FEMMINE, MASCHI E TALK
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Scritto da evagiovannini il 24 ottobre 2013
LA SQUADRA DI PIAZZAPULITA
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Ho letto con grande interesse l’articolo di Costanza Rizzacasa d’Orsogna sulla (non) presenza delle donne nei talk show, e la ringrazio per averlo scritto.
Personalmente sono molto sensibile a questo argomento, pur non avendo una formazione ‘femminista’, né una militanza nei se-non-ora-quando fan club.
Tuttavia, gli autori e le autrici (anzi, l’autrice, l’unica donna, Martina Cecchi de Rossi) di Piazzapulita sanno quante volte ho rotto l’anima per cercare di fare uno sforzo in più nel dare rappresentanza al mondo femminile. Possibile che non ci siano parlamentari, professoresse, giornaliste, economiste, politologhe in grado di riempire quelle poltrone almeno in misura uguale ai loro colleghi uomini? “Ci proviamo – mi rispondono – ma non è così facile”. Nonostante ciò, in questi due anni Piazzapulita ha portato in studio e talvolta ‘lanciato’ (televisivamente) donne bravissime come Elisabetta Gualmini (presidente Istituto Cattaneo) o la costituzionalista Carla Carlassare (che siamo stati i primi ad ospitare in tv), oltre a numerose imprenditrici spesso sedute tra il pubblico a raccontare le loro storie. Troppo poco? Sì, lo penso anche io. Eppure la nostra redazione dimostra il contrario: al desk sono tutte giornaliste donne, su sette inviati, cinque sono donne e la nostra caporedattrice, Alessandra Ferrari, è una donna. Io vengo dalla “scuola santoriana” e so cosa significa dare importanza all’avvenenza, so quanto un bel volto in video (anche maschile) faccia almeno esitare il telespettatore a cambiare canale, e in tempi di guerra spietata sull’audience, dio solo sa quanto abbiamo bisogno di non perdere per strada nessuno. In più, ritengo la bellezza un valore aggiunto, e non un disvalore o un motivo che obbliga a fare il doppio dello sforzo per dimostrare che si hanno anche dei contenuti. Detto questo, faccio mea culpa, mi prendo la mia quota parte di responsabilità e dico che sì, Costanza R.d’O. ha ragione. Non si fa abbastanza. Le donne fisicamente presenti nei nostri dibattiti sono neanche un terzo degli uomini. E poco conta il fatto, a mia parziale discolpa, che su oltre venti start up conosciute al Talent Garden di Milano, solo quattro fossero fondate da donne e la ragazza che non ho fatto in tempo ad intervistare (quella nella foto a destra), la bravissima Daniela De Giorgi Petkovic, non è la Ceo della start up FacilityLife, ma una responsabile comunicazione. Potremmo interrogarci a lungo sul perché ci siano così poche ragazze tra le fondatrici di start up (l’unica azienda interamente femminile al Tag, la Digital Brand Architets, con mio grande rammarico, non è potuta comparire in video a causa di un veto della casa madre americana). Però è un fatto: l’immagine che è uscita fuori ancora una volta è quella che a fare impresa, a popolare il “giardino dei talenti”, siano tutti maschietti.
Quasi un secolo fa Virginia Woolf immaginava quanto sarebbe cambiato il ruolo delle donne se solo avessero avuto “una stanza tutta per sé”. Oggi, mi chiedo: se spostassimo l’asticella della rappresentazione femminile nel piccolo schermo, se dessimo alle donne “una poltrona tutta per sé”, non sarebbe una piccola rivoluzione? Se non ora, quando è possibile, almeno proviamoci.
@evagiovannini