L'isola dei famosi

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phiradas
00lunedì 23 ottobre 2006 01:11



L'isola degli schifosi

di: Alessio Mannucci


La storia dei Garrifuna è strettamente legata a quella dell'isola di St. Vincent, una delle isole sopravvento dei Caraibi orientali. Quando Colombo sbarcò in America, sulle Piccole Antille si erano appena stabiliti dei popoli provenienti dal Sudamerica che avevano sottomesso i precedenti abitanti, gli Aurachi. Questi popoli si erano dati il nome di Kalipuna o Kwaib da cui deriva il nome Garrifuna che significa “popolo che si nutre di cassava”. Da qui, probabilmente, deriva anche la parola Caraibi.

St. Vincent allora era nota come Yurimein. I nativi incontrati da Colombo erano discendenti da uomini caribi e donne aurache. Nel XVI secolo, Gran Bretagna, Francia e Olanda entrarono in competizione per il controllo delle isole combattendo tra loro e contro i nativi.

Nel 1635, a largo di St. Vincent naufragarono due navi spagnole che portavano schiavi neri dalla Nigeria alle colonie americane. Gli schiavi sopravvissuti uccisero tutti i bianchi delle due navi e si rifugiarono sull'isola. Inizialmente vi fu conflitto tra gli africani e i caribi ma i caribi erano indeboliti da malattie e anni di guerre mentre gli africani erano in piena forza (solo i migliori erano scelti come schiavi) e quindi in breve tempo i neri vinsero e si instaurarono sull'isola. Ma non sterminarono i loro nemici: iniziarono una convivenza che li portò a mescolare il loro sangue nero con quello auraco e nella loro lingua si chiamarono Garinagu o Garrifuna.

Per quasi tutto il XVII e XVIII secolo St Vincent fu formalmente sotto il dominio britannico ma in pratica era regno dei Garrifuna. Nel 1660, con il trattato di Basse Terre, le isole di Domina e St. Vincent furono assegnate ai Caraibi come “possedimento perpetuo”. Un secolo dopo, però, la Gran Bretagna tentò di ottenere pieno controllo dell'isola di St. Vincent: gli inglesi furono respinti dai garrifuna appoggiati dai francesi. Venti anni più tardi, un altro tentativo ebbe esito migliore: nel 1783, gli inglesi imposero ai garrifuna un trattato che lasciava loro solo metà dell'isola. Il trattato però non fu mai accettato dai garrifuna che continuarono a sfidare il dominio inglese con una sorta di guerriglia appoggiata dai francesi. L'ultimo grande scontro fu nel 1795. La battaglia durò più di un anno durante il quale i garrifuna persero il loro leader Joseph Chatoyer: il 10 giugno del 1796 i garrifuna e i francesi si arresero agli inglesi.

Le autorità coloniali non potevano accettare che ci fosse una società nera libera in mezzo a orde di schiavi. La libertà dei garrifuna poteva fomentare una ribellione tra gli schiavi neri e quindi, per preservare i loro privilegi di bianchi, decisero di deportare i garrifuna. Gli diedero la caccia come alle lepri; distrussero tutte le loro case e la loro cultura. Migliaia morirono uccisi dagli inglesi, altrettanti morirono di fame e di malattie. I sopravvissuti, circa 4300 caribi neri e 100 caribi gialli, come li definirono gli inglesi, furono trasferiti nella vicina isola di Balliceaux: in meno di sei mesi metà di loro erano morti, soprattutto di febbre gialla.

Nel marzo del 1797 quelli ancora rimasti furono caricati su delle navi e spediti a Roatan, nelle isole della Bahia. Una delle navi fu catturata dagli spagnoli e portata a Trujillo per farne degli schiavi: per quei mille garrifuna la lotta per la libertà, durata più di 150 anni, era finita. Erano partiti dall'Africa per essere schiai e, alla fine, schiavi erano diventati. L'altra nave arrivò a Roatan e lì fu abbandonata. Da quel giorno, i Garrifuna popolano le isole della Bahia, i Cayos Cochinos e tutta la costa nord dell'Honduras con una economia totalmente basata sulla pesca. Inizialmente, i pescatori utilizzavano gli atolli come base di appoggio, ma a partire dagli anni '60 crearono insediamenti stabili nei cayos Chachahuate, Bulanos, Timon e nella costa orientale del Cayo Mayor.

I problemi per gli abitanti cominciarono nel 1992, quando l'imprenditore svizzero Stefan Schmidheiny - inventore dell'orologio Swatch, azionista di Nestlè e ereditiero del gruppo Eternit - comprò il Cayo Paloma e il Cayo Menor grazie al sostegno dell'allora presidente honduregno Rafael Callejas che decretò la zona riserva naturale. Nel 1994 fu istituita una fondazione per la gestione dell'area finanziata da imprenditori honduregni e stranieri. La fondazione impose unilateralmente limiti di pesca molto rigidi che hanno provocato il progressivo spopolamento delle isole.

Presto, i garifuna cominciarono a essere vittime di minacce di sgombero e violenze. Nel 1996 scomparì misteriosamente il pescatore Domitilio Calix Arzu. Nel 2001, il sommozzatore Jesus Flores Paredes fu ferito al braccio da un colpo di fucile. Da un anno, una pattuglia dell'esercito ha cominciato a sorvegliare il Cayo Chachahuate (il più popolato) spaventando la popolazione.

Oggi è arrivata un'altra minaccia. Da quando sul Cayo Paloma sono sbarcati i naufraghi di Rai Due è stata proibita la pesca ai garrifuna intorno al Cayo per evitare di rompere l'incantesimo del naufragio. Adrian Oviedo, presidente della Fondazione Cayos Cochinos, che gestisce l'area in collaborazione con il WWF (che, in teoria, dovrebbe proteggere i popoli indigeni) è sbarcato a Chachahuate (principale centro dei Cayos) per intimare espressamente alla popolazione di non avvicinarsi all' Isola dei Famosi. Per la produzione della trasmissione, il timore è che qualche pescatore finisca per sbaglio nell'inquadratura rompendo l'illusione del naufragio in un'isola deserta.

Per la comunità garifuna, il divieto significa rinunciare a un'area di pesca che sostenta la comunità. E i malumori non sono legati soltanto alla pesca. Gli abitanti vedono nella presenza della trasmissione un nuovo esempio della gestione ipocrita della fondazione. Mentre l'organizzazione sostiene di essere impegnata nella difesa della natura, l'arrivo dell'Isola dei Famosi minaccia la tenuta ecologica dell'area. Il Cayo Paloma è uno dei siti dove una tartaruga a rischio di estinzione depone le sue uova. Gli abitanti di Chachahuate denunciano che è stato addirittura tirato un cavo elettrico subacqueo per alimentare le apparecchiature della troupe al seguito dei «famosi».

«Crediamo che sia vergognoso il comportamento della televisione italiana - ha dichiarato Miriam Miranda di Ofraneh (Organisacion Fraternal Negra de Honduras) - si sta attentando al diritto all'alimentazione della comunità».Un altro timore è che la trasmissione venga utilizzata dalla fondazione come un megaspot pubblicitario per aumentare il turismo nella zona senza nessun vantaggio per le popolazioni. Oggi, dai turisti che arrivano nelle isole dell'arcipelago, la fondazione riscuote una tariffa di ingresso tra i 5 e i 10 dollari. Quanto va alle comunità ? «Neppure un centesimo» - dice Malaka, un pescatore che vive a Chachahuate da oltre 30 anni.


L'invadente presenza dei «famosi» di Rai Due dimostra come l'arcipelago stia assumendo sempre più le caratteristiche di un paradiso privatizzato in mano a pochi ricchi. Mentre i garifuna lottano ancora per ottenere un titolo di proprietà comunitario per i territori in cui vivono, molte isole dell'arcipelago sono già state comprate da investitori europei, tra cui diversi italiani, in barba alla costituzione honduregna che lo vieta espressamente. Un nobiluomo torinese, il barone Emilio Accusani di Retorto Portanova,ad esempio,è il proprietario del Cayo Culebra che fronteggia l'atollo dei «famosi».

La situazione patita dagli abitanti dei Cayos Cochinos è una spia della minaccia vissuta dai garifuna che abitano la costa nord dell'Honduras. Negli ultimi anni, le zone costiere e le isole della zona sono state sottoposte a un processo di privatizzazione selvaggia nel contesto di progetti di sviluppo turistico finanziati dal Banco Mondiale e dal Banco Interamericano di Sviluppo. Di fronte all'aggressione al loro territorio, i garifuna stanno reagendo cercando di sviluppare progetti turistici comunitari. Nel Cayo Chachahuate, ad esempio, presto comincerà la costruzione di alcune capanne per ospitare i viaggiatori. I turisti qui saranno i benvenuti quando a guadagnarne saranno le comunità garifuna che abitano in queste zone da centinaia di anni.


Fonte:ECplanet

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