata sfrontatezza verso le persone da cui dipendono. Santoro ha mandato a vaffanc.. - imbelletandolo da «affan... un bicchiere» - il direttore generale della Rai, Mauro Masi. Cassano ha dato del «vecchio st...zo», o qualcosa di simile, a Riccardo Garrone, il proprietario-presidente della sua squadra.

Cosa unisce invece Masi e Garrone? Nulla. Perché Masi, nonostante i tentativi di reagire, ha dovuto inghiottire l’insulto di Santoro senza poterlo sanzionare. Garrone, al contrario, ha punito Fantantonio cacciandolo dalla squadra. Uno, il direttore generale, è costretto a inchinarsi alla logica politica della Rai. Infatti, la sinistra ha riconosciuto al giornalista il diritto di ingiuria invocando la libertà di pensiero, che c’entra come un cavolo a merenda. Questo perché Santoro è dei suoi e Masi un lacchè del Cav. Naturalmente, si sarebbe regolata all’opposto se a ingiuriare fosse stato Bruno Vespa e l’ingiuriato di turno un dirigente infeudato nel Pd. Così stanno le cose.

Direte che non tutto è perduto e c’è ancora spazio per restaurare le regole. Masi in effetti non ha gettato la spugna e si è rivolto alla magistratura per chiederle la sanzione che non gli è riuscito di irrogare. L’iniziativa è patetica e il direttore generale ci sbatterà il grugno. Le toghe, conoscendole, trasformeranno un caso che riguarda esclusivamente il rispetto che il dipendente deve al superiore gerarchico, in una brodaglia antigiuridica in cui a prevalere saranno le simpatie politiche. Sarà così confermato che in Rai vige il macello delle regole.

Allora, viva la faccia truce di Garrone. Cassano lo insolentisce. Lui lo sbatte fuori squadra. La Sampdoria perderà il suo campione e il proprietario ci rimetterà un mucchio di soldi. Fa nulla. Garrone, contro qualsiasi logica capitalista, mette al primo posto l’onore, l’ordine gerarchico, i principi della civile convivenza. Ossia, ripristina le regole.

Le regole, queste sconosciute. Ognuno se ne dice affamato e tutti se ne infischiano. Ne pretendono il rispetto dagli altri, le calpestano per sé. Prendiamo Gianfry Fini. Oggi veste il lutto per il caso Ruby, la minorenne marocchina nella grazie del Cav. Col cipiglio del quaresimalista dice che la faccenda è imbarazzante, sta facendo il giro del mondo e mette l’Italia alla berlina dal circolo polare alla Terra del Fuoco. Ovviamente, è il meno titolato a impancarsi. Meno che meno col fare ingessato del moralista senza macchia, i polsini inamidatati, le giacche a otto bottoni per manica del buon borghese tutto regole e perbenismo. Da oltre un anno ha incamerato alla chetichella l’appartamento monegasco di cui era affidatario. La destrezza è da mesi di pubblico dominio ma non ne tira le conseguenze. «Mi dimetterò se risulterà che la casa è di mio cognato», ha detto. È provato, straprovato, balza dai documenti, lo confermano le autorità caraibiche. E lui? Se ne impippa. Si abbarbica alla poltrona di presidente della Camera e ne sfrutta i privilegi con i voli di Stato, le suite a cinque stelle, girando il vasto mondo a spese dell’erario per pubblicizzare sé stesso e il suo nuovo partito. E il pudore? E le regole? Quelli sono per gli altri, io - ficcatevelo bene in testa -, io sono Fini e per me non valgono. Lo dicono anche i magistrati e ora, forte del verdetto, vi querelo tutti.

Già e che dire dei pm romani che escludono la truffa e chiedono l’archiviazione nonostante ammettano che la casa è stata svenduta? Una cosa evidente a tutti, a loro non risulta. Non c’è truffa, non c’è appropriazione indebita, non c’è custodia infedele di un bene di An che Fini doveva tutelare. Nulla di nulla. Nemmeno il principio elementare che la cosa d’altri della quale sei l’affidatario non può poi finire per magia a tuo cognato. Di questo passo, il rapinatore che va in banca col mitra spianato passerà per un cittadino che chiede un mutuo.

E a proposito di regole, ora salta fuori un ex ministro di Prodi, tale Paolo Gentiloni, che chiede il bavaglio del Giornale perché appoggia il Cav al punto da chiamarlo confidenzialmente Silvio. Il quotidiano è del fratello e il conflitto di interessi è perciò palese, dice questo genio dell’ultima ora. Il Giornale è del fratello, i giornalisti, no. E sono loro a metterci la faccia. Lo fanno perché ci credono e questo è tra i pochi fogli che gli permettono di esprimersi. E quanto a lei, Gentiloni, si ripassi le libertà costituzionali tra le quali c’è anche quella di condividere la politica del Cav.

La sua politica appunto, però se ci piace. E anche la difesa dagli attacchi, quando ci paiano ingiusti. Ma pure di dissentirne, se esagera. A me, per dire le storie dei continui festini o della telefonata in questura per Ruby danno ai nervi. Tutta questa dimestichezza con Lele Mora e il fatto che le ragazzotte della sua scuderia abbiano il numero del suo cellulare più segreto sembra una stranezza. Non lo dico per moralismo, Cav. Ma perché se le cerca. Poi si lamenta che non la lasciano lavorare. A parte che si può governare anche tra le polemiche, e la invito farlo con lena. È lei però a fornire l’offa agli avversari. Molti suoi elettori saranno arcistufi di dovere, per le sue mattane, rintuzzare gli sberleffi di parenti e amici. Lei rivendica la libertà di comportarsi in privato come meglio crede. Sbaglia. Il mondo - non solo gli italiani - sono puritani e non tollerano l’eccessiva disinvoltura di un premier. Le cose stanno così. Lei non può cambiarle. Né può accontentarsi della svampita assoluzione di Zucchero Fornaciari, che neanche la vota.

Le bandane, le barzellette osé, i suoi cucù alla Merkel, in sé sono innocenti, sono però infantili e le tolgono prestigio. Innescano polemiche e frenano l’attività di governo. Il ministro dell’Interno, Maroni, è costretto ad affannarsi per verificare con la questura di Milano che tutto sia stato regolare nel rilascio di Ruby. Altri ministri trascurano il lavoro per giustificarla sui giornali. Tutto tempo perso a scapito del Paese. Avrà notato che nessuno - né da noi, né all’estero - la critica per la sua politica. Ma solo per la goliardia. A lei piacerà, ma non può fare come vuole. Ha stipulato un patto pubblico, se ne ricordi. Se no, è uno sprovveduto verso se stesso. Perché, se insiste, lei cancella il buono che fa e si gioca il posto nella storia di questi vent’anni. Le chiedo: vale la candela? Tanto le dovevo.


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04/11/2010 20:01
 
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giustificati dall’Auditel, quindi, dagli ingenti incassi pubblicitari ...



... a ben guardare sembra proprio che sant oro sia sempre più simile a tra vaglio
e ai suoi ritritati monologhi oltre che ai titoli urlati da “il fatto quotidiano” ...






L’amore ai tempi di B.
"Annozero" copia "Il Fatto"

Rossella Gemma

Roma, 4 nov - “L’amore ai tempi di B”. Sì avete letto bene. non stiamo parlando del famoso romanzo (da cui è stato poi tratto l’omonimo film) “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel Garcia Marquez, che racconta l’infinita storia d’amore tra florentino Ariza e fermina Daza, che attende 51 anni, 9 mesi e 4 giorni per concretizzarsi, dal 1879 agli anni ’30, ma del titolo della puntata di “annozero” in onda questa sera nel prime time di raidue.

Ospiti di michele santoro l’avvocato del premier e deputato pdl, Niccolò Ghedini; la deputata del pdl Nunzia De Girolamo; il leader dell’italia dei valori antonio di pietro; la direttrice dell’Unità concita di gregorio; il presidente di rcs libri Paolo Mieli.

“Faccio una vita terribile, ho orari disumani.
Sono una persona giocosa, se ogni tanto sento il bisogno di una serata distensiva come terapia mentale per pulire il cervello da tutte le preoccupazioni, nessuno alla mia età mi farà cambiare stile di vita del quale vado orgoglioso”.
Incalzato dai giornalisti sul caso ruby - ricorda la scaletta del programma diffusa dall’ufficio stampa Rai - Silvio Berlusconi rivendica così la libertà di vivere la propria vita privata come desidera.

Mentre la procura di Milano di fatto esclude irregolarità nelle procedure di identificazione e affidamento della ragazza, la stampa nazionale e internazionale chiama in causa il decoro istituzionale e le responsabilità pubbliche del premier.
A ben guardare sembra proprio che santoro sia sempre più simile a travaglio e ai suoi monologhi oltre che ai titoli urlati da “il fatto quotidiano”.

Ma il punto è, che questo continuo parlare del fantomatico “signor B.” è anche il motivo del successo dello stesso B.
E del neo giornale travaglino da quando, più o meno un anno fa, fece il suo ingresso nel mondo della carta stampata, sparando quasi sempre sullo stesso obiettivo.

Non sarà che a forza di evocarlo, il “signor B.”, è più in voga che mai? Del resto nel bene o nel male, purché se ne parli!


Fonte -



















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06/11/2010 17:46
 
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giustificati dall’Auditel, quindi, dagli ingenti incassi pubblicitari ...



... nonostante sia provato che ancora esistono gruppuscoli violenti che in nome del comunismo
sono pronti a compiere attentati, gli ottusi e i fabbricatori di menzogne sono ancora al lavoro ...





Le Brigate Balle
di sant oro e Repubblica

Maurizio Belpietro


Roma, 6 nov - C'è stato un tempo in cui le Brigate rosse erano chiamate sedicenti. Per ottusità o malafede, giornalisti anche illustri accreditarono l’idea che il gruppo terrorista non fosse una costola criminale della sinistra, ma un’organizzazione creata dai fascisti o dai servizi segreti al soldo degli americani o della Dc. La storia si è incaricata di smentire gli ottusi e i bugiardi con una lunga scia di sangue. Nonostante ciò, nonostante sia provato che ancora esistono gruppuscoli violenti che in nome del comunismo sono pronti a compiere attentati, gli ottusi e i fabbricatori di menzogne sono ancora al lavoro.

Ne ha dato prova l’altra sera Michele Santoro, cercando di spargere dubbi sulla vicenda di cui sono stato involontario protagonista un mese fa. La cosa non mi stupisce: il conduttore di “Annozero” ci aveva già provato una settimana dopo il fatto, tentando di dimostrare che il tizio con la pistola sul ballatoio di casa mia altri non era che un fantasma. Il telepredicatore, per altro, è in buona compagnia, visto che anche un quotidiano come la Repubblica si è impegnato nell’operazione di ridurre tutto a una burletta. Vale dunque la pena di spazzar via tre o quattro balle raccontate da questi signori e i lettori mi scuseranno se mi occupo di un caso che mi riguarda da vicino.

Cominciamo dal quotidiano di Ezio Mauro, sul quale è stato scritto che appena due settimane dopo l’episodio il questore ha deciso di ridurmi la scorta che mi era stata assegnata in conseguenza della sparatoria, trasferendo ad altro incarico l’agente di polizia che aveva esploso i colpi contro il malintenzionato. Pur senza farne cenno in modo esplicito, Repubblica lasciava capire che si era trattato di una messinscena, opera probabilmente del caposcorta, e dunque l’allarme era ingiustificato. Peccato che le notizie del quotidiano progressista fossero false. Il dispositivo di sicurezza ordinato dal questore la sera del 30 settembre è tuttora in vigore: un’auto della polizia con due agenti sosta 24 ore su 24 di fronte al palazzo in cui abito e quattro persone mi seguono ovunque. E il poliziotto che quella sera ha sparato non è mai stato trasferito.
Sono ingiustificate tutte queste misure? Può darsi, ma io non le ho chieste: me le hanno imposte, costringendomi a modificare le mie abitudini e limitando i miei spostamenti. Evidentemente chi ha la responsabilità ritiene ciò che è successo tutt’altro che un’invenzione.

E veniamo ora al «fantasma», quello su cui Santoro ironizza e che vorrebbe vedere in faccia. Fin dal principio lui e altri si sono impegnati a dimostrare che del passaggio del misterioso uomo armato non vi era traccia. Né sulle scale né sul muro del cortile. Balle. Come è ovvio, lungo le scale sono state trovate tantissime impronte: purtroppo nessuna è riconducibile a personaggi già segnalati nell’archivio della polizia. Ma cosa si aspettava il conduttore di “Annozero”? Che ci fosse venuto Curcio a casa mia? Quanto poi al muro, Michele e i suoi compari seguitano a sostenere che non ci sono segni della fuga, aggiungendo che scavalcarlo è un’impresa quasi impossibile. Altre balle. Quella sera, senza essere particolarmente attrezzati, il muro lo hanno saltato almeno due agenti delle volanti intervenuti subito dopo il fatto. Dunque, non solo è possibile fuggire da quella via, ma è certo che segni del passaggio di qualcuno ci sono. Ma queste sono solo quisquilie. La verità è che questi signori avrebbero considerato credibile l’attentato contro di me soltanto se fossi stato colpito da un proiettile.

Perché mi sono addentrato in questioni così interne all’inchiesta da interessare solo chi vi è coinvolto? Per dimostrare come per questi signori sia facile manipolare la realtà. Le mie vicende sono sicuramente trascurabili. L’opera di falsificazione che da anni compiono Santoro e la stampa di sinistra invece no.


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[SM=x44645] [SM=x44599]
22/11/2010 03:11
 
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la solita tronfia ex-subrettina sfoggia ad annozero




Diamo il numero cellulare di Silvio
anche alla De Gregorio

Bartolomeo Di Monaco

Sembra che Concita De Gregorio, la direttrice dell’Unità, senta particolarmente questa mancanza. Ieri ad Annozero non faceva altro che insistervi. Ha domandato a tutti gli ospiti se avessero il numero di cellulare di Berlusconi. Salvo Ghedini, l’avvocato del premier, nessuno godeva di questo privilegio. E allora Concita subito a fare, senza accorgersene (perché la faccia dei sinistri è sempre di bronzo), del razzismo. Quella là invece ce l’ha. Quella là altro non era che l’amica brasiliana di Ruby, quella che è stata intervistata chiusa in macchina. Mi pare si chiami Michelle. In sostanza, sentenzia indispettita Concita: A quella sì e a me no.

Ora si dà il caso, intanto, che la brasiliana abbia dichiarato a precisa domanda di non far parte del mondo della prostituzione. Per cui, Concita dovrebbe, essendo di sinistra, stare un po’ più cauta, nella sua personalissima presunzione di valere di più di Michelle. Eppoi anche se Michelle fosse una zoccola, dovrebbe ugualmente starci attenta, perché, come i gay, anche lei ha il diritto di essere rispettata, e considerata uguale agli altri. La Concita ha mostrato dove può condurre l’antiberlusconismo sfegatato che, ormai è certo, è una droga pericolosa. Ossia fa prendere fischi per fiaschi.
E poi. E poi. Perché Berlusconi non è libero di dare il numero del suo cellulare a chi gli pare? È vero, è il presidente del consiglio, dovrebbe stare più attento, ma con ciò? Lo si può criticare, ma non gli si può impedire. Concita forse sa con esattezza i motivi per cui Berlusconi ha dato il numero del suo cellulare a Michelle? No, non li sa. Li suppone, che è altra cosa dalla verità.

Così come ieri le accuse espresse ad Annozero da Di Pietro contro Berlusconi si basavano su proprie opinabilissime illazioni, e per uno che è stato pm questo svarione non è ammissibile. Non si accusa una persona con le illazioni di parte. Si accusa dietro esibizione di prove provate. Insomma, ad Annozero ieri è andato in onda un altro spezzone penoso di come l’antiberlusconismo ha fulminato le capacità intellettuali dei suoi uomini di spicco. Il cervello ridotto a pappa.

Lo stesso Santoro si è spappolato con l’esibizione di un festino ributtante e sadomaso ricostruito su ispirazione antiberlusconiana, e tale da avere tutti i crismi per passare diritto dritto su di un canale pornografico. E Santoro per questa sua esibizione culturale ha scelto nientepopodimenoche la Rai, la televisione pubblica che dovrebbe almeno tentare di educare al meglio i cittadini e specialmente i giovani.

Sempre di bene in meglio, dunque. Se si continuerà così, fra poco in prima serata ci ritroveremo le inchieste, con tanto di filmati reali, di come gli italiani si comportano in camera da letto. Un reality di sicura presa e di sicuro successo.
Santoro potrà vantarsi di essere stato il primo.


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26/11/2010 14:31
 
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… gli abusi di “giornalisti” faziosi e cerretani
giustificati dall’Auditel, quindi, dagli ingenti incassi pubblicitari ...



... la soluzione non è un santoro di destra,
è l’abolizione del san toro di sinistra
e di chiunque gli somigli







san toro
e l'anti-san toro

Gianni Pardo

...La televisioni private non possono essere chiaramente faziose. Una emittente che fosse pesantemente di destra o di sinistra disgusterebbe parecchi spettatori e vedrebbe diminuire i ricavi della pubblicità. Viceversa la Rai, col canone, ha una maggiore libertà di manovra. Per questo - ed anche perché è prevalentemente di sinistra ed ha un buon anchor man come Michele Santoro - viola le regole commerciali con un programma spudoratamente fazioso. E questo merita spiegazione.

Quando la Francia si appassionò al caso Dreyfus, la discussione si allargò all’intera giustizia e alla dirigenza dell’esercito. I cittadini tuttavia, per essere liberi o no, per essere prosperi o no, non dipendevano dall’assoluzione o dalla condanna del capitano. Per loro la discussione era teorica. Nell’Italia attuale invece i cittadini vivono nel segno di Silvio Berlusconi. Molti pensano che se “lui” non ci fosse starebbero meglio, il loro interesse non è teorico. Anche se le statistiche e le urne dimostrano che alla fine la faziosità non fornisce nessuna ulteriore utilità alla sinistra, Santoro può cavalcare la tigre dell’antiberlusconismo e ottenere buoni ascolti perché essi sono per così dire preconfezionati. Anche se qualcuno è arrivato a dire che, a forza di esagerare, la trasmissione favorisce il centro-destra, ci sono folle sterminate che amano assistere a questa sorta di messa cantata settimanale della stramaledizione del Cavaliere. Infatti, se uno show è organizzato intorno ad un famoso cantante tutti si aspettano che canti: l’impegno dell’antiberlusconismo, nel programma di Santoro, è un tema obbligato, come l’esibizione canora del grande tenore.

Ci si può chiedere come mai non esista un contraltare di destra a talk show come Annozero, Ballarò e Parla con me. Infatti accanto agli antiberlusconiani ci sono i berlusconiani e dovrebbe avere lo stesso successo un’emissione che ogni settimana stramaledicesse la Corte Costituzionale, i magistrati d’assalto, i pentiti a orologeria, i comunisti e “Repubblica”. È vero che un conduttore berlusconiano bravo quanto Michele in questo momento non c’è: ma non è l’unico motivo. Infatti le televisioni di Mediaset non possono essere il megafono di Berlusconi perché l’interesse economico glielo vieta e perché, anche se trovassero un buon anchor man, non potrebbero mandare in onda un talk show pro-governativo; e poi la sinistra, a costo di fare la rivoluzione, non permetterebbe mai una simile trasmissione. In Italia la televisione pubblica pagata dai cittadini (anche berlusconiani) non solo può, ma per alcuni deve dire male di Berlusconi; mentre “le televisioni di Berlusconi” non possano dire bene del loro proprietario. Il Tg4 è tollerato perché insignificante e a liquidarlo pare basti il sarcasmo.

Ma non per questo la sinistra smette di vigilare. Mentre nessuno alzò un sopracciglio, a suo tempo, per gli editoriali di sinistra di Sandro Curzi e nessuno oggi si scandalizza per il palese antiberlusconismo di Rai3, le proteste per i telegrafici editoriali di Augusto Minzolini non si placano. L’allarme per le parole del direttore del Tg1 dimostra che l’opposizione si rende conto che per uno spettacolo pro-governativo ci potrebbe essere un pubblico: e dunque strepita prima ancora che nasca.

La verità è che, in nessun caso, mai, una televisione pubblica dovrebbe permettere programmi smaccatamente faziosi: né a favore della maggioranza, né contro. Essa ha il dovere di divertire e d’informare, non di indottrinare. Ché anzi, se involontariamente riuscisse a convincere qualcuno, andrebbe contro il concetto stesso di servizio pubblico. La soluzione non è un Santoro di destra, è l’abolizione del Santoro di sinistra e di chiunque gli somigli.
Per fortuna, la gente ha più senso critico di quanto non si creda. Se il potere della televisione fosse così grande, l’Unione Sovietica - dove tutti indistintamente i mezzi d’informazione erano a favore del governo - non sarebbe crollata. E anche in Italia abbiamo avuto delle riprove: un anno fa tutti i telegiornali parlarono dell’influenza A come di una catastrofe e poi fu utilizzato un vaccino su settanta: la gente si rese conto che la tv esagerava.

Il televisore è un elettrodomestico che produce svago. La politica può divenire spettacolo ma al momento del voto tutti distinguono il teatro dalla realtà. Nel 2008, a Napoli, la distinzione la fece la spazzatura.



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11/12/2010 16:09
 
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14/12/2010 15:30
 
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LA VOLPE E L'UVA

Siccome a destra latitano intellettuali e giornalisti veri (scarsa cultura e troppo servilismo glielo impediscono), invece di protendersi verso l'alto e fare concorrenza "intelligente" alle idee che si ritengono sbagliate, si preferisce agognarne l'annullamento.

Come ai tempi del fascismo.
Tutto torna, aveva ragione Vico!!

Avanti così, almeno finchè l'altra tv, quella che polverizza idee e senso critico vi farà il piacere di rendere la platea elettorale semi-incapace di intendere e di volere, non dovete temere per il vostro potere.....lasciate però che una minoranza di innoqui cittadini italiani continui a godere di sprazzi di tv ben fatta e godetevi finchè dura la volgarità, il qualunquismo e le chiappe trabordanti del 90% della tv che vi permette di restare dove siete e non rompeteci i coglioni!! [SM=x44617]

__________________

Voi gridavate cose orrende e violentissime e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne.

La situazione è grave, ma non è seria! (E.Flaiano)

"Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste....cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone, ma non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perchè il regista non crede nelle persone....io CREDO nelle persone, però non credo nella MAGGIORANZA delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza......"

Le donne ci amano per i nostri difetti. Se ne abbiamo abbastanza, ci perdonano tutto, anche la nostra intelligenza (O. Wilde)


14/12/2010 16:34
 
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L'"appello referendario"
di san toro

Nicolò Vergata

Nell’ultima puntata di “Anno zero”, Santoro esordisce attaccando il D.G. Masi, da lui clamorosamente insultato nella penultima trasmissione, invitando tutti gli ascoltatori ad inviare a quest’ultimo una nota di indignazione per la sospensione di dieci giorni inflittagli dall’organo competente della Rai nonché di solidarietà al conduttore.
[...]
I trucchi per abbindolare i più sprovveduti telespettatori – e, purtroppo ce ne sono tanti- sono i soliti: lasciar parlare gli ospiti di sinistra; applaudirli con la platea addomesticata e impedire di parlare a quelli di centrodestra, interrompendoli continuamente e sovrapponendo la voce del conduttore.
[...]
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san toro
Un’altra considerazione la rivolgo a Bersani e, soprattutto, allo stesso Santoro: non vi illudete che gli alti ascolti siano dimostrazione di consenso. Tutt’altro. Se ci riferiamo alla volontà espressa dagli elettori nelle ultime votazioni, dobbiamo necessariamente dedurre che il 40% degli ascolti riguarda la platea di sinistra ma il 60% riguarda i telespettatori di centrodestra, curiosi solo di sentire quante cavolate dice quel brigatista della disinformazione che è il conduttore in questione.
Allora, Amici lettori, per dimostrare che non tutti i telespettatori sono babbei, all’appello di Santoro di scrivere al Direttore Generale Masi quanto crudele è stato nei confronti di noi pubblico televisivo e quanto ci addolora, fino a non mangiare né dormire, perché ci manca tanto Annozero, scriviamo tutti una email un Sms, una lettera, una qualsiasi comunicazione al Direttore Generale Rai, Mauro Masi, con la quale chiediamo se si può espellere un conduttore fazioso, facinoroso, settario che fa della televisione pubblica un uso personale e violento, arricchendosi con i nostri soldi del canone.




continua ...

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17/12/2010 17:49
 
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Ad annozero il solito
processo a senso unico

Redazione

Roma, 17 dic - La trasmissione inizia un po' in sordina. Si parla del voto di fiducia. Del futuro del governo. Pier Ferdinando Casini, ospite in studio, parla di una «vittoria teorica». Ignazio La Russa si dà un mese e mezzo di tempo e poi assicura: «Se non ce la facciamo a quel punto ci presentiamo dal presidente della Repubblica e diciamo che vogliamo andare a votare».

Antonio Di Pietro, quasi non fosse lui, se ne sta zitto in un angolino. È la quiete prima della tempesta. Perché l'argomento della puntata di Annozero non è solo un pacato dibattito sul futuro dell'esecutivo condito da qualche "sorpresina" (come il video dell'intervista, duramente contestata nei giorni scorsi, alla mamma novantunenne dell'ex deputato Idv Domenico Scilipoti). Il piatto forte sono gli scontri di martedì tra studenti e polizia. Sandro Rutolo ricostruisce e racconta in maniere certosina l'accaduto. Nessuno spazio per letture fantasione né per infiltrati.

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Ignazio La Russa
Ma la "trappola" è dietro l'angolo. O meglio il "processo". Come sempre a senso unico. Quando si torna in studio, infatti, la parola passa agli studenti che sono seduti in platea. Uni di questi, Luca Cafagna, comincia a spiegare la posizione da chi protesta da due anni senza trovare interlocutori. Ecco quindi che la violenza diventa l'unico canale di comunicazione, un «modo nuovo» per essere ascoltati. La Russa esplode. Scatta sulla sedia e minaccia di lasciare lo studio. Poi accusa lo studente di «apologia di reato» e lo apostrofa: «Vigliacco, vergogna, fifone, incapace».

Il ministro si rivolge a Michele Santoro protestando per l'assenza di contraddittorio. «Lei - lo attacca lo studente - è figlio di una cultura politica intollerante». «Zitto, vigliacco, andate contro ragazzi che fanno il loro dovere e andate in piazza con la faccia nascosta», ribatte La Russa. Ma la miccia è innescata. Al punto che ad un certo punto Cafagna urla senza mezzi termini: «Martedì la polizia difendeva la compravendita di voti».

Il copione, insomma, è sempre lo stesso: il nemico è Silvio Berlusconi. «L'hanno detto anche gli studenti - sottolinea La Russa - la violenza è esplosa quando il governo ha ottenuto la fiducia. Siccome abbiamo perso, allora diventiamo violenti».


continua ...

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Resp. Relazioni Esterne
con le telegiornaliste

Gran Capsatore del Forum
17/12/2010 18:05
 
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Bestion, invece di riportare un riassunto di parte, non hai il coraggio di far vedere il filmato? O hai paura che qualcuno capisca?








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17/12/2010 19:36
 
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il Ministro Ignazio La Russa:
"ce l'avevo non con il ragazzo
ma con annozero"

Redazione

Roma, 17 dic - (ASCA) - Roma, 17 dic - ''Puo' darsi che ho esagerato ma non ce l'avevo con il ragazzo ma con Annozero che voleva portare una tesi che non condivido assolutamente''.

Cosi' il ministro della Difesa e coordinatore Pdl Ignazio La Russa, torna sull'accesa puntata di ieri della trasmissione televisiva di Michele Santoro, spiegando ''di sapere, pero', benissimo, cosa faceva all'universita' quel ragazzo che si e' distinto anche contro ragazzi inermi.


Continua ...

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Resp. Relazioni Esterne
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Gran Capsatore del Forum
17/12/2010 21:43
 
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Certo, un ministro che tutti i giorni è in TV e fa interviste a destra e (basta) che non sa spiegarsi, MOLTO BENE. Ma ha sentito cosa ha detto? Non riesce a dire a quello che pensa o non pensa a quello che dice?

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Io non sono uno che fa fotografie.....sono uno che guarda




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17/12/2010 22:33
 
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san toro e i fessi
Davide Giacalone

Non intendo portare il mio contributo all’arricchimento di Michele Santoro, in soldi e fama, anche perché la sua condotta comincia a far scuola. Ci son cose più serie, di cui occuparsi. Scrivo di questa vicenda, però, perché c’è un limite alle corbellerie che si possono dire e agli errori che si possono fare. E ce n’è per tutti, per chi lo ha avversato e per chi, come la sinistra l’ha sopportato appoggiandolo a denti stretti, e ora lo scarica, con gran sollievo. Quello più saggio è lui, Santoro, che pensa a sé stesso, alla grande.

Ho letto, avendolo sostenuto anche Lucia Annunziata, che della Rai fu presidente, che l’uscita di Santoro sarebbe una gran perdita, perché lui è una star e porta un sacco di pubblicità. “Letteralmente mantiene Rai2”. Faccio presente che esistono ancora le leggi, e in quella che regola la Rai si trova scritto che l’introito pubblicitario non può superare quello del canone. In termini di mercato, avendo la Rai un affollamento pubblicitario più basso di quello delle televisioni private, porta ad una diminuzione del costo degli spot, perché l’azienda non può incassare più di tanto, quindi divide il tetto per gli spazi disponibili. Messe così le cose, né Santoro né altri portano un accidente. Lo stesso giornalista, del resto, lavorò per Mediaset, televisione indubbiamente commerciale, dovendo fare i conti con le interruzioni pubblicitarie. Ebbe molto meno successo e se ne andò, non per dignità e ripulsa, ma perché ripreso in Rai, chioccia generosa e non rancorosa.

Si può cogliere l’occasione, comunque, per promuovere una bella operazione trasparenza: pubblicare i conti di tutte le produzioni Rai, con relativo elenco degli appaltatori esterni e dei loro fornitori. In questo modo si potrebbe scandagliare un bacino succoso, e vedere se qualche sponsor non paghi i costi di produzione, e in cambio di che, in tal modo accendendo un faro sull’eventuale aggiramento della legge. In ogni caso, quanto meno, si potrebbe constatare quanto gli italiani tengono alla famiglia e quanto sono devoti alle amicizie, con tanti saluti ai non parenti e ai non amici.
Pier Luigi Bersani si rammarica per una cosa diversa, nel disperato tentativo di parlare la lingua della modernità: “non si manda via un fuoriclasse che fa quegli ascolti”. E’ vero, non si fa. Ma a patto d’essere una televisione commerciale, non un servizio pubblico.

L’indice d’ascolto è un parametro severo, che non può essere ignorato da chi guadagna in ragione di quanti spettatori riesce a vendere agli inserzionisti. Al contrario, diventa un parametro di stupidità pura, se non commisurato ai soldi che s’incassano, perché sancisce il dominio culturale, non commerciale, dell’audience. Forse la sinistra ha bisogno di tornare un po’ ai propri classici, o, in alternativa, di buttarsi ai piedi di Fiorello.
Quello con le idee chiare è Beppe Grillo: “Ora non c’è più nessuna giustificazione per continuare a pagare il canone”. A me sembrava mancassero già prima, ma, comunque, grazie per avere ricordato agli italiani che i bei soldoni con cui Santoro se ne va escono dalle loro tasche.

Tutto questo capita perché il furbo salernitano, già maoista, già parlamentare europeo della sinistra, è riuscito in due operazioni. Una facile: fare l’antiberlusconiano e rubare spazio alla sinistra. L’altra più ardita: farsi pubblicamente detestare da Silvio Berlusconi in persona. Il che, da parte di Berlusconi, non è affatto ragionevole, perché Santoro è un mastice del berlusconismo, un benemerito della faziosità, un milite della contrapposizione, uno, insomma, che bisognerebbe tenerselo e coccolarlo. Per non parlare di Serena Dandidi, cui anche il presidente del Consiglio ha dedicato le sue negative attenzioni e che, invece, è una maestra del tafazzismo di sinistra. Per giunta simpatico. Insomma, ma ve lo ricordate il Francesco Rutelli di Corrado Guzzanti, recitato alla maniera di un Alberto Sordi rintronato? O il Massimo D’Alema della sorella Sabina, che oggi tanto deve alla campagna pubblicitaria fattale da Sandro Bondi? Non ci vuole un genio per capire che quella satira taglia le carni della sinistra, mentre fa, sì e no, il solletico alla destra. (Al contrario, è su Canale 5 che è stato trasmesso il Checco Zalone più urticante, ove il passaggio più blasfemo consisteva nel mettere la Daddario sulle note di Marinella).

E lo stesso Santoro, cosa credete che stesse facendo? Traslocava voti e ascoltatori dal partitone di sinistra al dipietrismo, al travaglismo, al grillismo. Un elettore di centro destra che lo guardava esibirsi poteva, al più, farsi venire dei dubbi, porre delle domande. Ma un elettore di sinistra cominciava a sbuffare e scalpitare, incavolandosi nero contro dirigenti incapaci di cantarle chiare, come Santoro sapeva fare. Quindi, chi trae veramente vantaggio, dalla chiusura di quelle trasmissioni, è Santoro, altrimenti costretto ad alzare continuamente la posta, fino al delirio. Chi ne è veramente danneggiato è Berlusconi, che non solo perde un propagandista efficace, ma gli tocca pure far vedere che la Rai, con i vertici da lui voluti, scuce dobloni per accontentarlo. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

E di Santoro, che dire? Ho letto che ha ripetutamente parlato del “mio pubblico”, dimostrando che la telecamera può far l’effetto di un balcone, affacciato su Piazza Venezia. Ricordo che una povera annunciatrice, sempre in Rai, fu maltrattata perché, piangente, si permise di dire che quella era la sua ultima apparizione in video. Qui s’è concesso un comizio, durato un tempo di cui non dispone nessun altro. Senza contraddittorio e strapagato. Più che un genio Santoro, mi sembrano fessi gli altri.


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20/12/2010 23:30
 
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In difesa
del Ministro della Difesa

Nicolò Vergata

I fatti li conosciamo tutti. Anch’io che, armeggiando sul decoder, inveivo contro il digitale terrestre che mi offriva le immagini a quadretti e l’audio a tratti.
Dalla tribuna graziosamente offerta dalla Rai a Santoro e da questi al popolo bue con ingresso gratuito e diritto al posto a sedere purché rigorosamente di sinistra, uno studente dal tipico clichè della manovalanza rossa, barba incolta, scamiciato e dal pastrano che vagamente ricordava quelli che andavano di moda negli anni della tanto esaltata contestazione studentesca, su benevolo invito dell’ineffabile conduttore, iniziava una logorroica tiritera contro la riforma Gelmini, dalla quale traspariva con tutta evidenza la sua militanza nei circoli di sinistra e tutto il suo substrato ideologico.
I minuti passavano e Santoro non mostrava impazienza, così come quando si bea dei lunghi sermoni di Travaglio, mentre i secondi diventano importanti quando a replicare è qualche esponente del centrodestra.

Gli argomenti addotti dallo studente? Sempre gli stessi: disinformati, infondati, marginali, pretestuosi. Secondo lui le violenze sono giustificabili ovviamente per reazione alla incapacità del Governo; i tagli alle borse di studio – che non ci sono, ma lui non lo sapeva – violano il diritto allo studio; la ministra Gelmini non vuole dialogare con gli studenti; e così via di questo passo.

Mentre dimostrava tutta la sua ingenua incompetenza (ma l’avrà mai letto il testo del Ddl?) pensavo tra me e me : primo,la violenza non è mai giustificabile; secondo, le borse di studio, fino adesso elargite a pioggia, è giusto che siano date secondo un criterio meritocratico: poveri, ma meritevoli; terzo, in democrazia, ciascun ministro ha il dovere istituzionale di dialogare con gli esponenti politici eletti dal popolo, con gli esperti del settore in fase preparatoria e con gli organismi rappresentativi, cosa che la ministra Gelmini ha regolarmente fatto e non, uti singulo, con il signor Luca Cafagna.

Mentre pensavo questo, la mia mente andava agli anni della mia giovinezza quando, con i compagni di classe, chiedemmo di osservare un minuto di silenzio per la squadra del Torino calcio, precipitata con l’aereo. Ci ritrovammo tutti con il sedere rosso dai calci presi dal Preside. La mia mente andava quando andando a scuola, trovammo un mucchio di macerie fumanti per una bomba di un Spitfire inglese caduta qualche minuto prima e la lezione fu ugualmente svolta in una grotta naturale.

La mia mente vagava ancora quando gli asini erano asini e non, come la cultura contestatrice e giustificalista ritiene, che l’incapacità sia solo dell’insegnante quando c’è un ultimo della classe, mentre non è merito dell’insegnante per il primo della classe. E dei doveri della famiglia non se ne parla mai.

Mi riaffioravano, altresì, i ricordi di quando si studiava con i polmoni pieni del fumo della lampada a petrolio perché mancava sempre la corrente elettrica e le dita erano piene di geloni per il freddo nelle aule. Eppure si andava a scuola anche con la febbre addosso.

Mentre la logorrea continuava, La Russa si rivolgeva a Santoro per chiedergli quanto ancora durasse il comizio. Alla solita risposta arrogante del conduttore e poiché lo studente, alla precisa domanda se si dissociasse dai violenti , ne imputava la responsabilità al governo, così sostanzialmente giustificandola, il Ministro giustamente replicava che l’eccessiva condiscendenza accordata nella trasmissione a queste affermazioni e la sostanziale connivenza ideologica con i violenti formalmente espressa dallo studente, rischiavano di avallare un’apologia di reato.

Siamo consapevoli che non bisogna far di tutta l’erba un fascio. La maggioranza degli studenti non ha partecipato ai moti violenti. Magari qualcuno è rimasto a casa a studiare, ma un merito bisogna riconoscere al ministro della Difesa : quello di aver detto ciò che tutte le persone di buon senso pensano.

Purtroppo, anni e anni di minculpop di sinistra hanno creato una serie di tabù che, sia per paura per le reazioni violente, sia per viltà o per il quieto vivere, tutti rispettano.

Guai a parlar male o criticare la Resistenza. Mai disconoscere che i buoni stanno tutti a sinistra e i cattivi a destra. Mai dire che qualche ragione ce l’avrebbe pure Israele. Mai sostenere che pur tra tante maestre incapaci, peraltro premiate per meriti di sinistra, ci può essere anche qualche studente asino per natura o per vocazione. Sono alcuni dei tanti tabù introdotti dal dopoguerra ad oggi dalla sinistra, che gli italiani, a forza di rispettarli, in non pochi finiscono per crederci.

Del resto, viviamo attualmente in un Paese dove si sciopera secondo il principio “piove, governo ladro” e si festeggia la Festa del lavoro non lavorando.

Allora, al di là del contingente episodio, il ministro La Russa ha avuto il coraggio e il merito di dire in faccia a certi studenti quello che un buon padre di famiglia una volta lo faceva capire a scapaccioni .

Ma oggi neppure con le parole è permesso.

Basta con i coccolamenti. Basta con le giustificazioni pseudosociologiche. O riforma Gelmini o riforma Vattelappesca, chi vuole studiare studia e, solo se se lo merita, può prendersi un bel diploma o una laurea.

Mescolare, poi, il diritto allo studio con il diritto all’occupazione è un vecchio problema di cui se ne deve occupare, e se ne sta occupando, il Governo in un contesto di crisi mondiale di assoluta gravità e che riguarda tutto il mondo del lavoro. Lo studente ha soprattutto il dovere di studiare con impegno e serietà. Questo è il suo compito oggi.

Quel che è peggio è che si sia consolidato un principio antidemocratico : la violenza, le manifestazioni di piazza, il vandalismo, non portano a niente. Giovano solo a chi le organizza per meri fini politici. Ma di questo i giovani non si rendono conto. La loro immaturità, la giovanile voglia di menar le mani e di marinare la scuola è molto più forte.. Lo spirito di branco fa il resto. Essi rimangono i più plagiabili ed i più facili da strumentalizzare. I movimenti studenteschi sono stati sempre e storicamente utilizzati dalle forze anarchiche e di opposizione e gli studenti non si rendono mai conto di essere strumentalizzati e quanti danni hanno prodotto.

Chi li aizza lo sa bene e se ne avvantaggia.

Nessuno vuole privarli del diritto di parola o di manifestazione, ma questo si esplica sotto due condizioni democratiche : primo, attraverso i loro organismi rappresentativi in sede istituzionale ; secondo, in modo pacifico.

Nessuno vuole reintrodurre il vecchio e manesco ius corrigendi , ma pretendere che sia crocifisso fisicamente chi, per il loro bene, cerca di farli ragionare, è davvero quanto di più antidemocratico si possa immaginare.

Bene ha fatto, pertanto, il ministro della Difesa. Speriamo che qualche studente capisca lo scappellotto verbale e si renda conto che in democrazia c’è il diritto di parola e non il diritto di avere ragione.



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27/12/2010 11:46
 
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22/01/2011 13:32
 
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Il solito san toro:
fango, accuse e retromarce

'Zio Michele' mostra il numero di cellulare del Cav, poi dice:
"Non è colpa"

Redazione

Roma, 22 gen - Doveva essere la spallata mediatica definitiva, ma è andata a vuoto. Michele Santoro ha tentato di picchiare duro su Silvio Berlusconi, imbastendo una puntata di 'Annozero' senza pietà sul caso Ruby, ma di materiale scottante (e rilevante) nessuna traccia. Inviati molesti, domande tendenziose e faziosità assortite: insomma, la solita storia, ma questa volta il guru del giornalismo 'de sinistra' si aspettava di più. L'unico colpo alla Santoro è arrivato quando ha mostrato in video il numero di cellulare di Berlusconi. Un colpo, sì, ma alla privacy e alla decenza. Infatti, subito dopo la messa in onda delle cifre, in centinaia hanno provato a chiamare e inviare messaggi a quel numero, che però risulta irraggiungibile. Su Facebook sono subito nati dei gruppi e delle pagine dedicati al numero, e i commenti pieni di insulti non si contano.

I DELIRI DI BERSANI - Rimane l'immagine di un servizio pubblico prontissimo ad azzannare il premier, con risultati più o meno brillanti. L'unico a non accorgersene è proprio il segretario Pd Pierluigi Bersani, che ha pure il coraggio di lamentarsi. Intervistato da Repubblica Tv, ha criticato l'informazione televisiva. In particolare, ha detto di aver visto "un Tg1 incredibile". Dunque, "pagare il canone diventa sempre più difficile". Ergo, sarebbe meglio non pagarlo, per zittire il direttore Minzolini. I deliri di Bersani escono dal tubo catodico e vanno direttamente in piazza: una raccolta di firme con l'obiettivo di mandare a casa Silvio Berlusconi". Per il leader dell'opposzione dove non arriva il Pd, dove non arriva il sexgate, arriveranno i gazebo. "Dal primo di febbraio ne organizzeremo 10mila per raccogliere 10 milioni di firme su un testo che dica semplicemente 'vai a casa'".


Continua ...

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31/01/2011 11:18
 
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A fil di rete

Le notti di Arcore sbancano l’Auditel

Bunga bunga television. Se i sondaggi paiono indicare che il Rubygate non ha intaccato finora la tenuta di Berlusconi e del Pdl, di certo l’Auditel certifica che le notti infuocate di Arcore hanno portato bene alle trasmissioni che le hanno raccontate. Una settimana, quella scorsa, cominciata con l’exploit di ascolti di Gad Lerner: 1.843.000 spettatori medi, lo share stellare del 7,8% per La7 (non dovuto alla telefonata del premier, arrivata sul finale, ma al tema della discussione: il picco si è registrato, curiosamente, sulle immagini di Salò e le 120 giornate di Sodoma di Pasolini, nel servizio di Paola Mordiglia).

Il crescendo è venuto con «Ballarò» che ha regalato a Giovanni Floris e a Raitre 5.316.000 spettatori, per uno share del il 20,1%. Ma il record assoluto l’ha ottenuto Michele Santoro, il più bravo a raccontare le notti di Arcore: 7.087.000 spettatori, 25,7% di share.

Possiamo avanzare 3 osservazioni:

1) l’interesse, la voglia di capirci qualcosa, è trasversale ai programmi e li premia dall’inizio alla fine, con una «permanenza » alta: «Annozero » parte già con oltre 5 milioni di spettatori, supera rapidamente i 7 e li tiene per la durata del programma.

2)  soprattutto nel caso di Santoro il pubblico è molto vario, e scavalca abbondantemente i «5 milioni» di italiani più informati e politicizzati; prevalgono gli spettatori adulti con livelli d’istruzione alti, ma sono molto presenti anche i più giovani e i livelli d’istruzione intermedi.

3) ribaltato il classico rapporto uomo/donna, coi maschi più attenti alla politica. Il bunga bunga, maliziosamente, deve aver fatto riflettere molto anche le signore. Vedremo presto se questi segnali dal consumo televisivo si tradurranno in qualcosa di diverso nei sondaggi elettorali. 


In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.

Aldo Grasso
Fonte: Corriere della Sera - 31 gennaio 2011 © RIPRODUZIONE RISERVATA


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