00 22/10/2010 15:25
... c'è ancora bisogno di santi e di preti?


fabius039, 21/10/2010 22.05:

OK, quindi dalla tua risposta è evidente che appartieni alla seconda categoria, innocua e che conviene lasciare nelle sue convinzioni.

D'altronde è solo dai testi che citi copiosamente che trai la tua ragione di vita.

In questi casi guai cercare di togliere questi supporti, non si sa cosa potrebbe succedere di negativo al soggetto ed a chi gli sta intorno.

Meglio un paranoico monomaiacale innocuo che grida nel suo cortile, ma che comunque trae da quello in cui crede una sua ragione di vita, che uno sradicato, spaesato e privo di coscienza critica autonoma, che potrebbe fare danni ad altri ed a sè stesso.

Se uno non ammazza, non ruba, non stupra solo perchè così dicono i comandamenti, è meglio lasciare che continui a crederci, altrimenti persa la sua cieca fede e privo di proprio senso morale ucciderebbe, ruberebbe e stuprerebbe.

Quindi, caro Bestion, va benissimo che tu continui così, ai ragione, ai ragione tu, ma calmati, tranquillo, e soprattutto non gridare!

So long, farewell, vale.


Mmm … è plausibile pensare che il ricco epulone sia finito nei perenni tormenti dell’inferno non perché era ricco, bensì perché, come i suoi fratelli increduli – tanto gli ha ricordato il padre Abramo, al quale il disperato si rivolgeva supplicandolo troppo tardivamente -, non ha mai voluto ascoltare né Mose né i Profeti (Lc 16, 19-31). Questo "ricco" invece, da altrettanto religiosissimo ateo, ha odiato Dio e ha fatto della sua transitoria ricchezza la propria unica ragione di vita. Non curandosi, fra l’altro, degli altri poveri e non badando così, mentre era in vita, anche alla sua più consistente indigenza della quale, Lazzaro, ne era pure per questo festaiolo epulone il segno più tangiile.

Quindi, «Ascoltate oggi la sua voce: “Non indurite il cuore …”» (Sal 95, 8).
Senno, di quanti restano ostinati nel loro maligno Ateismo, avverte la Sapienza:

«… vedendolo [il Giusto] saranno presi da terribile spavento, saranno presi da stupore per la sua salvezza inattesa.

Pentiti, diranno fra di loro, gemendo nello spirito tormentato: "Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso e che stolti abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; giudicammo la sua vita una pazzia e la sua morte disonorevole. Perché ora è considerato tra i figli di Dio e condivide la sorte dei santi? Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità; la luce della giustizia non è brillata per noi, né mai per noi si è alzato il sole.
Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione; abbiamo percorso deserti impraticabili, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.

Che cosa ci ha giovato la nostra superbia? Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace, come una nave che solca l'onda agitata, del cui passaggio non si può trovare traccia, né scia della sua carena sui flutti. Oppure come un uccello che vola per l'aria e non si trova alcun segno della sua corsa, poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne e divisa dall'impeto vigoroso, è attraversata dalle ali in movimento, ma dopo non si trova segno del suo passaggio. O come quando, scoccata una freccia al bersaglio, l'aria si divide e ritorna subito su se stessa e così non si può distinguere il suo tragitto: così anche noi, appena nati, siamo già scomparsi, non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare. Siamo stati consumati nella nostra malvagità"».
(Sap 5, 2-13)





















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