Alla donna disse: "... ma egli ti dominerà"
Mmm … non mi limito soltanto di notare il “fenomeno” Merkel, ma penso anche ad altre donne/signore prestigiose, se non anche più singolari e temerarie di lei. E la storia, sia passata che presente, ne è piena di esempi. Vedi a tutt’oggi l’intramontabile e assai potente regina Elisabetta che, alla vetusta età di 91 anni, non si sogna minimamente di ritirarsi e di cedere trono e potere al suo primogenito Carlo. È certa e indiscutibile la sua bravura e autorevolezza a reggere il regno, ma anche costei, se non fosse per le sottane e i cappellini colorati, assomiglia quasi in tutto al suo coetaneo italiano, vecchio di un anno più di lei, ossia, a Re-Napolitano il quale, probabilmente per vivere al meglio la sua ultima fase terrena, si è appena premurato di aumentarsi la scorta, e di avere altre macchine blu a disposizione sua e della moglie, nonché di continuare, con la scusante di credersi ancora l’indispensabile per l’Italia, ad intrallazzarsi degli affari italiani, quindi, di imporre veti e dettare direttive politiche economiche sociali ai governi in carica. E, logicamente, il tutto a scapito di un ulteriore onere nelle tasche dei soliti meno abbienti; al carico di quel “suo” da lui molto amato popolo sovrano, e per il quale, sempre al dire del Nostro emerito, ha tanto lavorato, ha tanto faticato, con altrettante sofferenze e sacrifici personali!
E comunque, se non si vuole eludere la realtà e vedere bene in faccia il vero, allora bisogna onestamente riconoscere che questa logica distorta di gestione del potere, vale anche in riferimento alle non poche donne, più o meno valenti, di casa nostra. Circa cioè la loro ambizione e spasmodica corsa all’esercizio di tale padronanza su tutti e in tutto.
Classico a tutt’oggi, sebbene con le dovute proporzioni, è l’esempio della pressoché ancor fanciulla Boschi che, in quanto ministra bene incollata nel suo scanno di comando, può permettersi la beffa di vestire la maschera farisaica della scandalizzata e spudoratamente difendere in Parlamento il proprio babbo. E forse, nel contempo, ancor sicura dell’influenza politica della sua carica, chiedere in privato, per vie traverse, aiuti finanziari al risanamento della banca diretta dallo stesso genitore; uno tra gli ancora impuniti responsabili – se non i loro truffati correntisti! - della bancarotta in altri istituti bancari italiani.
In apparenza insignificante, ma altrettanto significativo esempio di arroganza del potere quando incallito nelle mani di certune “famose” donne, è invece quello della Finocchiaro, la politicante già avanzata negli anni, filmata mentre, fumando come una forsennata, si fa portare dai suoi uomini di scorta il carrello di spesa dal supermercato al parcheggio della sua macchina. Oppure quando ella rilascia incautamente una spontanea dichiarazione nella quale si auto definisce ben superiore e ben più meritevole di plauso, non solo perché laureata e pure onorevole, rispetto ad altra sua omogenea figura, una Persona altrettanto Donna come lei, ma purtroppo incolta, senza titoli di merito e sempliciotta bidella.
Non meno eclatante poi, è l’esempio che proviene da un’altra notissima signora: la Lilli Gruber. La “intellettuale” dedita più al servizio di suggerire, o peggio, d’imporre l’opinabilità e le illazioni col mezzo dei media, piuttosto che il diffondere, senza la metodica cultura del sospetto, la semplice veridicità della notizia. Difatti, non è un caso che costei sia una tra le veterane più assidue a far parte del gruppo di potere globale, quanto occulto, e non meno differente della massoneria o di altre associazioni segrete. Cioè, di essere anch’essa una diretta partecipe, durante le annuali ed ermetiche riunioni della Bilderberg, di un potere deciso li a tavolino e quindi spartito alla gestione dei pochi eletti.
Sono quindi d’accordo che non esiste pertanto una qualche recondita incapacità di fondo da parte delle donne in generale, ossia, di conquistare e gestire il potere col medesimo zelo con cui lo prende e lo gestisce, sia il già conosciuto autorevole uomo, oppure sia quello ignoto ed imposto a forza dal vero burattinaio (ieri il ricco industriale Berlusconi, sostituito poi con i soloni tecnici servitori dell’alta finanza, Monti/Fornero; oggi dallo sconosciuto e ben più furbastro dulcamara Renzi).
In questo, dunque, non c’è differenza alcuna tra uomo e donna! Anzi.
Pure le donne hanno la stessa determinazione e capacità dell’uomo “forte” di cercare e di non perdere giammai il prestigio e quel potere una volta individuato, acquisito e provato.
Non per questo, però, si può disonestamente esulare dal confessare il cosiddetto “problema donna”. Esso, di fatto e da sempre esiste e resta attualmente in sospeso, apparentemente insolubile! Il punto poi, non consiste tanto in quello focalizzato negli efferati fatti di cronaca al femminicidio o alla violenza sistematica e giornaliera dell’uomo sulle donne. Questi eventi, piuttosto, sono gli effetti collaterali di una generalizzata, radicata e sottaciuta mentalità … primariamente patriarcale maschilista.
Cosicchè, in controparte alla normalità della donna ugualmente “capace” quanto l’uomo e viceversa, sussiste e continua a persistere ancora la presunta superiorità del maschio difettoso, e alla di lui somigliante feccia! Anziché la presenza della donna inferiore, esiste invece l’uomo nascosto, mimetizzato e ben definito nello utopico “superuomo” nichilista di Nietzsche, sempre guardingo ed operante al danno altrui, specie contro il suo opposto sesso. Questo uomo corrotto, misogino sessista che, giustappunto dall’altezza del suo pur basso rialzo continua a guardare e differenziare da sé la donna. Ovvero, di trovare mille e più modi di declassare la femmina credendola per davvero quel pochino inferiore a sé medesimo. Cioè, non smettere di sminuire colei che invece, e suo malgrado, è ontologicamente l’esatto suo simile; due Persone, seppure differenziate dalle reciproche specificità fisiche, psichiche eccetera, ma eguali in dignità e valore eccetera.
Essenzialmente, dunque, non esiste un vero autentico “problema donna”, se non quello inventato e creato dal maschio ancora incapace di riconoscersi per quello che di fatto è! Di abusare della donna poi, lo fa come fosse una propria naturale prerogativa, un fatto ancestrale e secondo natura. Inoltre, per l’integralista più menomato, il perseguire, o meglio, “dominare” la donna deriverebbe addirittura da un mandato divino o immaginato tale! Difatti, questa diffusa e non rara specie di fanatici malvagi, trova il giusto appiglio nella opportunistica religiosità, benanche professata dal sincretismo ateo, secondo cui pur nelle opposte diversità di credi, affermano in sostanza di concetto la medesima cosa del dio biblico. Quel Dio che disse ad Eva dopo la caduta: “ … verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà” (Gn 3, 16b).
Qui non occorre avere nozioni approfondite di teologia per accorgersi che non all’uomo, pure lui decaduto, fu rivolta questa parola e della quale egli la fece personalizzata al suo pretestuoso diritto di “dominare” l’inferiore, bensì fu indirizzata esclusivamente alla donna perché in essa parola divina trovasse il miglioramento a superarsi e a riconciliarsi col proprio simile.
Casomai ad Adamo, subito dopo la parola donata ad Eva, l’Onnisciente diede invece un’altra parola forte, circa il dolore e la fatica di vivere prima di ritornare alla polvere. E ciò affinchè, a questo uomo di perduta integrità, fosse ancora possibile ritrovare la propria originaria identità di sé stesso e verso il suo diretto consimile umano, riconosciuto tale con gioioso stupore e profonda meraviglia già dapprima di cadere nel peccato di superbia (Gn 2, 23).
Il cammino, dunque, alla naturale unità e eguaglianza tra simili, è ancora molto lungo, sia per le ancora troppe deficienze della persona uomo, quanto per le troppe deficienze della persona donna.