Tiziana Ferrario

nonostante l'età resta sempre molto affascinate e poi ha quel modo chic/snob di porgerti le notizie che mi fa impazzire

---

Scritto da: the.quila 22/02/2005 23.17

---

ma spiegami na roba

come fai a fargli il lifting?!?!!?

Fotoritocco:
modifico luminostà
contrasto
intensità
gamma colore
saturazione
pennello con copia colore
curva di tono
equalizzazione colori
nitidezza
metto maschera colore sulla bocca
e ricomincio da capo
ma devo imparare ad allegare le immagini ai messaggi

che bella boccuccia!!!!

213.215.144.81/public_html/articolo_index_16805.html

mi da una pagina bianca...

Resta una bellissima donna... davvero da patto col diavolo...

---

Scritto da: the.quila 28/02/2005 22.06

---

---

Scritto da: Kharim 03/03/2005 13.48
mi da una pagina bianca...

---

Lina Sotis sorride sotto il cappellone rosso, Stella Pende ha i capelli arruffati («tanto più pettinata di così non riesco»), Tiziana Ferrario è rigorosa nel leggero tailleur pantalone, Maria Luisa Agnese invece si stringe la sciarpa al collo. E Irene Bignardi, nera nei capelli e nel camicione, è ieratica come un archetipo femminile.



Donne giornaliste ieri in Campidoglio, per parlare di «Professione passione». Bersagliate dai flash mentre si baciano come alla cena fra compagne di scuola. L’occasione, due libri appena pubblicati da Franco Angeli («Donne del giornalismo italiano», il primo dizionario delle «lei» dell’informazione, e «Donne e giornalismo», ovvero le testate per le donne e fatte da donne, a partire dal Settecento).



«Scrivere, anche sui giornali di moda, è stato da sempre molla d’emancipazione per le donne», dice Ada Gigli Marchetti, docente di storia del giornalismo all’Università di Milano, promotrice dei due volumi e dell’incontro. E cita un articolo di «Grazia», datato 1946: «Non solo gli uomini hanno fatto la guerra. E noi oggi non siamo solo sorelle, spose, madri, ma compagne e amiche degli uomini. Uguali nel rischio, oltre al rischio...».


Uguali, ma con più passione, appunto. L’esordio è dell’ultima arrivata (in Protomoteca) Barbara Palombelli, che, a dibattito iniziato, calamita i fototepoter come Kidman al Festival di Venezia. «Quando ho cominciato, alle donne i direttori imponevano di dimenticare le proprie passioni. Ora è il contrario, valiamo se personalizziamo. Siamo diventate firme. Ma non contiamo un accidenti».


E allora, si sciorinano le cifre: nell’Ordine dei Giornalisti le donne sono il 30 per cento, in Lombardia arrivano al 42. Ma se si quantificano i direttori (in tv, nei quotidiani, nei periodici non femminili) la percentuale scende al due per cento. «È ora che si facciano regole per la parità di accesso alle carriere, sono stufa di contare come il grillo parlante», sbotta la Ferrario. Poi parla della Sgrena e del giornalismo di guerra, oggi più pericoloso perché «gli inviati fanno gola, rapirli significa accendere i riflettori internazionali».


Stella Pende ricorda che le corrispondenze dal fronte ora raccontano storie, mentre quando erano appannaggio degli uomini snocciolavano solo dati e battaglie. Palombelli azzarda: la pubblicità si rivolge alle donne, perché non fare un tiggì, un canale satellitare femminili? Ribatte Ferrario: «Macché spazi di nicchia, vorrei i telegiornali nazionali guidati da una donna». E in sala esplode l’applauso

grazie curt

ottimo contributo. grazie

---

Scritto da: piperitapatty 03/03/2005 14.33
Lina Sotis sorride sotto il cappellone rosso, Stella Pende ha i capelli arruffati («tanto più pettinata di così non riesco»), Tiziana Ferrario è rigorosa nel leggero tailleur pantalone, Maria Luisa Agnese invece si stringe la sciarpa al collo. E Irene Bignardi, nera nei capelli e nel camicione, è ieratica come un archetipo femminile.



Donne giornaliste ieri in Campidoglio, per parlare di «Professione passione». Bersagliate dai flash mentre si baciano come alla cena fra compagne di scuola. L’occasione, due libri appena pubblicati da Franco Angeli («Donne del giornalismo italiano», il primo dizionario delle «lei» dell’informazione, e «Donne e giornalismo», ovvero le testate per le donne e fatte da donne, a partire dal Settecento).



«Scrivere, anche sui giornali di moda, è stato da sempre molla d’emancipazione per le donne», dice Ada Gigli Marchetti, docente di storia del giornalismo all’Università di Milano, promotrice dei due volumi e dell’incontro. E cita un articolo di «Grazia», datato 1946: «Non solo gli uomini hanno fatto la guerra. E noi oggi non siamo solo sorelle, spose, madri, ma compagne e amiche degli uomini. Uguali nel rischio, oltre al rischio...».


Uguali, ma con più passione, appunto. L’esordio è dell’ultima arrivata (in Protomoteca) Barbara Palombelli, che, a dibattito iniziato, calamita i fototepoter come Kidman al Festival di Venezia. «Quando ho cominciato, alle donne i direttori imponevano di dimenticare le proprie passioni. Ora è il contrario, valiamo se personalizziamo. Siamo diventate firme. Ma non contiamo un accidenti».


E allora, si sciorinano le cifre: nell’Ordine dei Giornalisti le donne sono il 30 per cento, in Lombardia arrivano al 42. Ma se si quantificano i direttori (in tv, nei quotidiani, nei periodici non femminili) la percentuale scende al due per cento. «È ora che si facciano regole per la parità di accesso alle carriere, sono stufa di contare come il grillo parlante», sbotta la Ferrario. Poi parla della Sgrena e del giornalismo di guerra, oggi più pericoloso perché «gli inviati fanno gola, rapirli significa accendere i riflettori internazionali».


Stella Pende ricorda che le corrispondenze dal fronte ora raccontano storie, mentre quando erano appannaggio degli uomini snocciolavano solo dati e battaglie. Palombelli azzarda: la pubblicità si rivolge alle donne, perché non fare un tiggì, un canale satellitare femminili? Ribatte Ferrario: «Macché spazi di nicchia, vorrei i telegiornali nazionali guidati da una donna». E in sala esplode l’applauso

grazie curt

---

Oggi alla conduzione del Tg1....

Nessuno ha nuove caps di questa settimana?

[Modificato da fankazzista 09/03/2005 16.35]