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La presenza di Dio

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2020 09:44
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[SM=x44599] infatti bisogna guardare in silenzio i tg e contemplare in silezio le grandi meraviglie che ci da' e ci dara'[SM=x44600] [SM=x44600]

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non bisogna avere paura di un Popolo che non ha Potere ma di chi detiene il Potere di Quel Popolo
anche perché la MORTE non accetta una lira
19/04/2011 12:49
 
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... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!


Papa Ratzinger, sei anni dopo




«Grandissimo teologo e parroco»
Angelo Scelzo

Il Pontificato di Benedetto XVI giunge oggi al traguardo dei sei anni. La fumata bianca che annunciava la sua elezione, giunse, infatti, alle 17,50 del 19 aprile 2005. Poi le cam­pane di san Pietro cominciarono a suonare a distesa. Alle 18,40 si aprirono le finestre della Loggia delle Benedizioni e il cardinale protodiacono, Jorge Arturo Medina Estevez, annunciò il suo nome. Dieci minuti dopo Benedetto XVI rivolse ai fedeli un breve saluto: «Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i cardinali hanno eletto me, un umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere». I Parole che entrarono subito nel cuore della gente. Dal 16 al 21 agosto, Benedetto XVI sarà a Madrid per la Giornata mondiale della gioventù, tre anni dopo la Gmg di Sydney (qui sopra, il Papa saluta i volontari nella città australiana). Dal 3 all’11 settembre appuntamento ad Ancona per il Congresso eucaristico; nella foto Ansa, la celebrazione liturgica presieduta da papa Ratzinger al Congresso eucaristico di Bari nel 2008 Nelle foto, quattro tra gli appuntamenti principali del Papa nei prossimi mesi. Il 1° maggio la beatificazione di Giovanni Paolo II a Roma (qui sotto, il cardinale Ratzinger rende omaggio a papa Wojtyla, Osservatore Romano-Ansa). Pochi giorni dopo, il 7-8 maggio, Benedetto XVI incontrerà ad Aquileia (a sinistra, la basilica, Boato) le diocesi del Nordest.

Il tavolo di lavoro è ingombro come non mai: buon segno di attività in corso. Il telefono squilla, ma bisogna prima indovinare la direzione del suono e scavare tra le carte – libri, giornali, posta, ritagli – per trovare l’apparecchio e poi la penna per prendere nota del prossimo appuntamento in questa casa che, più che a una dimora, lascia pensare a una galleria di ricordi dei tanti viaggi per il mondo. La valigia, ora, è in un angolo, ma a 88 anni il cardinale delle"missioni impossibili", il francese basco Roger Etchegaray, non la perde d’occhio. Chissà... Anche i cardinali hanno i sogni nel cassetto; e quello di Etchegaray si chiama Cina.

Guardare avanti è un dono che non invecchia, tanto più se a scandire il tempo è il calendario sempre aggiornato sulla vita della Chiesa: mai tanto intenso come in quest’inizio di Settimana Santa che segna anche la ricorrenza dei sei anni di pontificato di Benedetto XVI, successore di Giovanni Paolo II, che il primo maggio sarà proclamato beato.

«Ecco: bisogna partire da questo provvidenziale intreccio per inquadrare al meglio anche questi primi sei anni di pontificato. Perché il primo a essere beato di questa beatificazione sarà proprio Papa Benedetto, il suo immediato successore sulla cattedra di Pietro e, da cardinale, uno dei più stretti e immediati collaboratori del Papa "venuto da lontano"».

Quando parla del Papa, Etchegaray non sembra più un cardinale di lungo (e onoratissimo) corso che ha girato il mondo in lungo e in largo sulle rotte di tutte le crisi. Quello che mostra è un candore che non solo sorprende ma disarma, dal momento che, per risalire al tempo del primo incontro con Joseph Ratzinger, occorre mettere in campo il Concilio, dove si trovarono di fronte due giovani consultori con un futuro davanti. Vennero poi i tempi dell’Europa, Etchegaray primo presidente dei vescovi continentali e l’allora arcivescovo di Monaco tra i primissimi interlocutori sui grandi temi del vecchio continente. Eppure, il lungo tratto del cammino comune è diventato, da sei anni a questa parte, solo un privilegio in più; e più degli altri da tenere al riparo, come avvolto in una forma di delicatissima discrezione. È stato Papa Benedetto, appena eletto, a ricordargli che un suo amico, Georg Thurmayer, era rimasto ospite per molto tempo, durante l’occupazione nazista a Espelette, nella stanza in cui Etchegaray è nato. E quando Benedetto XVI è andato a trovarlo al "Gemelli", dopo la caduta della notte di Natale a San Pietro, il cardinale ha fatto dono a un ristrettissimo gruppo di amici delle foto con il Papa: quel gesto gli è rimasto nel cuore.

«Di Papa Benedetto si ha talvolta la sensazione di conoscere tutto, a partire della sua enorme e densa produzione teologica. Ma a dire il vero si comincia appena a scoprirlo, o piuttosto a scoprire cos’è un Papa nell’esercizio della sua funzione pastorale, nel senso che è un pastore che guida il suo gregge soprattutto nelle tempeste. Eletto Papa, Benedetto è diventato parroco; la Chiesa ha scoperto un pastore e non solo un teologo, e il mondo un suo irrinunciabile punto di riferimento».
Parroco? «Sì, proprio così. Non ha forse esordito definendosi un "operaio nella vigna del Signore"? La sua omelia nella Domenica delle Palme è stata, in questo senso, esemplare: ha parlato dell’umiltà di Dio, che ha scelto la via della Croce per manifestare in forma estrema il suo amore. Il pontificato di Papa Benedetto va per queste strade. Del resto, ciò che si era già profilato nella prima Enciclica, <+corsivo>Deus Caritas est<+tondo>, ora a distanza di sei anni ha preso consistenza e si è fatto ossatura; ha come chiarito e svelato la forza d’animo del Papa. Benedetto XVI, in sostanza, ha posto serenamente ma fermamente le distanze tra la Chiesa e le sovrastrutture delle ideologie e di una visione semplicemente geopolitica. Ha puntato all’essenziale e ha portato tutta la Chiesa a riflettere, nel solco della strada maestra di Cristo, sulle grandi questioni che scuotono il mondo: l’integrazione di tutti, e in particolare di giovani in una società sempre più segnata dal multiculturalismo; la difesa dell’istituto coniugale e familiare, anche di fronte ai valori della bioetica; la crescente responsabilità dei paesi ricchi verso i paesi poveri».

Anche Etchegaray, dopo una vita che lo ha portato in capo al mondo, si ritrova oggi a centrare il tiro su quelli che possono essere definiti i suoi tre grandi interessi: la Cina, l’Ortodossia (soprattutto russa) e l’Ebraismo. Sono i temi che ancora oggi riescono ad allungare il suo sguardo in avanti. Ma l’orizzonte prossimo – i sei anni di pontificato di Papa Benedetto e la beatificazione di Giovanni Paolo II – lo chiama in causa da molti fronti: «Qualcuno insiste ancora a fare un raffronto tra i due Papi; un’operazione del tutto fuori luogo. Ciascuno ha la sua personalità e la sua particolare cultura, ma entrambi portano la stessa tradizione e la stessa continuità ecclesiale, valori che vanno ben oltre l’essere concreto di ciascuno. Nella conversazione con Peter Seewald, c’è un passaggio fondamentale: "Il Papa vuole oggi che la sua Chiesa si sottometta ad una purificazione fondamentale… Si tratta di far vedere Dio agli uomini, di dire loro la verità. La verità sui misteri della Creazione. La verità sull’esistenza umana. E la verità sulla nostra speranza, al di là della sola nostra vita terrena"».

«Tutto – prosegue Etchegaray – potrebbe sintetizzarsi in questo pensiero: "Il cristianesimo è in
perenne stato di nuovo inizio". È questa stessa audacia della fede che noi raccoglieremo il primo maggio dalla vita del suo predecessore Giovanni Paolo II. E dallo stesso Papa Benedetto che, nel sesto anniversario del pontificato, continuerà, a suo modo, il dialogo con Papa Wojtyla: un dialogo sulla trama della santità».



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19/04/2011 17:11
 
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... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!

PASQUA: tempo di S a l v e z z a
«... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce»
(Fl 2, 8)



“Pietà" - Giovanni Bellini (1455-1460) - Pinacoteca di Brera, Milano

«Noi da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all'altezza di Dio.
Non ne siamo in grado. Proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso
il basso e ci allontana da Dio. Dio stesso deve tirarci in alto, ed è questo che
Cristo ha iniziato sulla Croce. Egli è disceso fin nell'estrema bassezza
dell'esistenza umana, per tirarci in alto verso di sé, verso il Dio vivente»


La kenosi di Cristo

Benedetto XVI

Ci commuove nuovamente ogni anno, nella Domenica delle Palme, salire assieme a Gesù il monte verso il santuario, accompagnarLo lungo la via verso l'alto. In questo giorno, su tutta la faccia della terra e attraverso tutti i secoli, giovani e gente di ogni età Lo acclamano gridando: "Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".
Ma che cosa facciamo veramente quando ci inseriamo in tale processione - nella schiera di coloro che insieme con Gesù salivano a Gerusalemme e Lo acclamavano come re di Israele? È qualcosa di più di una cerimonia, di una bella usanza? Ha forse a che fare con la vera realtà della nostra vita, del nostro mondo? Per trovare la risposta, dobbiamo innanzitutto chiarire che cosa Gesù stesso abbia in realtà voluto e fatto. Dopo la professione di fede, che Pietro aveva fatto a Cesarea di Filippo, nell'estremo nord della Terra Santa, Gesù si era incamminato come pellegrino verso Gerusalemme per le festività della Pasqua. È in cammino verso il tempio nella Città Santa, verso quel luogo che per Israele garantiva in modo particolare la vicinanza di Dio al suo popolo. È in cammino verso la comune festa della Pasqua, memoriale della liberazione dall'Egitto e segno della speranza nella liberazione definitiva. Egli sa che Lo aspetta una nuova Pasqua e che Egli stesso prenderà il posto degli agnelli immolati, offrendo se stesso sulla Croce. Sa che, nei doni misteriosi del pane e del vino, si donerà per sempre ai suoi, aprirà loro la porta verso una nuova via di liberazione, verso la comunione con il Dio vivente. È in cammino verso l'altezza della Croce, verso il momento dell'amore che si dona. Il termine ultimo del suo pellegrinaggio è l'altezza di Dio stesso, alla quale Egli vuole sollevare l'essere umano.

La nostra processione odierna vuole quindi essere l'immagine di qualcosa di più profondo, immagine del fatto che, insieme con Gesù, c'incamminiamo per il pellegrinaggio: per la via alta verso il Dio vivente. È di questa salita che si tratta. È il cammino a cui Gesù ci invita. Ma come possiamo noi tenere il passo in questa salita? Non oltrepassa forse le nostre forze? Sì, è al di sopra delle nostre proprie possibilità. Da sempre gli uomini sono stati ricolmi - e oggi lo sono quanto mai - del desiderio di "essere come Dio", di raggiungere essi stessi l'altezza di Dio. In tutte le invenzioni dello spirito umano si cerca, in ultima analisi, di ottenere delle ali, per potersi elevare all'altezza dell'Essere, per diventare indipendenti, totalmente liberi, come lo è Dio. Tante cose l'umanità ha potuto realizzare: siamo in grado di volare. Possiamo vederci, ascoltarci e parlarci da un capo all'altro del mondo. E tuttavia, la forza di gravità che ci tira in basso è potente. Insieme con le nostre capacità non è cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si pongono come tempeste minacciose sopra la storia. Anche i nostri limiti sono rimasti: basti pensare alle catastrofi che in questi mesi hanno afflitto e continuano ad affliggere l'umanità. I Padri hanno detto che l'uomo sta nel punto d'intersezione tra due campi di gravitazione. C'è anzi tutta la forza di gravità che tira in basso - verso l'egoismo, verso la menzogna e verso il male; la gravità che ci abbassa e ci allontana dall'altezza di Dio. Dall'altro lato c'è la forza di gravità dell'amore di Dio: l'essere amati da Dio e la risposta del nostro amore ci attirano verso l'alto. L'uomo si trova in mezzo a questa duplice forza di gravità, e tutto dipende dallo sfuggire al campo di gravitazione del male e diventare liberi di lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravità di Dio, che ci rende veri, ci eleva, ci dona la vera libertà.

Dopo la liturgia della Parola, all'inizio della Preghiera eucaristica durante la quale il Signore entra in mezzo a noi, la Chiesa ci rivolge l'invito: "Sursum corda - in alto i cuori!". Secondo la concezione biblica e nella visione dei Padri, il cuore è quel centro dell'uomo in cui si uniscono l'intelletto, la volontà e il sentimento, il corpo e l'anima. Quel centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito; in cui volontà, sentimento e intelletto si uniscono nella conoscenza di Dio e nell'amore per Lui. Questo "cuore" deve essere elevato. Ma ancora una volta: noi da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all'altezza di Dio. Non ne siamo in grado. Proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio. Dio stesso deve tirarci in alto, ed è questo che Cristo ha iniziato sulla Croce. Egli è disceso fin nell'estrema bassezza dell'esistenza umana, per tirarci in alto verso di sé, verso il Dio vivente. Egli è diventato umile, dice oggi la seconda lettura. Soltanto così la nostra superbia poteva essere superata: l'umiltà di Dio è la forma estrema del suo amore, e questo amore umile attrae verso l'alto.
Il Salmo processionale 24, che la Chiesa ci propone come "canto di ascesa" per la liturgia di oggi, indica alcuni elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa e senza i quali non possiamo essere sollevati in alto: le mani innocenti, il cuore puro, il rifiuto della menzogna, la ricerca del volto di Dio. Le grandi conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del progresso dell'umanità soltanto se sono unite a questi atteggiamenti - se le nostre mani diventano innocenti e il nostro cuore puro, se siamo in ricerca della verità, in ricerca di Dio stesso, e ci lasciamo toccare ed interpellare dal suo amore. Tutti questi elementi dell'ascesa sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l'alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio. Abbiamo bisogno di Lui: Egli ci tira verso l'alto, nell'essere sorretti dalle sue mani - cioè nella fede - ci dà il giusto orientamento e la forza interiore che ci solleva in alto. Abbiamo bisogno dell'umiltà della fede che cerca il volto di Dio e si affida alla verità del suo amore.

La questione di come l'uomo possa arrivare in alto, diventare totalmente se stesso e veramente simile a Dio, ha da sempre impegnato l'umanità. È stata discussa appassionatamente dai filosofi platonici del terzo e quarto secolo. La loro domanda centrale era come trovare mezzi di purificazione, mediante i quali l'uomo potesse liberarsi dal grave peso che lo tira in basso ed ascendere all'altezza del suo vero essere, all'altezza della divinità. Sant'Agostino, nella sua ricerca della retta via, per un certo periodo ha cercato sostegno in quelle filosofie. Ma alla fine dovette riconoscere che la loro risposta non era sufficiente, che con i loro metodi egli non sarebbe giunto veramente a Dio. Disse ai loro rappresentanti: Riconoscete dunque che la forza dell'uomo e di tutte le sue purificazioni non basta per portarlo veramente all'altezza del divino, all'altezza a lui adeguata. E disse che avrebbe disperato di se stesso e dell'esistenza umana, se non avesse trovato Colui che fa ciò che noi stessi non possiamo fare; Colui che ci solleva all'altezza di Dio, nonostante la nostra miseria: Gesù Cristo che, da Dio, è disceso verso di noi e, nel suo amore crocifisso, ci prende per mano e ci conduce in alto.
Noi andiamo in pellegrinaggio con il Signore verso l'alto. Siamo in ricerca del cuore puro e delle mani innocenti, siamo in ricerca della verità, cerchiamo il volto di Dio.

Manifestiamo al Signore il nostro desiderio di diventare giusti e Lo preghiamo: Attiraci Tu verso l'alto! Rendici puri! Fa' che valga per noi la parola che cantiamo col Salmo processionale; cioè che possiamo appartenere alla generazione che cerca Dio, "che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (Sal 24, 6).



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[SM=x44599] bestion per spegnere le fiamme dell'inferno prova farci pipi sopra [SM=x44600]

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anche perché la MORTE non accetta una lira
20/04/2011 00:25
 
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Non multa sed multum
Gianfranco Ravasi

Si dice talvolta che i critici non leggono da capo a fondo i libri dei quali devono parlare. No, non lo fanno. O per lo meno, non sono tenuti a farlo.

Per riconoscere la specie e la qualità di un vino non c'è bisogno di bere tutta la botte.Un famoso critico letterario, ora scomparso, a una signora che gli chiedeva se leggesse tutte le pagine di tutti i libri che recensiva, aveva reagito scrollando le spalle: «Ci mancherebbe anche questo!».
Ricordo questa scena, accaduta in mia presenza, perché fa il paio con quella di coloro che, vedendo enormi biblioteche private, chiedono al loro proprietario: «Lei li ha letti tutti?».

In realtà, bisogna evitare i due estremi facilmente ipotizzabili. Da un lato, parlare o scrivere di cose che non si sanno o che si conoscono solo vagamente: di un altro critico si diceva ironicamente che recensiva solo i libri che non leggeva! Ribadire la serietà professionale in un tempo di fretta, di approssimazione e di luoghi comuni è sempre necessario.Tuttavia c'è l'altro estremo da evitare, quello della pedanteria e della perdita di tempo.

E qui viene bene la frase sopra citata di Oscar Wilde, il famoso scrittore inglese, nato a Dublino nel 1854 e morto a Parigi nel 1900. In tutte le attività è indispensabile avere un pizzico di genialità, una scintilla di acutezza, un minimo di capacità nel saper cogliere la sostanza dei problemi, senza disperdersi in questioni secondarie.

E' questo anche un consiglio per studenti che stanno riprendendo la scuola perché sappiano molto (multum) e non molte cose (multa), come dicevano gli antichi latini (non multa sed multum).



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Bestion., 20/04/2011 00.25:



Non multa sed multum





[SM=x44613] cosa vuol dire "e non so' niente" [SM=x44599] [SM=x44645] [SM=x44601]

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anche perché la MORTE non accetta una lira
20/04/2011 15:27
 
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PASQUA: tempo di S a l v e z z a
«Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così
le loro testimonianze non erano concordi»

(Mc 14, 56)



“Cristo davanti a Pilato" - Mihály Munkácsy (1881) - Déri Museum, Debrecen

«Gesù si è consegnato all’esegeta, allo storico, al critico
come si è consegnato ai soldati, agli altri
giudici, alle turbe»

(Charles Peguy)


Chi fa guerra a Gesù?

Andrea Galli

«Gesù si è consegnato all’esegeta, allo storico, al critico come si è consegnato ai soldati, agli altri giudici, alle turbe». Dovendo scegliere tra un mare di rimandi e circa 800 note, questa citazione di Charles Peguy è una di quelle che meglio racchiudono il senso dell’ultima fatica di Antonio Socci, La guerra contro Gesù (Rizzoli, pagine 440, euro 18,50), scritto dal giornalista e saggista senese con la vis polemica, il gusto per lo scavo documentario e l’apertura al soprannaturale che lo hanno reso popolare.

Si tratta di una sorta di viaggio nel tempo seguendo la traccia indicata nel titolo, l’odio bimillenario per un «ebreo marginale» e per i suoi seguaci. Un viaggio che parte da un fatto recentissimo, l’assassinio del cattolico Shahbaz Bhatti, ministro pakistano per le minoranze religiose, e dalle persecuzioni nei confronti dei cristiani in lande più o meno sperdute del mondo. Passa poi per le persecuzioni politicamente corrette, ossia per l’anticattolicesimo quale «ultimo pregiudizio accettabile», come recita il titolo di un saggio del sociologo episcopaliano Philip Jenkins, per il dileggio mediatico e la pressione dell’opinione pubblica.

Torna a una della matrici di questo odio «illuminato», Voltaire, soffermandosi sul lato noir del polemista francese, ben noto agli storici ma quasi per nulla al grande pubblico: il Voltaire rabbiosamente antisemita indagato da uno dei massimi esperti dell’argomento, Leon Poliakov; quello razzista del Trattato di Metafisica; quello azionista di una compagnia mercantile di Nantes dedita alla tratta dei «negri»; quello dell’écrasez l’infâme, preda di un’ossessione, una sorta di nevrosi anti-cristiana, secondo la diagnosi di quel finissimo filologo che fu Erich Auerbach.

Un Voltaire che è stato nondimeno mistificato e mitizzato dalla cultura di matrice illuminista, da quella stessa classe intellettuale che ha irriso alla deificazione di predicatore della Galilea operata da un manipolo di discepoli visionari. Socci sovrappone poi l’odio per Cristo nella sua radice ebraica e nella sua continuazione storica, cioè la Chiesa cattolica -a quello di un’altra figura apparentemente agli antipodi, Alfred Rosenberg, uno degli ideologi del Terzo Reich con il suo Mito del XX secolo. Anche in lui l’antisemitismo fa tutt’uno con l’anticattolicesimo, nel tentativo di strappare la figura di Gesù dalla suo fondamento storico e piegarlo ai canoni della religio ariana.

E qui il viaggio arriva a nei pressi di un’altra «guerra» contro la figura di Cristo, che sta particolarmente a cuore all’autore, che vi si sofferma per oltre la metà del libro e che riguarda la storicità di Gesù e dei Vangeli. Socci riprende un filone a cui si era dedicato all’inizio degli anni ’90 sul settimanale "Il Sabato" e sul mensile "30Giorni".

Venti anni dopo torna a denunciare la resistenza di esegeti e studiosi delle Scritture a confrontarsi con le più recenti acquisizioni scientifiche. Se nel mondo dei neotestamentaristi il canone vigente pare essere ancora quello formulato da un luminare come John Meier, ovvero che «Gesù fu semplicemente insignificante per la storia nazionale e mondiale, agli occhi degli storici giudei e pagani del I secolo e dell’inizio del II secolo», la realtà sembra dire l’opposto.

Ovvero che la quantità di attestazioni della vicenda di Gesù e del propagarsi del suo culto, a partire dai primi anni dopo la sua morte, è prodigiosa contando l’irrilevanza politica del protagonista e la quantità di documentari rimastici di un tempo così remoto. Socci elenca una trentina di queste attestazioni, appoggiandosi anche alle ricerche di due antichiste italiane come Marta Sordi e la sua allieva Ilaria Ramelli. Dal senatoconsulto del 35 d.C. con cui Tiberio sottopose al senato romano l’ammissione della figura di Gesù nel pantheon delle divinità; alla testimonianza di Abgar il Nero, toparco di Edessa, databile verso il 36 d.C.; all’epistolario tra Seneca e san Paolo, di cui la Sordi ha provato l’altissima attendibilità; alla parodia cifrata del cristianesimo nel Satyricon di Petronio; al quadrato magico del Sator, forse la più famosa struttura palindroma del mondo classico ritrovata anche a Pompei, e il cui significato cristiano pare difficilmente contestabile; alla testimonianza di Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche, che resta cruciale anche al netto di eventuali interpolazioni cristiane.

E così, se resta «canonica» la datazione bassa dei Vangeli, dal 70 d.C. in su, Socci sciorina in un centinaio di pagine il perché tale posizione non è più sostenibile: dai risultati della scuola esegetica di Madrid sul sostrato aramaico dei Vangeli, agli studi pionieristici in tal senso di Jean Carmignac, a quelli dell’anglicano John A.T. Robinson (partito da un approccio «demitizzante»), a quelli di Klaus Berger sul Vangelo di Giovanni, alla questione sempre più cogente dei rimandi ai Vangeli in Paolo o nella Didaché, fino alla sfida posta dal 7Q5, il frammento trovato a Qumran e identificato dal gesuita Josè O’Callaghan e altri con un brano di Marco.

E lancia il suo j’accuse contro chi, spesso interessatamente, rifiuta a priori l’ipotesi che i Vangeli siano cronache di un evento e non rielaborazioni teologiche tardive. Non si tratta di una bega fra specialisti. Ne va della possibilità di risalire al Gesù storico e della veridicità dei suoi testimoni, come più volte ha ricordato negli ultimi 30 anni anche Joseph Ratzinger. Negate o minimizzate le quali, da lì a considerare il tutto una sublime fabula il passo è breve.



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Bestion., 20/04/2011 15.27:



Chi fa guerra a Gesù?
Andrea Galli






[SM=x44613] [SM=x44613] boh!!!!! forse chi fa' la donna invece di servire la donna [SM=x44600] [SM=x44619]

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Bestion., 19/04/2011 12.49:



Papa Ratzinger, sei anni dopo


«Grandissimo teologo e parroco»
Angelo Scelzo





[SM=x44599] ma doi!!!!!! che folle (ho sentito 150.000 [SM=x44607] [SM=x44597] )sara' al settimo cielo il tuo capo bestion [SM=x44600]
[SM=x44599] [SM=x44645] [SM=x44598]

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toc toc bestion ci sei ancora???? [SM=x44599]
mah!!!! [SM=x44613] [SM=x44613] senti un po'!!!!! [SM=x44597]dopo lunghi calcoli statistici/scientifici/matematici
e' appurato che "l'Uomo" deve essere fosforescente farsi massacrare e dopo tre giorni andare in giro con i buchi nelle mani [SM=x44597] come deve essere la "Donna"???? [SM=x44613] [SM=x44598] beh!!! dispensate "l'oglio" [SM=x44600] a destra e a sinistra forse mi dai qualche dritta!!!!!!! cosi' per sapere [SM=x44599] [SM=x44600] [SM=x44600]cosa dice il libro???????????? [SM=x44605] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602]
[SM=x44599] [SM=x44645] [SM=x44645] [SM=x44645] [SM=x44645]

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26/04/2011 17:50
 
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[SM=x44607] bho!!!!!! ho e' sceso dalle stelle ho si prepara per la mega festa dei lavoratori [SM=x44600] [SM=x44601]
[SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586] [SM=g48586]
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02/05/2011 22:25
 
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bestion ma dove sei finito?????? [SM=x44599] mica sara andato in magazzino a prendere la baionetta per l' M110????? [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] dai [SM=x44598] resta con noi a scovolare [SM=x44600] [SM=x44600]

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se ci sei bestion [SM=x44606] [SM=x44606] [SM=x44597]
ma poi morale della favola!!!!! [SM=x44599] il super mega galattico beato del 1 maggio [SM=x44599] [SM=x44600] [SM=x44635] (per me cannello e corda tesa [SM=x44600] ) poi con chi parla con l'Uomo o con la Donna????????? [SM=x44598] [SM=x44599] [SM=x44600] [SM=x44605]


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bestion [SM=x44607] [SM=x44607] [SM=x44607] [SM=x44607] [SM=x44607] sono in stato di shock mi sono documentato un po in giro[SM=g10255] [SM=x44613] con lorenza lei entra in gioco l'opus bagnasco e al bertun [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44644] [SM=x44644] [SM=x44644] [SM=x44644] [SM=x44644]
e qui che si vede cosa si fa' per l'italia per gli uomini "w l'italia"nota canson
te che trovi articoletti nei giornali di regime [SM=x44644] [SM=x44644] [SM=x44644] [SM=x44644] [SM=x44644] [SM=x44644] dacci dentro [SM=x44598] [SM=x44599] [SM=x44600]


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Bestion., 14/04/2011 15.46:



Il caso Giovanni Paolo II





[SM=x44613] mah!!!! bisogna aspettare il 1 novembre per avere movimento in questa discussione [SM=x44607] [SM=x44608] [SM=x44606]
possiamo parlare di questo traghettamento [SM=x44598] [SM=x44599] [SM=x44600] dell'uomo del nuovo millennio verso la nuova donna a sua immagine per il nuovo millennio [SM=x44598] [SM=x44600] [SM=x44600] [SM=x44606] [SM=x44606] [SM=x44606] [SM=x44606]
nel frattempo bestion un pezzo di piadina con una fettina di salame [SM=x44598] [SM=x44598]

[SM=x44599] [SM=x44645] [SM=x44600]


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06/05/2011 13:49
 
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... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!

La grande gioia dei veneziani per la visita apostolica di Benedetto XVI



Scola: il Papa allargherà
il cuore del Nordest

Mimmo Muolo

Memoria, identità, futuro. Le Chiese del Nordest accolgono Benedetto XVI confrontandosi con la loro storia millenaria, ma soprattutto con lo sguardo rivolto in avanti, per affrontare alla luce della fede gli inevitabili problemi dell’oggi. È questo, secondo il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, il motivo ispiratore della visita del Papa. «Un motivo – afferma il porporato – già esplicitato dal motto: "Tu conferma la nostra fede"». La fede, infatti, non solo non è in contraddizione con la ragione, ma è la sua pienezza. E la fede – aggiunge il patriarca – è l’appoggiarsi su Gesù come roccia della nostra esistenza, da cui scaturiscono uno stile, cioè una visione e una pratica di vita, che si riflette poi in tutte le dimensioni dell’umano, soprattutto negli affetti, nel lavoro, nel riposo.

Che cosa chiedete, dunque al Pontefice con questa visita?
Di allargare la nostra mente ed il nostro cuore ad accogliere il disegno di Dio. Oseremo tra l’altro dargli del "tu", per mettere in evidenza una delle caratteristiche fondamentali del cristianesimo che è il rapporto da persona a persona.

Le Chiese del Nordest, terra di profonde radici cristiane, hanno bisogno oggi di essere confermate nella fede?
Le radici della nostra fede sono profonde. Ma anche noi viviamo il travaglio tipico del secolarismo. In pratica la fatica dell’uomo contemporaneo, soprattutto in Occidente, a concepirsi in relazione piena con gli altri. L’individualismo fa sentire i suoi effetti e ci mette alla prova. Ma qui c’è ancora un forte senso della famiglia e una visione costruttiva del lavoro. Ed è proprio su questi elementi che possiamo far leva per progettare il futuro.

Aquileia e Venezia sono sinonimi di grande storia cristiana. Quanto incide il rapporto tra memoria e futuro nella visita del Papa?
In effetti è questo il punto nevralgico e sono certo che la persona, la testimonianza ed il magistero di Benedetto XVI ci aiuteranno a coniugare al meglio le due dimensioni. Non dimentichiamo che da Aquileia sono nate 57 Chiese di vari Paesi e che Venezia ha sempre dimostrato grande apertura (si pensi al Medio ed Estremo Oriente) e capacità di accoglienza verso armeni, ortodossi, ebrei, musulmani, ecc. Il problema è come declinare tutto questo nell’oggi. Proprio la fusione di popoli latini, germanici e slavi, avvenuta in passato per effetto della fede che si è irradiata dalle nostre terre, oggi può costituire un paradigma per ripensare in maniera creativa anche il rapporto tra nord e sud del mondo.

Il Nordest è stato in questi decenni anche un modello di sviluppo economico. In un tempo di crisi dal Papa della «Caritas in veritate» vi aspettate una parola su questo tema?
Penso che da noi il Papa potrà fare riferimento alla grande novità contenuta nella sua enciclica sociale: l’allargamento della ragione economica alla dimensione della gratuità e della fraternità. Il tessuto socio-economico del Nordest è composto, infatti, da migliaia di imprese familiari e dunque ha bisogno di solidarietà, di capacità di fare sistema. Perciò l’insegnamento sociale del Papa può davvero trovare terreno fertile nel Nordest.

Lei accennava anche alla capacità di questa terra di essere punto di incontro tra i popoli europei. Un messaggio diretto all’Unione Europea che nelle ultime settimane non ha dato grande prova di coesione interna?
Ciò che oggi manca all’Europa è proprio la riscoperta della assoluta necessità di buone relazioni e di pratiche virtuose. Un modo di intendere i rapporti tra le persone e tra i popoli che non obbedisca solo alle mere logiche economiche e di profitto. Come in passato l’identità del continente è derivata dalla sintesi tra Roma, Atene e Gerusalemme che ha realizzato l’incontro tra <+corsivo>logos<+tondo> e amore, anche oggi, su questa base, l’incontro tra culture diverse può diventare un paradigma per affrontare il processo di "meticciato di civiltà" e per la costruzione di istituzioni comunitarie più solidali. Da questo punto di vista, diversi saranno i gesti significativi del Papa durante la visita. Alla Messa di domenica, ad esempio, saranno presenti fedeli di tutti i Paesi confinanti, legati ad Aquileia proprio per mettere in evidenza questo incontro già fecondo in passato, che chiede di essere ripensato per il presente e il futuro.

Benedetto XVI giunge nel Nordest una settimana dopo la beatificazione di Giovanni Paolo II. Che significato ha questa coincidenza temporale?
È un felice auspicio. La memoria di Giovanni Paolo II è ancora vivissima sia a Venezia, dove è diventata proverbiale una formula da lui usata nella visita del 1985, «Venezia città dell’umanità», sia nel Triveneto, dove ha trascorso diversi periodi di vacanza. L’arrivo del suo successore, Benedetto XVI, dopo la beatificazione di domenica scorsa, sta mobilitando ancor di più i credenti all’incontro con il Papa.



Fonte -



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[SM=x44607] a allora ci sei !!!!!!![SM=x44597]
pero' e meglio che parlevamo di laurence la parigina [SM=x44609] [SM=x44610]

vabe'!!!!!!!
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cia' forse e' meglio spegnere il mio 14"
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mah!!!! [SM=x44599] anche io mi fermo qui [SM=x44600]
[SM=x44614] [SM=x44614] [SM=x44614] [SM=x44614] [SM=x44614]

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09/05/2011 17:38
 
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... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!

Papa Ratzinger in visita ad Aquileia e Venezia

«Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?»
(Lc 24, 18)



“Incontro sulla via di Emmaus" - Tintoretto (ultimo decennio XVI) - Ospizio Proti-Vajenti-Malacarne, Vicenza

«Siate santi! Ponete al centro della vostra vita Cristo!
Costruite su di Lui l’edificio della vostra esistenza.
In Gesù troverete la forza per aprirvi agli altri e
per fare di voi stessi, sul suo esempio,
un dono per l’intera umanità.»


... noi speravamo che ...

Benedetto XVI

Il Vangelo della Terza Domenica di Pasqua - ora ascoltato - presenta l’episodio dei discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), un racconto che non finisce mai di stupirci e di commuoverci. Questo episodio mostra le conseguenze che Gesù risorto opera nei due discepoli: conversione dalla disperazione alla speranza; conversione dalla tristezza alla gioia; e anche conversione alla vita comunitaria. Talvolta, quando si parla di conversione, si pensa unicamente al suo aspetto faticoso, di distacco e di rinuncia. Invece, la conversione cristiana è anche e soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore. Essa è sempre opera di Cristo risorto, Signore della vita, che ci ha ottenuto questa grazia per mezzo della sua passione e ce la comunica in forza della sua risurrezione.

Cari fratelli e sorelle! Sono venuto tra voi come Vescovo di Roma e continuatore del ministero di Pietro, per confermarvi nella fedeltà al Vangelo e nella comunione. Sono venuto per condividere con i Vescovi e i Presbiteri l’ansia dell’annuncio missionario, che tutti ci deve coinvolgere in un serio e ben coordinato servizio alla causa del Regno di Dio. Voi, oggi qui presenti, rappresentate le Comunità ecclesiali nate dalla Chiesa madre di Aquileia. Come in passato, quando quelle Chiese si distinsero per il fervore apostolico e il dinamismo pastorale, così anche oggi occorre promuovere e difendere con coraggio la verità e l’unità della fede. Occorre rendere conto della speranza cristiana all’uomo moderno, sopraffatto non di rado da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire.

Voi vivete in un contesto nel quale il Cristianesimo si presenta come la fede che ha accompagnato, nei secoli, il cammino di tanti popoli, anche attraverso persecuzioni e prove molto dure. Di questa fede sono eloquente espressione le molteplici testimonianze disseminate ovunque: le chiese, le opere d’arte, gli ospedali, le biblioteche, le scuole; l’ambiente stesso delle vostre città, come pure delle campagne e delle montagne, tutte costellate di riferimenti a Cristo. Eppure, oggi questo essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verità e dei suoi contenuti più profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente - e negli aspetti piuttosto sociali e culturali -, abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l’esperienza di fede in Gesù crocifisso e risorto non illumina il cammino dell’esistenza, come abbiamo ascoltato nel Vangelo odierno a proposito dei due discepoli di Emmaus, i quali, dopo la crocifissione di Gesù, facevano ritorno a casa immersi nel dubbio, nella tristezza e nella delusione. Tale atteggiamento tende, purtroppo, a diffondersi anche nel vostro territorio: questo avviene quando i discepoli di oggi si allontanano dalla Gerusalemme del Crocifisso e del Risorto, non credendo più nella potenza e nella presenza viva del Signore. Il problema del male, del dolore e della sofferenza, il problema dell’ingiustizia e della sopraffazione, la paura degli altri, degli estranei e dei lontani che giungono nelle nostre terre e sembrano attentare a ciò che noi siamo, portano i cristiani di oggi a dire con tristezza: noi speravamo che il Signore ci liberasse dal male, dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura, dall’ingiustizia.

È necessario, allora, per ciascuno di noi, come è avvenuto ai due discepoli di Emmaus, lasciarsi istruire da Gesù: innanzitutto, ascoltando e amando la Parola di Dio, letta nella luce del Mistero Pasquale, perché riscaldi il nostro cuore e illumini la nostra mente, e ci aiuti ad interpretare gli avvenimenti della vita e dare loro un senso. Poi, occorre sedersi a tavola con il Signore, diventare suoi commensali, affinché la sua presenza umile nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue ci restituisca lo sguardo della fede, per guardare tutto e tutti con gli occhi di Dio, nella luce del suo amore. Rimanere con Gesù che è rimasto con noi, assimilare il suo stile di vita donata, scegliere con lui la logica della comunione tra di noi, della solidarietà e della condivisione. L’Eucaristia è la massima espressione del dono che Gesù fa di se stesso ed è un invito costante a vivere la nostra esistenza nella logica eucaristica, come un dono a Dio e agli altri.

Il Vangelo riferisce anche che i due discepoli, dopo aver riconosciuto Gesù nello spezzare il pane, «partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme» (Lc 24,33). Essi sentono il bisogno di ritornare a Gerusalemme e raccontare la straordinaria esperienza vissuta: l’incontro con il Signore risorto. C’è un grande sforzo da compiere perché ogni cristiano, qui nel Nord-est come in ogni altra parte del mondo, si trasformi in testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l’evento della morte e della risurrezione di Cristo. Conosco la cura che, come Chiese del Triveneto, ponete nel cercare di comprendere le ragioni del cuore dell’uomo moderno e come, richiamandovi alle antiche tradizioni cristiane, vi preoccupate di tracciare le linee programmatiche della nuova evangelizzazione, guardando con attenzione alle numerose sfide del tempo presente e ripensando il futuro di questa regione. Desidero, con la mia presenza, sostenere la vostra opera e infondere in tutti fiducia nell’intenso programma pastorale avviato dai vostri Pastori, auspicando un fruttuoso impegno da parte di tutte le componenti della Comunità ecclesiale.

Anche un popolo tradizionalmente cattolico può, tuttavia, avvertire in senso negativo, o assimilare quasi inconsciamente, i contraccolpi di una cultura che finisce per insinuare un modo di pensare nel quale viene apertamente rifiutato, o nascostamente ostacolato, il messaggio evangelico. So quanto sia stato e quanto continui ad essere grande il vostro impegno nel difendere i perenni valori della fede cristiana. Vi incoraggio a non cedere mai alle ricorrenti tentazioni della cultura edonistica ed ai richiami del consumismo materialista. Accogliete l’invito dell’Apostolo Pietro, contenuto nella seconda Lettura odierna, a comportarvi «con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri» (1 Pt 1,17); invito che si concretizza in una vita vissuta intensamente nelle strade del nostro mondo, nella consapevolezza della meta da raggiungere: l’unità con Dio, nel Cristo crocifisso e risorto. Infatti, la nostra fede e la nostra speranza sono rivolte a Dio (cfr 1 Pt 1,21): rivolte a Dio perché radicate in Lui, fondate sul suo amore e sulla sua fedeltà. Nei secoli passati, le vostre Chiese hanno conosciuto una ricca tradizione di santità e di generoso servizio ai fratelli, grazie all’opera di zelanti sacerdoti e religiosi e religiose di vita attiva e contemplativa. Se vogliamo metterci in ascolto del loro insegnamento spirituale, non ci è difficile riconoscere l’appello personale e inconfondibile che essi ci rivolgono: Siate santi! Ponete al centro della vostra vita Cristo! Costruite su di Lui l’edificio della vostra esistenza. In Gesù troverete la forza per aprirvi agli altri e per fare di voi stessi, sul suo esempio, un dono per l’intera umanità.

Attorno ad Aquileia si ritrovarono uniti popoli di lingue e culture diverse, fatti convergere non solo da esigenze politiche ma, soprattutto, dalla fede in Cristo e dalla civiltà ispirata dall’insegnamento evangelico, la Civiltà dell’Amore. Le Chiese generate da Aquileia sono chiamate oggi a rinsaldare quell’antica unità spirituale, in particolare alla luce del fenomeno dell’immigrazione e delle nuove circostanze geopolitiche in atto. La fede cristiana può sicuramente contribuire alla concretezza di un tale programma, che interessa l’armonico ed integrale sviluppo dell’uomo e della società in cui egli vive. La mia presenza tra voi vuole essere, perciò, anche un vivo sostegno agli sforzi che vengono dispiegati per favorire la solidarietà fra le vostre Diocesi del Nord-est. Vuole essere, inoltre, un incoraggiamento per ogni iniziativa tendente al superamento di quelle divisioni che potrebbero vanificare le concrete aspirazioni alla giustizia e alla pace.

Questo, fratelli, è il mio auspicio, questa è la preghiera che rivolgo a Dio per tutti voi, invocando la celeste intercessione della Vergine Maria e dei tanti Santi e Beati, tra i quali mi è caro ricordare san Pio X e il beato Giovanni XXIII, ma anche il Venerabile Giuseppe Toniolo, la cui beatificazione è ormai prossima. Questi luminosi testimoni del Vangelo sono la più grande ricchezza del vostro territorio: seguite i loro esempi e i loro insegnamenti, coniugandoli con le esigenze attuali. Abbiate fiducia: il Signore risorto cammina con voi, ieri, oggi e sempre.



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09/05/2011 21:53
 
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[SM=x44598] .... o topin topin topin ..... (tofee-vasco rossi) [SM=x44599] e come essere al "cavallino" [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602]

di bestion ma l'unica cosa che sapete costruire sono santuari e chiese????????????????????????????????????????????? [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602]
[Modificato da paul_65 09/05/2011 21:56]

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che carattere!!!! [SM=x44632]
era per il 5*1000 (o se vuoi la decima [SM=x44599] ) volevo solo essere sicuro che dio non si facesse pagare [SM=x44605] [SM=x44606] [SM=x44606] [SM=x44600]
vabe!! per la speranza [SM=x44608] sai che figata incrociare le dita per uscire di casa e dire "speriamo di non incontrare l' Uomo" [SM=x44600]
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[SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] sai bestion che potresti insegnare [SM=x44599] [SM=x44600] pero'!!! [SM=x44597]per esempio invece di insegnare di non attaccarsi alle cose materiali perche' bisogna schiattare [SM=x44600] io insegnerei quando si e' in un parcheggio come scendere dal bagagliaio [SM=x44600] chiaramente se non c'e' la macchina dietro [SM=x44606] [SM=x44606] [SM=x44600] poi certo dipende da come gli gira all'Uomo [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44600] [SM=x44600]
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cosi metre cazzeggiavo mi e' venuta in mente una domanda [SM=x44600]
[SM=x44605] mah!!!! non e' che con un Uomo e' una Donna va' in crisi il sistema??????????? [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613] [SM=x44613]
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Bestion., 06/05/2011 13.49:


La grande gioia dei veneziani per la visita apostolica di Benedetto XVI






[SM=x44613] "siamo" [SM=x44600] gia' ai fatti o solo alle presentazioni [SM=x44600] [SM=x44600] [SM=x44600]
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