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La presenza di Dio

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2020 09:44
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08/01/2019 00:31
 
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... ecco perchè c'è sempre tanto bisogno di Santi e di molti Preti!
... ecco perchè c'è sempre tanto bisogno di Santi e di molti Preti!


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MARIA amica dolcissima
prega per noi

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Mira il tuo popolo, o bella Signora,
che pien di giubilo oggi t'onora.
Anch'io festevole corro a' tuoi piè;
o Santa Vergine, prega per me!

Il pietosissimo tuo dolce cuore
esso è rifugio al peccatore.
tesori e grazie racchiude in sé;
o Santa Vergine, prega per me!

In questa misera valle infelice
tutti t'invocano soccorritrice.
Questo bel titolo conviene a te;
o Santa Vergine, prega per me!

Del vasto oceano propizia stella
ti vedo splendere sempre più bella.
Al porto guidami per Tua mercé:
o Santa Vergine, prega per me!

Pietosa mostrati con l'alma mia,
Madre dei miseri, Santa Maria.
Madre più tenera di te non v'è;
o Santa Vergine, prega per me!

A me rivolgiti con dolce viso,
Regina amabile del paradiso;
te potentissima l'Eterna fè:
o Santa Vergine, prega per me!









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08/01/2019 00:36
 
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... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!


«Se la ragione resta chiusa di fronte alla questione su Dio,
questo finirà per condurre allo scontro delle culture»

(Benedetto XVI sulla sua lezione a Ratisbona)



“Paolo predica nell'Areopago"
Raffaello Sanzio (1515) - Victoria and Albert Museum, Londra


«Non si diventa sensibili al Cristianesimo affrontando
le grandi questioni filosofiche, cosmologiche o sociali,
ma acuendo il senso della propria esistenza»

(Søren Aabye Kierkegaard)



Nel Cortile dei Gentili
(Quello in cui non cresce l'ortica!)

di Don Matteo De Meo

Il Pontefice Benedetto XVI, nel suo discusso intervento a Ratisbona, nel settembre del 2006, si chiese se fosse necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione, ponendo le condizioni di una vera e propria sfida per ritrovare un’unità del sapere come condizione di dialogo, non solo per la filosofia e la teologia, ma anche per fornire all’uomo di oggi risposte alle domande di senso e di verità che inevitabilmente e in molti modi si pone, anche in una società frammentata come la nostra. “Non abbandonare la questione su Dio dell’uomo di oggi” è propriamente la sfida contenuta nella immagine biblica del “Cortile dei Gentili”. Ovvero, bisogna ricentrare lo sguardo sul nostro umano; come una questione teorica, meramente filosofica o peggio ancora, psicologica o sociale, ma innanzitutto come un dato di esperienza. Una delle intelligenze filosoficamente più logiche della modernità, Kierkegaard, diceva: “Non si diventa sensibili al Cristianesimo affrontando le grandi questioni filosofiche, cosmologiche o sociali, ma acuendo il senso della propria esistenza” (una frase citata moltissimo da De Lubac, Il dramma dell’umanesimo ateo).
Per cui non avremo mai una comprensione adeguata e autentica del cristianesimo stesso, se non recuperiamo il fondo della questione. L’evento cristiano si riferisce all’uomo, nella sua concretezza, nella sua storicità, in tutta la verità della sua piena dimensione. Non all’uomo astratto, ma all’uomo concreto storico: l’uomo nella sua irripetibile realtà dell’essere e dell’agire, dell’intelletto e della volontà, dell’intelligenza e del cuore; l’uomo che ha una sua storia, la storia della sua vita, l’uomo che insieme a tanti bisogni di natura corporale e temporale ha un fondamentale bisogno, quello della verità. L’uomo è ricerca della verità, domanda di verità, cioè di senso ultimo dell’esistenza: perchè esisto?

Sono rimaste scolpite nella mia mente le parole di un giovane padre di famiglia che, colpito da una grave malattia, mi disse piangendo, sentendo ormai la sua morte imminente: “..io ho un infinito desiderio di vivere e di essere felice, dimmi allora...perchè devo morire?...” Qual’è allora il senso profondo del mio vivere, del mio amare, del mio soffrire, del mio nascere, del mio morire? La verità è un forte grido che l’uomo sente dentro il suo cuore, che ritrova ogni momento nel suo cuore e che lo porta già oltre sè. La domanda stessa che nasce è irresistibile, è drammatica, e costituisce il tessuto profondo della vita. L’uomo non ha bisogno di verità, è il bisogno di verità; l’uomo non ha un senso religioso ma è il suo senso religioso. L’esistenza della domanda dimostra che l’uomo non ha in sè le risorse per rispondere a questa domanda. Questa domanda lo porta oltre sè, è una “inquietudine del cuore”, come dice s. Agostino. L’uomo che si stupisce di fronte alla realtà, di fronte al suo umano seriamente considerato, riconosce originalmente il bisogno di capire da dove viene, qual’è l’origine della sua vita e dove va, qual’è il senso profondo della sua esistenza, alla luce del quale può accettare se stesso e aprire la sua esistenza all’accoglienza degli uomini e delle cose.

Ho ricevuto una lettera, in questi giorni, di un amico biologo naturalista presso il CNR. Lo invitai qualche anno fa ad un incontro su tali questioni, come uomo di scienza e non “credente”. Vi leggo, col suo permesso, alcuni stralci:

“...Carissimo io credo che la nostra desueta amicizia (non sono mai riuscito ad intrattenere un rapporto duraturo con uomini di fede dopo un pò mi hanno sempre caritatevolmente scaricato) sia per me quel “cortile dei Gentili” di cui parli nel tuo saggio. Non solo un immagine, quindi, ma una realtà, un luogo umano...! E di questo ti sono grato! ... Anch’io non condivido molto delle posizioni di quel mio collega che tu citi spesso nel tuo saggio ma in un suo scritto mi ci ritrovo molto e, in un certo senso, il suo contenuto è emblematico del nostro rapporto: “.... Sdraiato sull’erba con il mento appoggiato sulle mani, all’improvviso il bambino percepì il groviglio di gambi e radici, una foresta in miniatura, un mondo trasfigurato di formiche, coleotteri…..La microforesta d’erba parve dilatarsi e diventare tutt’uno con l’universo e con la mente. Il bambino sentì quella bellezza come un’emanazione di Dio e per questo alla fine abbraccio il sacerdozio. In un’altra epoca in un altro luogo un bambino contemplava le stelle, Orione, Cassiopea e l’Orsa maggiore,si fa commuovere dalla musica inaudita della Via Lattea, inebriare dal profumo notturno delle campanule, di un giardino africano. Il bambino sentì quella bellezza e divenne biologo. -Richard Dawkins conclude- Come mai le stesse emozioni hanno condotto il cappellano in una direzione e me in un’altra?
Non è facile rispondere alla domanda”...Quanto espresso in queste poche righe da Dawkins (in The God Delusion), mi fa riflettere sul perché e cosa muove un uomo a fare delle scelte di questo tipo. Sono poi così diverse le due scelte? Molto probabilmente il confine umano che separa un uomo di fede come te, da un uomo di scienza come me che ha continuamente a che fare con fenomeni naturali (ecologia, biologia, fisica, ecc.) è molto meno lontano di quanto si pensi. Infatti, credo che abbiamo qualcosa in comune, nonostante le apparenti differenze, un grande senso religioso.

Io ho scelto la seconda strada, ma non sono in grado di dare una risposta del perché, della mia scelta. Sicuramente a condizionare la scelta è stata soprattutto la passione per le scienze naturali, e per tutto ciò che vive, per questo “misterioso” palesarsi dell’essere. Passione che ho avuto fin da quando ero bambino, tanto da diventare il mio lavoro da adulto.
L’armonioso ordine che sprigiona la natura con i suoi fenomeni, mi rinvia ad grande sacralità di ogni forma di vita, dalla più semplice alla più complessa, e ciò mi riempie sempre di stupore... L’osservazione della natura, delle sue leggi, della sua vita, presuppone un atteggiamento profondamente religioso.

Giovanni Paolo II nella lettera enciclica circa i rapporti tra fede e ragione scriveva: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità”.

Io spesso, per lavoro devo osservare e studiare animali, dalla forma strana come ostriche, cozze, vongole, molto lontano dall’immagine stereotipata, che abbiamo degli animali; osservandoli mi meraviglio stupito, che questi sono creature che respirano, mangiano, e si riproducono. Un’analoga riflessione la faccio osservando una grande quercia, un albero da frutta, o un banale filo d’erba, che, anche se apparentemente immobili, sono vitali e pieni di energia. Tutte le forme di vita, dalla più semplice alla più complessa, sono legate da un filo comune. Vi è un ordine dietro tutto ciò, che io vedo e osservo e che mette davanti un inesplicabile mistero...

Senza dubbio l’uomo moderno, nel senso di uomo tecnologico, è sempre più distratto dal desiderio di possedere, di consumare, estendendo questo concetto anche ai rapporti umani e sociali. Possedere, manipolare, è in fondo come un allontanarsi dal dato, come un’ultima forma di superbia dell’uomo, del suo egoismo che lo rende cieco; smette di osservare e confonde il dato con le sue idee...! Ma guardando la realtà come dato, senza pretesa di possederla, (ed è quello che faccio ogni giorno nel mio laboratorio ma anche quando guardo giocare i miei figli e abbraccio mia moglie) mi chiedo da dove venga tutto ciò, ....l’essere e il suo mistero.


Sull’argomento credo che l’uomo da sempre fin dalla notte dei tempi si è interrogato. Ieri, e mi riferisco a qualche secolo addietro, l’uomo coltivava maggiormente questa riflessione. Sant’Agostino nelle sue “Confessioni” esortava gli uomini ad avere più attenzione al proprio umano <>. Oggi interrogarsi sull’uomo, sul senso del suo essere è come parlare di cose che non hanno nessun valore ed interesse, e noto con tristezza come questa distrazione dilaghi anche fra molti che si dicono credenti. Molto più interessati a ciò che sentono che a ciò che vedono. Dicono, ragionano ma hanno smesso di guardare, di osservare. Una fede che pretende di reggersi sulla forza dei ragionamenti dimenticando i fatti e l’osservazione della realtà francamente non mi interessa...è irragionevole e consentimi molto pericolosa... é irragionevole credere senza vedere ed è veramente pericolosa se non insidiosa una fede senza la ragione. E credo che sia altrettanto pericolosa una ragione che non si lasci sfidare dalla fede...
Purtroppo fino a prima di incontrarti mi avevano sempre detto che la fede è questa...e molti vivono una fede così...E sinceramente non sò come si faccia a vivere una fede così. Come può esserci una connessione fra ciò che non vedo accadere, l’esperienza, e la fede. Non si può affidare la vita a qualcosa che non c’è, il cui esserci non mi si palesa. Ma dopo quanto mi hai scritto l’ultima volta, e leggendo il tuo “Cortile dei Gentili”, le cose iniziano ad assumere un contorno diverso... Ora sto iniziando a guardare ciò che ho sempre visto...Un’altro passo dentro il Mistero?...”

Ecco questo è l’uomo del Cortile dei Gentili, l’uomo che grida al Mistero come una grande incognita ma che non smette di cercarlo e che desidera che si palesi che si faccia vedere...!
L’uomo è un uomo religioso, non semplicemente nel senso che sente la necessità di conoscere un oggetto diverso da quelli che conosce normalmente, ma nel senso che l’uomo sente il desiderio di un incontro che lo riveli a se stesso, che gli faccia capire il senso profondo della sua esistenza. L’uomo incomincia come coscienza, perchè la coscienza dell’uomo è il punto in cui questo è recepito, è raccolto, è sentito, e perciò l’uomo si dispone a vivere la grande avventura della vita. La grande avventura della vita è la conoscenza di sè. Noi crediamo al Dio di Gesù Cristo perchè è il Dio che rivela totalmente l’uomo a se stesso, Cristo rivela all’uomo tutta la verità su di lui.

E di questo noi, credenti, siamo sfidati a dar ragione percorrendo e non “dribblando” i sentieri spesso nebbiosi e fumosi del Cortile dei Gentili.


Fonte -







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08/01/2019 05:46
 
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... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!
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Re: ... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!
Bestion., 06/12/2010 23.14:



«Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono»
(1Ts 5, 21)




«E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,
noi predichiamo Cristo crocifisso,
scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani»

(1Cor 1, 22-23)



Tra sapienza
e stoltezza

di Gianfranco Ravasi

Con una tavola rotonda sul tema "Trasmettere il messaggio della Bibbia nella cultura di oggi" si è concluso sabato 4 dicembre alla Pontificia Università Urbaniana il congresso internazionale "La Sacra Scrittura nella vita e nella missione della Chiesa" dedicato all'Esortazione Apostolica Verbum Domini. La tavola rotonda è stata presieduta dal cardinale presidente del Pontificio Consiglio della Cultura che, in occasione dei lavori del congresso, ha scritto per il nostro giornale il seguente articolo. Pubblichiamo anche ampi stralci della relazione del direttore della rivista "Servizio della Parola".

La recente esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini ha un intero capitolo dedicato alla "Parola di Dio e culture". È, questa, un'ulteriore declinazione della categoria teologica centrale cristiana, quella dell'Incarnazione. Essa - afferma Benedetto XVI - "rivela anche il legame indissolubile che esiste tra la Parola divina e le parole umane, mediante le quali si comunica a noi(...) Dio non si rivela all'uomo in astratto, ma assumendo linguaggi, immagini ed espressioni legati alle diverse culture" (109).
Che la Bibbia non sia un aerolito piombato dal cielo della trascendenza, ma sia piuttosto un seme deposto nel terreno della storia è ormai un dato storico-critico e teologico rigettato solo dal fondamentalismo. Il cuore del cristianesimo è nell'Incarnazione, cioè nel Lògos eterno e infinito che s'innesta, s'intreccia e intride la sàrx, cioè la temporalità, la spazialità, l'esistenza, la cultura dell'umanità (Giovanni 1, 14). Riannodandosi a un filo tradizionale, che ebbe nell'enciclica Divino afflante Spiritu di Pio xii uno dei suoi nodi decisivi, Giovanni Paolo ii, rivolgendosi il 27 aprile 1979 alla Pontificia Commissione Biblica, affermava che ancor prima di farsi sàrx, "carne" in senso stretto, "la stessa Parola divina s'era fatta linguaggio umano, assumendo i modi di esprimersi delle diverse culture, che da Abramo al Veggente dell'Apocalisse hanno offerto al mistero adorabile dell'amore salvifico di Dio la possibilità di rendersi accessibile e comprensibile nelle varie generazioni, malgrado la molteplice diversità delle loro situazioni". Detto in termini sintetici, la Bibbia si presenta anche come un modello di inculturazione o acculturazione sia a livello linguistico, sia in ambito letterario (si pensi ai generi letterari), sia nell'orizzonte tematico e la Verbum Domini ribadisce tale aspetto. Ovviamente sono innanzitutto le culture dell'antico Vicino Oriente il referente primario, ma non è certo lieve anche l'apporto dell'ellenismo.

Molti sono convinti che Qohelet, l'autore anticotestamentario che incarna la crisi della sapienza tradizionale di Israele, abbia respirato l'atmosfera filosofica greca, in particolare quella dello stoicismo, dell'epicureismo e dello scetticismo dei secoli iv-iii antecedenti all'era cristiana. Si sono, così, infittite le analisi dei contatti tra certe affermazioni sorprendenti dell'autore biblico col pensiero greco. Un esempio per tutti. In Qohelet 1, 9 (cfr. 2, 12; 3, 15) si legge: "Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole". Ora nella Vita di Pitagora (19) di Porfirio si legge questo detto del celebre filosofo: tà ghinòmena pòte pàlin ghìnetai, nèon d'oudèn haplòs estin, "ciò che accadde un tempo di nuovo accade, niente di nuovo avviene semplicemente". Paolo Sacchi nel suo commento a Qohelet intuiva, invece, in quello scritto biblico il balenare dell'aurea mediocritas, ossia di una morale della "via di mezzo". Infatti in 7, 16-18 si legge: "Non esagerare con la giustizia, né esser troppo sapiente: perché rovinarti? Non esagerare, però, neppure con la malvagità o con la stupidità: perché morire prima del tempo?! È bene aggrapparsi a una cosa senza però staccare la mano dall'altra: chi rispetta Dio riesce in entrambe".

Certo che, se pure non è possibile ricondurre Qohelet nell'alveo del pensiero greco, è però molto probabile che il clima culturale ellenistico abbia varcato anche le frontiere abbastanza blindate del mondo giudaico-palestinese, come è attestato un secolo dopo (nel ii secolo antecedente all'era cristiana) anche da un altro sapiente biblico, il "conservatore illuminato" Ben Sira o Siracide (si legga il capitolo 38 sul medico e sulla medicina). Tuttavia, ben più intenso fu il dialogo stabilito dalla Diaspora, soprattutto alessandrina. Suggestivo è il caso del filosofo giudaico Filone ma anche quello di un libro deuterocanonico come la Sapienza, composto in un greco eccellente probabilmente ad Alessandria d'Egitto forse attorno al 30 prima dell'era cristiana.
In particolare, nei capitoli 1-5 dell'opera, brilla la tesi dell'athanasìa/aftharsìa della psychè: l'immortalità/incorruttibilità dell'anima è certamente formulata e formalizzata attraverso il ricorso al platonismo popolare, anche se il retroterra teologico e antropologico permane saldamente ancorato alla tradizione biblica. Infatti, questa immortalità beata non è tanto una conseguenza metafisica della natura dell'anima spirituale, come si ha nell'argomentazione platonica, bensì dono e grazia essendo comunione trascendente di vita con la stessa divinità. Tuttavia l'autore, che conosce anche Se- nofonte, offre un testo che è grondante di ammiccamenti alla cultura greca.

In 8, 7 introduce le quattro virtù cardinali di origine platonica (Repubblica iv, 427e-433e): temperanza, prudenza, giustizia e fortezza. In 11, 17 evoca l'àmorfos hyle, la materia informe, ispirandosi al Timeo (51A) di Platone, mentre in 11, 20 esalta l'opera divina che "tutto dispone con misura, calcolo e peso", formula riscontrabile nelle Leggi platoniche (vi, 757B). In 13, 5 si esalta la conoscenza "analogica" di Dio procedendo dal creato al Creatore secondo una modalità molto affine al De mundo dello Pseudo-Aristotele (vi, 399b, 19 e seguenti). In 8, 17-20 si adotta il "sorite", cioè il sillogismo concatenato progressivo, mentre le componenti della Sapienza divina sono modellate in 7, 17-21 sulla base della didattica scientifico-filosofica ellenistica, quasi "canonizzando" l'insegnamento delle scienze naturali impartito nel Museon di Alessandria. Nella celebrazione che l'autore fa della Sapienza divina (7, 22-24), basata su ventuno attributi, si intuiscono rimandi alla filosofia stoica, mentre nel canto intonato dagli empi nel capitolo 2 occhieggiano concezioni epicuree e persino "materialistiche" (2, 2-3).

L'antropologia a più riprese riflette echi della concezione greca classica. In 9, 15, ad esempio, si afferma che "il corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri", parole che sembrano alludere a un passo del Fedone (81C). In 8, 19-20 si mette in scena Salomone che parrebbe accogliere la tesi della preesistenza delle anime, anche se il contesto ridimensiona l'idea riconducendola a una semplice esaltazione della preminenza dell'anima sul corpo: "Ero un fanciullo di nobile natura e avevo ricevuto in sorte un'anima buona o, piuttosto, essendo buono, ero entrato in un corpo senza macchia". In 17, 11 si ricorre al concetto greco di "coscienza" (synèidesis), mentre in 14, 3 e 17, 2 si celebra la provvidenza (prónoia) divina, con tonalità stoiche, come principio che penetra e regge l'universo. In pratica, senza conoscere la cultura greca è quasi impossibile leggere con frutto questo gioiello della saggezza biblica della Diaspora.

Giungiamo, così, al contributo della cultura ellenistica nei confronti dell'esperienza cristiana. Basti solo pensare all'opera missionaria di san Paolo che ha al suo interno un vero e proprio programma di "inculturazione" teologica, elaborata attraverso una strumentazione che ricorre al contributo greco, applicata però in forma molto originale. I grandi centri di Antiochia, Efeso, Corinto e Roma costituiscono l'areopago in cui il cristianesimo, uscito dal grembo giudaico gerosolimitano, si confronta col mondo ellenistico ed entra in dibattito con esso. La sfida che già il giudaismo della Diaspora aveva dovuto raccogliere si ripropone con maggior forza e con esiti decisivi per la nuova fede cristiana ma anche per la stessa civiltà greco-romana.

Se stiamo ai rimandi diretti all'interno del Nuovo Testamento, il bilancio materiale è magro perché i testi di riferimento rimangono ovviamente sempre le Scritture ebraiche. Tre sole sono, infatti, le citazioni dirette: i Fenomeni di Arato in Atti 17, 28 ("Di Lui noi siamo stirpe"), la Taide frammento 218 di Menandro in 1 Corinzi 15, 33 ("Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi"), il frammento 1 di Epimenide di Creta in Tito 1, 12 ("I cretesi sono sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri"). In realtà la messe è ben più copiosa quando si lavora sulla filigrana dei testi neotestamentari.
Pensiamo, ad esempio, all'influenza delle speculazioni ellenistico-giudaiche circa la Sofìa e il Lògos divino all'interno della cristologia paolina e giovannea.
Il Lògos del prologo del quarto vangelo, se si àncora alla categoria biblica Davar-Parola, è però segnato da qualche ammiccamento greco a partire da Eraclito fino allo stoicismo. Pensiamo anche alla riflessione sulla preesistenza e sulla missione di Cristo (Romani 1, 3; 8, 3; Galati 4, 4; Giovanni 1, 1.14): è facile intuire in sottofondo contributi elaborati dal giudaismo che più si era aperto all'ellenismo, cioè a Filone di Alessandria e alle sue concezioni ipostatiche della Sapienza e della Parola divina (De opificio mundi 139; De confusione linguarum 146).
Ma, fuori della mediazione giudeo-ellenistica, il cristianesimo s'inoltra in prima persona nell'orizzonte culturale greco-romano. Vorremmo indicare al riguardo tre modelli. Il primo è quello "etico-filosofico" ove è d'obbligo il nesso con la filosofia stoica allora dominante, soprattutto la Nuova Stoà (basti accennare all'epistolario apocrifo tra san Paolo e Seneca). La dignità della persona, anche se femminile o servile (Galati 3, 28), la relazione intima con l'eterno (2 Corinzi 4, 17-18), il contesto globale unitario in cui l'uomo è collocato e vive (Efesini 4, 4-6), il celibato per ragioni superiori e trascendenti (1 Corinzi 7, 35), lo stesso perdono delle offese (Luca 23, 44), il bastare a se stessi col proprio impegno (Filippesi 4, 1) sono alcuni esempi di questa osmosi o almeno di contatti culturali.

C'è, poi, il modello "misterico". Si tratta di un settore ove bisogna procedere con molto rigore e cautela, considerata anche la fluidità degli stessi culti misterici. Così, sulla morte e risurrezione di Cristo è molto arduo voler scovare paralleli nella ritualità mitica dei misteri: se è certa la morte del dio (Persefone, Osiride, Adone, Attis), molto più problematica è la sua risurrezione che non è mai definita in termini netti e nitidi e soprattutto non secondo le caratteristiche di un evento storico, ma piuttosto seguendo la scansione stagionale della natura. Inoltre, spesso gli scritti misterici profani sono molto tardivi, di probabile impronta cristiana. Diverso è, invece, il caso della comunione e della partecipazione alla vicenda della divinità adorata: il linguaggio misterico potrebbe aver offerto a Paolo un supporto espressivo per la formulazione della concezione del "con-morire" e "con-risorgere" del fedele con Cristo (Romani 6, 1-5; Colossesi 2, 18). Così, la koinonìa "sacramentale" col corpo di Cristo nel pane e nel calice (1 Corinzi 10, 14-22) può aver ricevuto qualche spunto espressivo dal tema della koinonìa con la divinità nel pasto sacro presente nel culto dionisiaco.

Infine, potremo parlare di un modello "politico". Il punto di partenza è remotissimo a livello ideale rispetto alla visione cristiana ed è quello del culto ellenistico dei sovrani che approda all'"apoteosi" imperiale del i secolo. Ora, una serie di titoli come Kyrios, Theòs, Sotèr, tipici di quell'ambito, vengono riproposti - ovviamente secondo coordinate del tutto differenti - dalla cristologia soprattutto paolina che nell'uomo Gesù Cristo confessa la pienezza della divinità. La stessa categoria parousìa per indicare la futura "venuta" finale di Cristo attinge alla tipologia delle visite imperiali "graziose" (Ateneo, Deipnosofia 6, 253 c-d) e persino il termine euanghèlion appare in chiave imperiale nella famosa iscrizione di Priene.

Concludendo questa carrellata essenziale sul dialogo tra Bibbia ed ellenismo, il contrappunto proprio di ogni confronto interculturale è ben espresso da due dichiarazioni paoline che ci invitano a evitare i due estremi insiti in ogni comparazione: il fondamentalismo esclusivista e il sincretismo dissolutore dell'identità propria: "Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono/bello" (1 Tessalonicesi 5, 21); "I Greci cercano la sapienza(...) noi predichiamo Cristo crocifisso (...) stoltezza per i pagani" (1 Corinzi 1, 22-23).



Fonte -




















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08/01/2019 13:36
 
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Bestion., 08/01/2019 00.08:




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08/01/2019 13:41
 
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Bestion., 08/01/2019 00.07:




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MARIA amica dolcissima
prega per noi

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Mira il tuo popolo, o bella Signora,
che pien di giubilo oggi t'onora.
Anch'io festevole corro a' tuoi piè;
o Santa Vergine, prega per me!

Il pietosissimo tuo dolce cuore
esso è rifugio al peccatore.
tesori e grazie racchiude in sé;
o Santa Vergine, prega per me!

In questa misera valle infelice
tutti t'invocano soccorritrice.
Questo bel titolo conviene a te;
o Santa Vergine, prega per me!

Del vasto oceano propizia stella
ti vedo splendere sempre più bella.
Al porto guidami per Tua mercé:
o Santa Vergine, prega per me!

Pietosa mostrati con l'alma mia,
Madre dei miseri, Santa Maria.
Madre più tenera di te non v'è;
o Santa Vergine, prega per me!

A me rivolgiti con dolce viso,
Regina amabile del paradiso;
te potentissima l'Eterna fè:
o Santa Vergine, prega per me!









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08/01/2019 16:11
 
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... ecco perchè c'è sempre tanto bisogno di Santi e di molti Sacerdoti!
Bestion., 07/01/2019 20.23:




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MARIA amica dolcissima
prega per noi

🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡


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🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡





Andrò a vederla un dì
in cielo patria mia
andrò a veder Maria
mia gioia e mio amor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
è il grido di speranza
che infondemi costanza
nel viaggio e fra i dolor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
lasciando questo elisio
le poserò qual figlio
il capo sul suo cuor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
le andrò vicino al trono
ad ottenere in dono
un serto di splendor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì









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paul_65, 08/01/2019 06.03:

[SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] e giunto il momento di smettere [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] non mi funziona più il "tread" mi da' errore [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] beh divertitevi [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597]


[SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] ecco perché [SM=x44597] la versione desktop si e' bloccata alla pagina 256 [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] pero' la mobile funziona [SM=x44597] ho capito [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] cosi ve la portate dietro [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] che dire [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] divertitevi a morire [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597]

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non bisogna avere paura di un Popolo che non ha Potere ma di chi detiene il Potere di Quel Popolo
anche perché la MORTE non accetta una lira
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Bestion., 08/01/2019 13.41:


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[SM=x44597] [SM=x44599] [SM=x44614] [SM=x44614] [SM=x44614] ora mai bestion [SM=x44599] [SM=x44600] fare i turni al lavoro [SM=x44606] per la "busta paga" a fine mese [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] quando ti fai la doccia per lavare via il lavoro [SM=x44599] [SM=x44600] lavi via solo "sangue" [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] sangue vero bestion [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597]

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Bestion., 10/01/2019 00.40:


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MARIA amica dolcissima
prega per noi

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Andrò a vederla un dì
in cielo patria mia
andrò a veder Maria
mia gioia e mio amor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
è il grido di speranza
che infondemi costanza
nel viaggio e fra i dolor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
lasciando questo elisio
le poserò qual figlio
il capo sul suo cuor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
le andrò vicino al trono
ad ottenere in dono
un serto di splendor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì









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prega per noi

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Andrò a vederla un dì
in cielo patria mia
andrò a veder Maria
mia gioia e mio amor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
è il grido di speranza
che infondemi costanza
nel viaggio e fra i dolor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
lasciando questo elisio
le poserò qual figlio
il capo sul suo cuor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
le andrò vicino al trono
ad ottenere in dono
un serto di splendor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì









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[SM=x44607] [SM=x44600] [SM=x44599] piano piano a Me e' sempre piu' chiaro il quadretto [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44599] [SM=x44600] da solo sei solo "una serpe che insidia il calcagno" [SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44599] [SM=x44600] e' quando ti prende per manina [SM=x44597] che scatta il "gaute da suta" [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597]

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Matteo 5

10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.


[SM=x44598] [SM=x44600] [SM=x44600] [SM=x44597] e qui facciamo un po' di chiarezza [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] guardate che per "giustizia" non si intende [SM=x44599] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] la giustizia terrena [SM=x44601] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] si forse qualcuno [SM=x44599] "Giustizia = causa Sua" [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] [SM=x44603] si puo' anche essere "Perseguitati" [SM=x44599] [SM=x44599] [SM=x44599] [SM=x44600] con quello che puo' succedere in un piccolo paese [SM=x44598] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44601] [SM=x44603] che se fai il (matto) [SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44599] [SM=x44600] per il paese sei il matto del villaggio [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597]

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anche perché la MORTE non accetta una lira
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13/01/2019 05:27
 
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Re:
Matteo 5

3 «Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.

[SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44599] [SM=x44600] a Me questa da' l'impressione [SM=x44599] [SM=x44600] che si possa tradurre [SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44601] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] con "beati quelli che non sanno un cazzo" [SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597]

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13/01/2019 06:21
 
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paul_65, 13/01/2019 05.27:

Matteo 5

3 «Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.

[SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44599] [SM=x44600] a Me questa da' l'impressione [SM=x44599] [SM=x44600] che si possa tradurre [SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44601] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] con "beati quelli che non sanno un cazzo" [SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597] [SM=x44597]




[SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44599] [SM=x44600] dite quello che volete [SM=x44601] [SM=x44601] [SM=x44601] [SM=x44601] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] tutti sono il suo popolo hanno tutti una ricetta [SM=x44605] [SM=x44605] [SM=x44605] [SM=x44606] [SM=x44606] [SM=x44602] [SM=x44602] [SM=x44602] ma non per giustificare il classico popolo di ebrei [SM=x44598] [SM=x44598] [SM=x44599] ma cristiani e tutti i suoi affini e mussulmani non hanno ragione di esistere c'erano gli ebrei e hanno fatto i cristiani e per prenderli a pedate nel culo sono arrivati i mussulmani ma " e' solo Uno il Suo Popolo"


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anche perché la MORTE non accetta una lira
13/01/2019 11:41
 
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MARIA amica dolcissima
prega per noi

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Andrò a vederla un dì
in cielo patria mia
andrò a veder Maria
mia gioia e mio amor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
è il grido di speranza
che infondemi costanza
nel viaggio e fra i dolor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
lasciando questo elisio
le poserò qual figlio
il capo sul suo cuor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì

Andrò a vederla un dì
le andrò vicino al trono
ad ottenere in dono
un serto di splendor

Al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì
al ciel al ciel al ciel
andrò a vederla un dì









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