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Silvia Resta (La7)

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2017 14:36
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La lettera di Silvia Resta (La7) a Maria Luisa Busi
Cara Maria Luisa,

ti scrivo in questa forma perché non sarebbe bastato un sms o una telefonata lampo per esprimere le emozioni e i ragionamenti che mi hanno provocato la tua lettera- chiamiamola così- di dimissioni da conduttrice del principale telegiornale d´Italia. E soprattutto non sarebbe bastato un sms per esprimerti quel senso di "sorellanza" che ho provato, un sentimento che esce dalla sfera privata per diventare pubblico. Non credo ti sia stato facile meditare quella decisione di lasciare. Penso alle notti che non avrai dormito, ai mal di pancia, ai pensieri e ai malumori. Al senso di ingiustizia e di rabbia. Penso a tutte le insidie e ai rischi che adesso hai davanti, al senso di solitudine che nonostante gli attestati di solidarietà e di stima, magari ti prende. O ti prenderà. Penso ai colleghi che ti parleranno alle spalle (succede) alle vipere che sparleranno di te e dei tuoi tempi passati in sala trucco (è già successo). Voglio dirti: coraggio. Voglio dirti: brava.

Brava perché sei brava. Ti ho sempre considerato una numero uno tra i volti dei tg. Una conduzione elegante ma asciutta, semplice, moderna, sobria. Onesta. Ma soprattutto competente. Non da semplice lettrice di "gobbi". Un volto che "buca" (si dice nel nostro gergo) come pochi; che piace a tutti. Una risorsa che la Rai dovrebbe valorizzare, non certo perdere - mi dico, ragionando col metro delle leggi di mercato. Ma da tempo quel metro non si usa più. Altri sistemi di misura hanno preso il suo posto. Quello che mi ha colpito della tua lettera è la radiografia che hai fatto, con parole semplici e chiare, dello stato dell´ informazione televisiva nel nostro paese. Una rappresentazione della realtà deformata, manipolata, oscurata. Sostituita da qualcosa che comincia a somigliare ad un reality.

Mi ha colpito che nonostante non ci sentissimo da tempo, le tue considerazioni, le tue inquietudini, sono uguali alle mie, e a quelle di tanti altri colleghi che negli anni hanno visto svuotarsi di inchieste e di fatti gli spazi nobili dell´ informazione tv. Ma soprattutto sono le considerazioni che fanno milioni di cittadini, stufi di vedere nascoste le loro "realtà". Parlo di tutto il sistema televisivo, con rare eccezioni.

Non si racconta più il paese vero, quello della crisi che morde, quello dei pendolari che perdono ore sui treni ammassati come acciughe, quello delle scuole a pezzi, quello che frana. Non si raccontano le truffe e gli abusivismi, non si raccontano le facce della corruzione, la mafia, le mafie; le grandi inchieste sul Palazzo che in un paese "normale" avrebbero tenuto occupati per mesi cronisti e reporter.

Tu dici: non c´è più l´Italia vera. Aggiungerei: e nemmeno il mondo...Hai notato che, finita l´era Bush, anche le corrispondenze dagli Stati Uniti sono diventate quasi merce rara? Ti ricordi quando ogni giorno c´era un pezzo sul cane del Presidente americano, e da quando è arrivato Obama...giusto il minimo. Comunque... Abbiamo iniziato quasi insieme il nostro percorso giornalistico. Ricordo gli esami e il seminario di Urbino. 1989. C´era Roberto Morrione, capo cronista del tg1, che insegnava che la notizia la devi inseguire, la devi "cacciare", e non devi mollare, a costo di starci sopra per mesi. E raccontava della storia di Ustica, un´ inchiesta a cui il suo tg1 si era dedicato lavorando per mesi in apnea, in sommersione, e portando poi risultati importanti: scoop. Sono passati anni luce, un pezzo di storia.

Il paese è cambiato, e l´informazione del "sistema televisivo" sembra essere regredita ad un´ era di oblio. Sembra come rispondere ad una regia unica, monocratica, che l´ha spinta a diventare una sorta di fabbrica del falso. E allora giù, a pioggia, i pezzi cosiddetti di alleggerimento. La ricetta per fare il cappuccino era una titolo recente di un tg, il giorno in cui mancava quello sulle intercettazioni. E i servizi sulle scarpe di pitone col tacco alto trenta centimetri. Il reportage fisso dall´ inviato nello chalet di montagna, le file agli ski lift, i regali all´ ultima moda: la chiavetta del computer coperta di diamanti. E per le mamme a cui mancano gli asili: c´è l´i- pod per le pance in attesa e il film durante il parto. Ah, mbè... Ho visto un titolo e un servizio sulla nuove tendenze degli occhiali da vista: "Se li mette anche chi ci vede bene, per essere alla moda", recitava una tua collega. Mah! E lo psicologo per i cani, e la caccia al coccodrillo. E un servizio sui maggiordomi; un altro sull´ arte di apparecchiare la tavola. Coltello a destra, forchetta a sinistra e così sia.

Basta. Hai fatto bene a dire basta. Mi colpisce la crudezza del tuo direttore, che in un´ intervista al Corriere della Sera enumera, quasi con un certo disprezzo, i servizi da te realizzati: come se il tuo ruolo non fosse quello della conduzione. Mi colpisce, nelle parole del direttore, la freddezza, il trattare i giornalisti come numeri: "dopo venti anni di conduzione, è ora di cambiare". Mi stranisce poi quando parla della mimica facciale, con cui tu avresti esagerato... ma allora, mettiamoci i robot in conduzione, che è meglio! Mi dispiace, sono una all´ antica. Penso ancora che la redazione sia una squadra e che il direttore ne sia l´allenatore. E come tale dovrebbe voler bene ai suoi giocatori. Dovrebbe saperli e volerli ascoltare. Valorizzare. Utilizzare al meglio. Far parlare tutte le voci. E invece no. Giorni fa ho letto su"Il Fatto", un articolo di Massimo Fini a proposito di un sit-in di protesta davanti alla Rai di Viale Mazzini.

Durante questa manifestazione contro la falsa notizia della assoluzione nel processo Mills, raccontava Fini, erano stati spaccati alcuni televisori. Armati di martelli, i contestatori avevano fatto a pezzi una decina di apparecchi tv. Perché in sostanza, era il senso del pezzo, la tv è l´oppio dei popoli. La cosa proprio non mi è piaciuta. Mi ha fatto male. Mi ha evocato il luddismo dei tempi della rivoluzione industriale, i roghi dei libri durante il nazismo. No, per favore. Non prendetevela con la televisione. La televisione è un mezzo straordinario, capace di farci assistere ad un evento in diretta, e di farcelo vedere meglio che se fossimo lì. E´ la finestra in più dentro casa, un tappeto volante che ci può portare ovunque nel mondo. Quando ancora era in bianco e nero, ha alfabetizzato e unito questo paese. La televisione è nata per informare facendo VEDERE. Inchieste, documentari, reportage, presa diretta, cronaca. Se poi è stata trasformata in salottificio sempre più trash, in una fiction continua che produce dis-cultura, in un megafono del potere, in un mezzo che oscura piuttosto che far vedere, non è colpa sua.

E´come un frullatore: se dentro ci metti latte e fragole viene un frappè di fragola, se ci metti la m......Sono anni e anni che tu ed io (con ruoli e in spazi diversi) lavoriamo in televisione. E non possiamo che amarla. Così come amiamo questo paese, che per lavoro magari giriamo in lungo e in largo e che scopriamo sempre più saccheggiato, impoverito, triste. Eppure oggi rischi che se fai un servizio onesto, se fotografi certe realtà magari sconquassate; se parli di mafia o di camorra, ti dicono che sei "anti- italiano", o "militante". Paradossi. Cara Maria Luisa, ho visto e rivisto più volte il filmato delle contestazioni dell´ Aquila, che "va a ruba" su You Tube. Quando a te e alla tua troupe i terremotati hanno gridato "Scodinzolini".

Ho osservato la tua reazione: elegante, composta, anche se leggermente imbarazzata. Certo, l´imbarazzo c´era. Ma devo dire che sei stata una signora giornalista: hai saputo mantenere la calma, il controllo della situazione, rispettando in pieno le regole del tuo mestiere e contemporaneamente la tua azienda, azienda del servizio pubblico. E mi è dispiaciuto leggere che alcuni dei tuoi colleghi avevano preso male le tue osservazioni, come critiche al loro singolo lavoro. Io ti ho capita. Ho capito che quando parlavi del cattivo racconto del terremoto fatto in tv non parlavi dei singoli pezzi (magari certamente fatti bene), ma dell´ intero contenitore in cui questi servizi andavano a finire. Di quel "tutto va ben madama la marchesa" che il quadro complessivo tendeva forzatamente, falsamente a rappresentare. Del fatto che oggi per vedere la realtà nuda e cruda del dopo terremoto la gente debba andare al cinema. Maria Luisa, brava. Hai fatto un gesto di dignità e di coraggio.

Coraggio di donna. Fregatene dei critici, dei maligni, dei cattivi, dei detrattori, degli invidiosi e delle invidiose, delle smorfiose, di chi ti dirà che lo hai fatto per farti pubblicità, di chi ti dirà che te la tiri, di chi ha i santi protettori e ogni giorno gli telefona. Non ti amareggiare e non ti scoraggiare. Non mollare. Rimani umile. Coraggiosa, ma umile. Al servizio dei cittadini. Sappi che tanti, ma davvero tanti, ti vogliono bene. Siamo giornalisti e viviamo un momento difficile. Chi ha il senso etico di questo mestiere non può che essere smarrito e incazzato. Di fronte a questa legge sulle intercettazioni, un attacco al cuore del nostro diritto dovere di cronaca, dovremmo essere tutti uniti, compatti e battaglieri nel respingerla al mittente. Ma molti si sono seduti, altri forse sono stati sedotti dalle comodità del "nuovo giornalismo". E la nostra risposta è ancora troppo debole. Tu sei brava, e forse come me sei un po´ all´ antica. Allora stai serena. Continua a fare con onestà il tuo lavoro, quello che ti faranno fare. E soprattutto, non portare a casa il tuo malessere. Aspetta che passi. The time it´s on our side cantava Mike Jagger. Non ci resta che aspettare. Perché, lo sappiamo: un´ altra televisione è possibile.

Da collega a collega,

Silvia Resta

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Un capolavoro! [SM=x44604]

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Voi gridavate cose orrende e violentissime e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne.

La situazione è grave, ma non è seria! (E.Flaiano)

"Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste....cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone, ma non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perchè il regista non crede nelle persone....io CREDO nelle persone, però non credo nella MAGGIORANZA delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza......"

Le donne ci amano per i nostri difetti. Se ne abbiamo abbastanza, ci perdonano tutto, anche la nostra intelligenza (O. Wilde)


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grande silvia, bellissima lettera [SM=x44619]
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gran bella lettera
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Le bombe di Firenze e il “fantaromanzo” di Silvia Resta
www.articolo21.org/1213/notizia/le-bombe-di-firenze-e-il-fantaromanzo-di-sil...


di Federico Orlando

Le bombe di Firenze e il “fantaromanzo” di Silvia Resta

Una signora fiorentina mi scrive: leggo cose inquietanti (le potrei leggere se già fosse passata la legge bavaglio sui giornali?) sull'inchiesta che i nostri servizi segreti starebbero conducendo su loro stessi per scoprire eventuali 007 infedeli che favorirono le stragi di Capaci e via D'Amelio: dove furono massacrati Falcone e Borsellino. In sintesi, i pubblici ministeri di Caltanissetta stanno indagando sul ruolo dei servizi nella trattativa Stato-mafia e nelle stragi. E il prefetto De Gennaro, ex capo della polizia e ora responsabile degli “apparati di informazione”, ha ordinato a sua volta un'inchiesta interna, molto ampia. Ma cosa è stata e cos'è quest'Italia? Totò Riina, si legge, aveva lanciato un segnale: “L'hanno ammazzato loro, non guardate sempre e solo a me, guardatevi dentro anche voi”.
Rispondo così alla signora: Gentile lettrice, non so molto di questi misteri. So solo che oggi è il 27 maggio. Quel giorno, nel 1993, a Firenze cominciò la stagione delle bombe, cinque morti, decine di feriti, danni incalcolabili agli Uffizi e ai Georgofili. La “stagione” sarebbe proseguita a Milano, e a Roma tra l’Arco di Giano e San Giorgio al Velabro, dove temila anni prima c'era la palude tiberina e il pastore Faustolo vi rinveniva la cesta con Romolo e Remo, appena partoriti da Rea Silvia. Cosa sapevano gli stragisti mafiosi di Velabro, Georgofili, Tempio di Vesta? Qualche mente molto più raffinata delle loro aveva valutato strategicamente luoghi simbolici da colpire, per affrettare la resa della società e dello stato, traballanti tra partiti in agonia fin dalla caduta del Muro e la tangentopoli repubblicana. Stragi sì, ma, manovalanza a parte, non mafiose: piuttosto un colpo di stato bianco, la Spectre trasferita dalla fiction alla realtà.
Ci racconta tutto la collega del Tg7 Silvia Resta, nel suo bel romanzo “La bomba di Firenze”, edizioni Infinito, con prefazione del magistrato antimafia Alfonso Sabella (p.140, euro 12). Racconta di una giornalista americana che, venuta in Italia per scrivere dell'attentato ai Georgofili, riesce a contattare un ex generale dell'antimafia: che forse aveva capito tutto, perciò era stato esonerato e pensionato, e forse le avrebbe raccontato la storia delle bombe se una telefonata intelligente non lo avesse indotto a sparire da Firenze. Forse a telefonargli non erano stati i manovali della mafia ma le menti fini della Spectre. Non gli restava che fuggire in Svizzera, coi suoi documenti, a morirvi in pace di cancro, in una clinica super-discreta.
Ma la giornalista americana (ne abbiamo conosciute, toste, della medesima pasta) lo ritrova. Ed egli accetta di darle tutta la documentazione, affinché coi suoi articoli possa sventare le nuove stragi, a lui preannunciate, e smascherare la connection politici-mafiosi-imprenditori-ecclesiastici-apparati-banche-giornali-massoni, che strangola l'Italia.
“Fantacronaca”, dice Silvia Resta del suo libro, uscito in tempo per rinfrescarci la memoria sulle bombe del maggio 1993 e successive. Ma fantacronaca non è, semmai metafora dell'Italia. E' la descrizione del golpe bianco, la conquista del potere non coi carri armati di Pinochet, ma col voto di milioni di elettori (terrorizzati dal vuoto di politica favorito proprio da chi si offre di portarli in salvo). Perciò, niente sorpresa ma brava Silvia. La sorpresa, almeno per americanofili come noi, arriva quando la giornalista Usa telefona a New York d'essere piena di documenti e rivelazioni del generale morente, pronta a scrivere tutto. Ma il direttore le risponde che s’è montata la testa, che scrivere “tutto questo” non è possibile. E alla giovane entusiasta, che nell’impresa ha perso pure l' amante fiorentino di qualche notte (un critico d’arte che s’era rivenduto gli arazzi sottratti agli Uffizi fra le bombe dei Georgofili, ma non era sfuggito alle telecamere del generale), non resta che portare il malloppo a un giovane magistrato siciliano e partire per l’India, a meditare. Meditare sull'Italia, certo, ma anche sulla sua libera America dove la stampa si autocensura, talvolta, come in Italia fa tanto spesso. E i coraggiosi debbono sempre ricominciare.

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Qualcuno entra a casa di Silvia Resta. "Signora, non chiuda gli occhi. L’hanno voluta intimidire"
di Giorgio Santelli


Ieri le sono entrati a casa. Una missione, per così dire, non facile visto il sesto piano, visti gli altri appartamenti e visto anche l’orario. Non di notte. Ad accorgersene non la scrittrice e giornalista de La7 e socia di Articolo 21 Silvia Resta ma i familiari. Accorsa dalla redazione a casa, i segni sono apparsi fin da subito inquietanti. Non è stato rubato nulla. Tre portatili, non toccati, i-pod, macchine fotografiche, oggetti di valore. Tutti al loro posto. Casa rivoltata e messaggi sparsi qua e là. Sulla sua sedia di lavoro due libri: “La grande truffa, Previti, Berlusconi e l'eredità Casati Stampa” e “IH870. Il volo spezzato. Strage di Ustica: le storie, i misteri, i depistaggi, il processo”.

Silvia è autrice de "La bomba di Firenze - Fantacronaca delle stragi del '93". Un libro uscito alla fine del 2009 per infinito editori con prefazione del magistrato antimafia Alfonso Sabella e scomparso presto dal circuito librario. Un libro che, forse, potrebbe avere qualche cosa a che vedere con questa vicenda. Infatti, tra i messaggi sparsi, anche una saponetta presa da un cassetto e messa in bella vista nel bagno di casa. Sull’etichetta l’immagine della Venere di Botticelli con sotto il luogo dove l’opera è conservata: Palazzo degli Uffizi di Firenze. Poi, sul suo letto, la locandina della presentazione del libro – presa da un cassetto in cui era stata riposta - tenutasi proprio a Firenze.

Segnali pesanti, Silvia…
Non faccio l’eroina. Ho paura, per me e per i miei familiari. Non solo sono entrati a casa mia ma a questo punto, come mi hanno detto le forze dell’ordine venute a fare i rilievi, “signora, non chiuda gli occhi. L’hanno voluta intimidire”. E ho provato a ricostruire anche altri episodi che sono accaduti in questi giorni, prima che entrassero a casa mia.

Che altro è successo?
Una decina di giorni fa mi hanno rotto il finestrino della macchina, messo per aria i documenti al suo interno. Anche in quel caso non rubarono nulla. Trovai però la mia borsa da piscina aperta con l’accappatoio che aveva le maniche legate. Ma non diedi peso alla cosa. Poi, ancora, mercoledì sera, dopo l’assemblea di Articolo 21 al Circolo di Montecitorio: all’uscita di nuovo i documenti sulla mia macchina buttati per aria. Ma, anche in quel caso ho pensato ad un atto vandalico visto che il finestrino dell’auto non era stato ancora riparato.

Ieri sera, dopo il fatto, è immediatamente arrivata la polizia, la Digos. Oggi hai formalizzato la denuncia.
La denuncia in Questura è stata formalizzata poco fa. A loro ho parlato anche del mio impegno con articolo 21. Ho raccontato quali servizi avessi fatto nell’ultimo periodo. Nessuno in particolare se non quello sulla trattativa tra mafia e Stato, che ha collegamenti con le stragi del 1993 e che venne censurato dal mio direttore. Una censura che ha avuto un risalto mediatico che, forse, potrebbe avermi esposta. Una evidenza mediatica che, si badi bene, non è voluta da me.

L’episodio, anzi, gli episodi che hanno colpito Silvia non saranno certamente legati a quanto è successo di recente anche ad articolo 21 e a Libera informazione. Però vale la pena ricordarlo visto che in questa fase Silvia Resta sta dando un importante contributo volontario all’associazione. Nell’arco di un mese e mezzo il sito di Articolo 21 e quello di Libera Informazione hanno avuto due attacchi di hacker aggio importanti e strani. Ad essere cancellati due articoli del direttore di Libera Informazione Roberto Morrione su questioni di mafia. Al posto dell’articolo un messaggio, anch’esso inquietante: un teschio.
'93"

Fonte: Articolo21.org

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Modena
Venerdì 25 giugno
Massimo Ciancimino presenta Don Vito (Feltrinelli) con Anna Petrozzi (Antimafiaduemila) e Silvia Resta (La7)
Quarant’anni di relazioni segrete, occulte e inconfessabili, tra politica e criminalità mafiosa, tra Stato e Cosa Nostra. Perno della narrazione è la vicenda di Vito Ciancimino, “don Vito da Corleone”, con un testimone d’eccezione: Massimo, il penultimo dei suoi cinque figli.



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Auguri Silvia [SM=x44624]

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CRISTINA BIANCHINO Bellezza e professionalità straordinaria...

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Auguri Silvia!!! [SM=x44624] [SM=x44639] [SM=x44619]
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