Gubitosi: riforme ai telegiornali RAI
La Rai modello Bbc
Due super-redazioni per fornire contenuti alle testate: il piano Gubitosi per
un servizio pubblico sul modello british. Ma i sindacati si oppongono
Operazione “15 dicembre”, che significa nessuna rivoluzione estetica sul volto
di mamma Rai: i mezzibusti dei telegiornali rimarranno gli stessi del giorno
prima, sarà il “retrobottega” di Saxa Rubra a non essere più lo stesso. La data
indicata da Luigi Gubitosi viene dal passato, da quel giorno del 1979 nel quale
nacquero Tg3 e testate regionali, completando l’attuale assetto dell’
informazione televisiva del servizio pubblico.
«Abbiamo immaginato due fasi, la prima si dovrà realizzare tra il 2015 e il
2016 e prevede la nascita di due newsroom», ha anticipato all’Espresso il
direttore generale della Rai che ieri ha presentato il piano ai consiglieri in
un Cda informale. «La numero uno sarà composta dall’accorpamento di Tg1, Tg2
più Rai Parlamento. La seconda sarà formata da Tg3 più RaiNews, Tgr, Cciss,
meteo e web. Newsroom 1 sarà generalista e avrà anche un canale istituzionale.
Newsroom 2 porterà un’evoluzione dell’all news integrando offerta nazionale,
internazionale e locale».
Eccola la nuova Rai. Due redazioni che forniscono contenuti a tutte le testate
che, pur mantenendo la loro specificità editoriale, si approvvigioneranno di
contenuti da due strutture di news gathering integrate. «A differenziare l’
offerta – ha spiegato Gubiosi – saranno i vicedirettori, i coordinatori di
impaginazione ed editoriali e i conduttori, tutti dissimili da una testata all’
altro».
Il punto del piano è utilizzare le risorse che le varie testate impiegano
separatamente in un’ottica di razionalizzazione delle energie. «La nostra idea
– prosegue il Dg Rai – si basa su una semplificazione produttiva e sulla
specializzazione delle testate. Un esempio pratico: l’assemblea dell’Anci a
Firenze è stata seguita da quattro troupe mandate da Tg1, Tg2, Tg3 e RaiNews.
Che senso ha? Abbiamo analizzato cinque eventi. Risultato: tre sono stati
ripresi da quattro-cinque troupe. Due sono saltati per mancanza di troupe
disponibili. Unificando le redazioni se ne manderà una, al massimo due e si
potrà coprire un maggior numero di eventi».
Un piano che, a giudicare dalla prima reazione dell’Usigrai, incontrerà
diffidenze se non aperte resistenze. L’accusa che viene mossa a Gubitosi è di
aver messo in piedi «un’operazione d’immagine» e che il vero obiettivo sia
quello di «coprire la vendita delle quote di RaiWay».Il sindacato dei
giornalisti Rai chiede che il Dg «abbandoni l’immobilismo di questi mesi e
chieda al Cda il voto sul ricorso contro il taglio illegittimo di 150 milioni.
Così si fare chiarezza su chi vuole difendere la Rai e rilanciare il servizio
pubblico e chi no». E durante la riunione del consiglio d’amministrazione di
viale Mazzini convocata per oggi il tema finirà per incrociare quello del
progetto di riforma presentato da Gubitosi.
"Rai, ecco come rivoluzionerò i telegiornali"
Meno poltrone, più sinergie. Parla Gubitosi
Il direttore generale di viale Mazzini illustra in anteprima all'Espresso il
suo progetto di riforma dell'informazione pubblica. E, se il piano non si
dovesse realizzare, lascia intuire una sua possibile uscita di scena
Due super-redazioni per l'informazione Rai, meno direttori di Tg, meno
poltrone. E più sinergie. È la Rai modello Bbc contenuta nel piano del
direttore generaleLuigi Gubitosi, anticipato da “l'Espresso” in edicola
venerdì. Un piano che sta già scatenando tensioni in viale Mazzini ma su cui il Dg è pronto a giocarsi tutto, fino all'addio. Se lo bloccassero, dice infatti,
«dovrò prenderne atto».
Nel merito, la rivoluzione in viale Mazzini, riguarda tutto l'asset
dell'informazione pubblica: «È la logica evoluzione del progetto di
digitalizzazione e del piano industriale. Il terzo anno, sarebbe questo,
prevedeva la riorganizzazione dell’area editoriale. Al tutto si è poi aggiunta
la cessione di una quota minoritaria di RaiWay per poter valorizzare l’asset e
fare cassa», spiega Gubitosi.
Il piano, prosegue il Dg, «ha un nome. Si chiama “15 dicembre”. In quella data
nel 1979 nacquero la Tgr e il Tg3 completando l’assetto delle testate. Da quel
giorno sono passati 35 anni. C’è stato un cambiamento politico, sociale,
tecnologico, economico, mediatico epocale. Ma noi siamo rimasti legati a quel
modello, logico in uno schema senza concorrenza e con il Web inesistente.
Allora offrire tre visioni era comprensibile. Poi il pluralismo è diventato
lottizzazione e la lottizzazione è degenerata».
Il progetto deriva dallo studio dei broadcaster internazionali. «Rispetto a
loro, il modello attuale Rai è di una complessità unica. Ma solo un anno fa una
riorganizzazione sarebbe stata difficilissima. Oggi con il completamento del
passaggio al digitale tutte le redazioni sono diventate totalmente
intercambiabili e organizzate con la stessa piattaforma tecnologica».
In questo modo sarà tecnicamente possibile sviluppare sinergie, «si possono
superare le distinzioni tra differenti testate. È il modello Bbc. Ma è anche
quello del Gr creato da Livio Zanetti. I marchi dei tre giornali radio sono
rimasti identici. Gli ascoltatori credono che non sia cambiato nulla. Invece
non è così, non ci sono più tre redazioni ma una sola. L’obiettivo del “15
dicembre” è questo, che il pubblico ritrovi i marchi di sempre dei tg e i visi
che sono abituati a vedere. Il cambiamento è strutturale ma non formale, non
estetico. La nostra idea si basa su una semplificazione produttiva e sulla
specializzazione delle testate. Un esempio pratico: l’assemblea dell’Anci a
Firenze è stata seguita da quattro troupe mandate da Tg1, Tg2, Tg3 e RaiNews.
Che senso ha? Abbiamo analizzato cinque eventi. Risultato: tre sono stati
ripresi da quattro-cinque troupe. Due sono saltati per mancanza di troupe
disponibili. Unificando le redazioni se ne manderà una, al massimo due e si
potrà coprire un maggior numero di eventi».
La rivoluzione di viale Mazzini sarà in due fasi: «Abbiamo immaginato due
fasi, la prima si dovrà realizzare tra il 2015 e il 2016. Prevede la nascita di
due newsroom. La numero 1 sarà composta dall’accorpamento di Tg1, Tg2 più Rai
Parlamento. La 2 sarà formata da Tg3 più Rai News più Tgr e Ciss, meteo e Web.
Newsroom 1 sarà generalista e avrà anche un canale istituzionale. Newsroom 2
porterà un’evoluzione dell’all news integrando offerta nazionale,
internazionale e locale. Con Newsroom 2 otteniamo un risparmio immediato. Rai
News che doveva sostituire la sua digitalizzazione di prima generazione, ora
potrà usare quella di ultima di Rai Tre senza costi aggiuntivi. L’obiettivo è
sfruttare i punti di forza che abbiamo utilizzando un unico standard
produttivo. Saranno due grandi accorpamenti ma apparentemente non cambierà
nulla».
Nella pratica, «i marchi Tg1, Tg2, Tg3 rimarrano. Chi guarda il Tg1 delle 20
continuerà a vedere il logo e i conduttori abituali che sono caratterizzanti.
Così il Tg2. Ma le due redazioni saranno state unificate. A differenziare l’
offerta saranno i vice direttori, i coordinatori di impaginazione ed editoriali
e i conduttori, tutti dissimili da una testata all’altro. Così l’impianto sarà
più nitido e si potranno valorizzare e distinguere meglio i contenuti, le
missioni dei telegiornali, riposizionare e razionalizzare editorialmente le
rubriche, evitando repliche, incentivando la creatività. Ha presente la
Volskwagen che produce con i marchi Audi, Volkswagen, Bentley ecc?».
Il piano sarò affrontato in autunno: «Il piano che mi piace di più chiamare
“Linee guida” non si esaurisce con la riorganizzazione delle testate. Ma è
ovvio che il successo di questo genere di operazione implichi la condivisione a
livello giornalistico, tecnico e sindacale. Anche perché bisognerà rivedere una
serie di figure professionali». Il direttore generale, nell'intervista a
“l'Espresso” affronta anche il tema dell'addio diGiovanni Floris: «Floris è un
magnifico prodotto del vivaio Rai a cui è stato proposto un ottimo contratto.
Ha colto l’occasione. La stima rimane, andiamo avanti», dice.
E sul futuro di Ballarò, aggiunge, «È compito di Andrea Vianello, direttore di
Rai Tre, decidere, trattare e dirlo. Si saprà presto». Mentre smentisce che vi
sia in corso una trattativa sotterranea con Michele Santoro.
Rai, rivoluzione Tg. Gubitosi: "Il modello è Bbc, nasceranno due newsroom"
Rivoluzione è un sostantivo molto inflazionato, soprattutto in questa fase
storica-politica della vita dell'Italia. Eppure in questo caso pare davvero la
parola giusta. Luigi Gubitosi ha anticipato al settimanale l'Espresso (in
edicola domani) il piano di riforma dell'informazione che ieri è stato
presentato nel Cda Rai informale e del quale erano state diffuse già nei giorni
scorsi indiscrezioni.
Il direttore generale della Rai ha spiegato che si tratta della "logica
evoluzione del progetto di digitalizzazione e del piano industriale" e che in
fin dei conti altro non è che "riorganizzazione dell’area editoriale".
Il piano ha un nome. Si chiama '15 dicembre'. In quella data nel 1979 nacquero
la Tgr e il Tg3 completando l’assetto delle testate. Da quel giorno sono
passati 35 anni. C’è stato un cambiamento politico, sociale, tecnologico,
economico, mediatico epocale. Ma noi siamo rimasti legati a quel modello,
logico in uno schema senza concorrenza e con il Web inesistente. Allora offrire
tre visioni era comprensibile. Poi il pluralismo è diventato lottizzazione e la
lottizzazione è degenerata.
Dunque, come mettere fine alla lottizzazione? Il modello da seguire, ha
affermato Gubitosi, è l'inglese Bbc:
Si possono superare le distinzioni tra differenti testate. È il modello Bbc.
Ma è anche quello del Gr creato da Livio Zanetti. I marchi dei tre giornali
radio sono rimasti identici. Gli ascoltatori credono che non sia cambiato
nulla. Invece non è così, non ci sono più tre redazioni ma una sola. L’
obiettivo del '15 dicembre' è questo, che il pubblico ritrovi i marchi di
sempre dei tg e i visi che sono abituati a vedere. Il cambiamento è strutturale
ma non formale, non estetico. La nostra idea si basa su una semplificazione
produttiva e sulla specializzazione delle testate. Un esempio pratico: l’
assemblea dell’Anci a Firenze è stata seguita da quattro troupe mandate da Tg1,
Tg2, Tg3 e RaiNews. Che senso ha? Abbiamo analizzato cinque eventi. Risultato:
tre sono stati ripresi da quattro-cinque troupe. Due sono saltati per mancanza
di troupe disponibili. Unificando le redazioni se ne manderà una, al massimo
due e si potrà coprire un maggior numero di eventi.
Nel merito, il piano Gubitosi si svilupperà in due fasi: la prima si dovrà
realizzare tra il 2015 e il 2016 e prevede la nascita di due newsroom. La
numero 1 sarà composta dall’accorpamento di Tg1, Tg2 più Rai Parlamento; la 2
sarà formata da Tg3 più Rai News più Tgr e Ciss, meteo e Web. In particolare,
Gubitosi ha illustrato:
Newsroom 1 sarà generalista e avrà anche un canale istituzionale. Newsroom 2
porterà un’evoluzione dell’all news integrando offerta nazionale,
internazionale e locale. Con Newsroom 2 otteniamo un risparmio immediato. Rai
News che doveva sostituire la sua digitalizzazione di prima generazione, ora
potrà usare quella di ultima di Rai Tre senza costi aggiuntivi. L’obiettivo è
sfruttare i punti di forza che abbiamo utilizzando un unico standard
produttivo. Saranno due grandi accorpamenti ma apparentemente non cambierà
nulla.
Sì, perché i telespettatori continueranno a vedere i diversi loghi e
conduttori di Tg1, Tg2, Tg3. Ma le redazioni di Tg1 e Tg2 saranno unificate:
A differenziare l’offerta saranno i vice direttori, i coordinatori di
impaginazione ed editoriali e i conduttori, tutti dissimili da una testata all’
altro. Così l’impianto sarà più nitido e si potranno valorizzare e distinguere
meglio i contenuti, le missioni dei telegiornali, riposizionare e
razionalizzare editorialmente le rubriche, evitando repliche, incentivando la
creatività. Ha presente la Volskwagen che produce con i marchi Audi,
Volkswagen, Bentley ecc..
Gubitosi ha asserito di essere consapevole che "il successo di questo genere
di operazione implichi la condivisione a livello giornalistico, tecnico e
sindacale" (aggiungendo che "bisognerà rivedere una serie di figure
professionali"); e la situazione, in questo senso, non appare delle più
semplici. L'Usigrai ha criticato la scelta del dg di anticipare le linee guida
della riforma ad un settimanale.
Oggi in Cda si capirà se l'iniziativa di Gubitosi potrà concretizzarsi o se
sarà bloccata sin da subito. Non è comunque previsto il voto.