Le mie papere? Sono un dono di natura
Dopo sette anni di levatacce, Luca Giurato sta per chiudere la sua esperienza a «Unomattina». Con «Sorrisi» azzarda un bilancio, risponde alle critiche e rivela i suoi progetti
24/5/2003
di Franco Bagnasco TV SORRISI
Citofono. Dito. Drin. «Oooh, carisssimo: ti aspettavo. Sali al quinto piano, scala B, quella dei poveri!». Sul pianerottolo è lì che saltella e ciondola incombente, ansima, ti fa le feste: «Vieni, che ho preso un vassoietto di pasterelle apposta per te! Assaggia! Va’ in bagno, se ti serve! Siediti sul divano! Butta via tutti i cuscini, fai quello che ti pare! Devi sentirti a casa tua! Vuoi da bere?» incalza. Grazie, ma tutto questo contemporaneamente? ti viene da chiedergli, ancora in lieve stato confusionale. Poi l’illuminazione: sei lì da 20 secondi e hai già risposto alla domanda che ti facevi da una vita, quella che ti ha portato lì, quella che si fanno tutti prima di incontrarlo: ma Luca Giurato è veramente così? Nossignori: è oltre. O spento, o acceso alla massima potenza. Si salvi chi può nel giro di 200 metri. Ma è anche un intervistato dalla generosità non comune, al quale tiri volentieri qualche domanda sicuro che ti riporterà, fedele e affettuoso, più di quel che gli hai dato.
Bella casa, Luca. A Roma, nei dintorni di via Veneto...
«L’ha fatta ristrutturare, con gusto squisito, quella persona straordinaria che è mia moglie».
Volevo cominciare l’intervista...«...La faccio con grande gioia, scusandomi per avervi fatto aspettare, e raggiungendo così i lettori del vostro meraviglioso settimanale, il più venduto d’Italia».
Grazie. Domanda: come ti sembra «Striscia la notizia»?«Una bella trasmissione con alcune cadute di tono discutibili ed evitabili. D’accordo, siamo personaggi pubblici, ma quando, scherzando, si indulge a volte su defaillance o difetti fisici, mi piace meno. La vedo ogni sera, però, e vado a letto senza calmanti».
Te la sei presa per i loro sfottò?«Con l’ironia, mi si può dire qualsiasi cosa».
Quest’anno sei stato il primo dei loro bersagli.«Il primo bersaglio? Direi il terzo conduttore... Il programma merita il successo che ha. È coraggioso, condotto benissimo, gli stacchetti delle Veline sono geniali e Ricci ha un’intelligenza immaginifica».
E poi il santino che ti fanno serve anche alla tua popolarità. Non è che alcune gaffe le hai fatte apposta, come si diceva di alcune storiche di Mike?«Lo escludo. Tutto naturale. Non so dirti del grande Mike, ma tanti mi fermano per strada perché mi hanno visto a “Striscia”. La loro ironia ficcante però non mi pare cattiveria».
Che cosa pensa di te il pubblico?
«Che sono un personaggio bizzarro. Io aggiungo: credo di fare molte gaffe che un giornalista importante con una carriera importante alle spalle dovrebbe e potrebbe evitare. Parole storpiate, soprattutto».
Ma come si possono fare, parlando, tanti errori tutti assieme?
«Loro fanno montaggi assai abili e maliziosi condensando in tre minuti errori che ho fatto magari in una settimana di dirette che iniziano all’alba. Ma non voglio giustificarmi: non conosco la spiegazione scientifica, però immagino il mio cervello - che si muove in modo molto veloce - proiettato in parte su ciò che sto leggendo o dicendo in quel momento e in parte su ciò che dirò un secondo dopo. Questo crea il corto circuito. Oppure...».
... Oppure?«Oppure sono dissolvenze e inquietudini che mi investono e di cui non mi rendo conto. Se dovesse essere fatta la mia autopsia - per carità, spero fra 3.800 anni - si vedrà che il mio cervello qualche volta era un tutt’uno, altre volte diviso in due, tre o quattro parti. Sono ipotesi, non ho consultato uno psichiatra».
L’errore da Oscar?«I più belli sono irriferibili».
Che mi dici dell’ormai famosa «aeronatica»?«Quella mattina non riuscivo a dire la parola corretta. Im-possibile».
E questo tuo programma satirico anti-Striscia, previsto per la prossima stagione, di cui si parla?«Di vero c’è che finalmente, con Luisella Costamagna come partner femminile e grazie alla straordinaria benevolenza dei vertici di Raiuno e Tg1, in azienda lavoriamo seriamente, con gli autori Paola Cattaruzza a Massimo Cinque, al mio vecchio progetto di una trasmissione quotidiana che proponga l’attualità sia in chiave seria che umoristico-satirica. Non so quale collocazione avrà in palinsesto: se andremo contro “Striscia” sarà come la portaerei Roosevelt contro una navetta corsara».
E «Unomattina»?«Dopo sette anni, posso dire con certezza che sabato 31 maggio chiuderò questa straordinaria esperienza umana e professionale».
Sette anni di levatacce...«Sveglia alle cinque e un quarto, fuori casa mi compro da solo i giornali stranieri perché la Rai non li passa, e diretta dalle 7 alle 10. Sino alle 11 riunione per il giorno successivo, poi un salto al golf o alla piscina coperta dietro ca-sa. Nel pomeriggio, cascasse il mondo, un’ora e mezza di son-no. Un giretto e la mattina dopo si ricomincia».
Sei narciso?«Non direi. Abbastanza soddisfatto di me, sì. Vorrei avere meno anni - per ringiovanire farei un patto non dico con Bin Laden, ma con un suo intermediario -, un fisico meno squili-brato, aver fatto più palestra e letto meno libri e giornali».
Alla tv come sei arrivato?«Tardi, a 51 anni, dopo 20-25 nella carta stampata, e quattro come direttore del Gr1. Lavorando per “La Stampa” andavo alle tribune politiche. C’era gente come Forlani, De Mita, Craxi ed ero considerato un intervistatore spregiudicato e con rara indipendenza di giudizio».
Spregiudicato? Scusa, ma non sei quello che con Vincenzo Mollica, in Rai, fa l’uso maggiore di superlativi e che in pubblico non parla mai male di nessuno?«È vero, indulgo al superlativo, non parlo mai male di nessuno, ma questo non vuol dire che sia ruffiano o che mi adegui ai vari poteri che si alternano alla guida del Paese. Ho un buon rapporto col prossimo e non cerco la polemica per forza. Se viene, ben venga».
Per chi voti?«Sempre socialista, qualche volta radicale».
E raccomandazioni?«A “La Stampa”, dov’ero notista e firma di punta della redazione politica romana con Ezio Mauro e Marcello Sorgi, figurarsi se Agnelli prendeva raccomandati. Quando andai via per la Rai, l’Avvocato mi disse: “Vada, se crede. Tanti auguri. Ma se si trova male, la porta è aperta”. E tre giorni dopo mi chiamò Cossiga: “Come faccio adesso senza leggere tutti i giorni il mio Luca?”. Anche il Presidente Pertini mi voleva bene”.
In tv fu diverso?«Chiariamo anche la leggenda della mia etichetta di socialdemocratico. Passai prima alla radio, direzione del Gr1, chiamato da Biagio Agnes. Per il gioco del bilancino partitocratico, quella casella toccava al Psdi, ma io non avevo colore politico. Il segretario del partito, Nicolazzi, fu così intelligente da dire: “Lei non è dei nostri però è bravo, ho detto di sì, sono certo che farà un bel giornale”. Ancora lo ringrazio».
Giurato e le donne. Un film. Quando fanno santa tua moglie?«Le donne sono l’emozione più bella del creato. Anche un corpo visto per strada, un viso nell’abitacolo di un’auto. La loro intelligenza, il loro mondo: non potrei farne a meno. Sono sposato da dieci anni con la collega Daniela Vergara, conduttrice del Tg2 e inviata al seguito del Presidente della Repubblica. Dal ’73 al ’78 lo fui con Giovanna Giannamati, con la quale siamo rimasti in buoni rapporti e che mi ha dato Furio. Prima ancora venne un fidanzamento di nove anni con Nicoletta, che se ne andò stanca di far la fidanzata e dopo un mio tradimento non banale. Queste sono quelle importanti. Poi tante passioni».
Luca l’infedele, potremmo dire...
«Non di natura, non come programma di vita. Il mio essere farfallone è più apparenza che sostanza. Certo sono attratto dalle donne, ma seleziono molto. Anche durante il mio matrimonio con Daniela c’è stata una storia che ha rischiato di mettere in crisi tutto. Devo a lei, dopo rabbia e dispiacere, l’intelligenza di aver capito e perdonato. Sono contento che sia andata così, faccio fatica a ripensare a quel che è accaduto e a parlarne, e la cosa più bella è stata riconquistarla».
Grazie per le confidenze che hai fatto ai nostri lettori.«Alcune mi sono costate, ma oramai sei uno di famiglia».
Beh, non chiedevo tanto... Che cosa piace di te a Daniela?
«Una volta disse: “Luca è la fantasia della mia vita”. In tv, nell’unica apparizione che abbiamo fatto insieme (un po’ questa cosa mi spiace, perché lei tiene sempre a separare le nostre due figure professionali), a proposito del nostro legame, dichiarò: “Mi piacciono le imprese difficili”. Frasi che non dimenticherò. Entrambi adoriamo il golf e passiamo ogni anno un mese negli Stati Uniti. Unisce, sai?”.
E le tue partner sul lavoro?
«Le più belle, ma con loro non c’è stato mai niente. Purtroppo. Di Livia Azzariti ero anche un po’ innamorato, segretamente”.
Di’ la verità: tu in fondo sei un cucciolone.
«In sintesi, sì».
Aero...
«...nautica. Aeronautica, aeronautica. Vedi che lo so dire? Mi sei testimone. Non sono balbuziente».